Il Dalai Lama è ottimista anche nel mezzo della pandemia di Coronavirus: le persone si stanno aiutando e se sette miliardi di persone sulla Terra sviluppassero un senso di unità, ecco che il mondo potrebbe risolvere anche altri problemi, come il cambiamento climatico. Il Dalai Lama lo ha detto in una intervista in video conferenza con Justin Rowlatt della BBC, che già aveva incontrato il leader del buddismo tibetano, il quale gli aveva dato un buffetto sulla guancia.
Gesto di simpatia e affabilità, confermate dal Dalai Lama anche nella disponibilità a modificare l’orario iniziale dell’intervista, che in Inghilterra sarebbe stata in piena notte. Ecco dunque il dialogo fra un uomo negli uffici BBC a Londra e un altro in un palazzo a Dharamshala, in India, ai piedi dell’Himalaya e circondato da monaci. Il leader buddista ne parla come un luogo eccellente per trascorrere la quarantena: “Abbiamo aria e acqua fresche”.
Il meglio della pandemia di Coronavirus è però vedere quante persone aiutino gli altri, rivelando il valore profondo della compassione, spesso dimenticato ma che viene spontaneo quando si vedono soffrire altre persone. Il consiglio del Dalai Lama a chi è ansioso o ha paura è dunque quello di non preoccuparsi troppo, ma di impegnarsi ciascuno a fare quello che si può per migliorare la situazione, o di accettarla per quello che è, se altro non si può fare.
DALAI LAMA: CAMBIAMENTI CLIMATICI ED EDUCAZIONE
Il Dalai Lama, quasi 85 anni, esorta alla collaborazione fra generazioni: “I giovani hanno più forze mentali e fisiche, possono creare un mondo migliore, mentre gli anziani possono dare consigli con la loro esperienza e la calma”. Una sfida che sta molto a cuore al Lama è quella dei cambiamenti climatici: nato in un piccolo villaggio del Tibet nel 1935, riconosciuto a due anni come reincarnazione del precedente Dalai Lama, per molti anni ha vissuto considerando la natura come qualcosa di garantito (“potevamo bere da ogni ruscello”).
Solo iniziando a girare per il mondo ha capito i problemi, che nota anche stando a Dharamshala, dove nevica sempre meno: “Dobbiamo prendere molto seriamente il riscaldamento globale“, investendo nell’energia solare ed eolica e soprattutto riconoscendo che siamo tutti parte di una comunità. “Non importa quanto è ricca la tua famiglia, senza una comunità non puoi vivere. Abbiamo bisogno un senso di unità di tutta l’umanità“.
Questa potrebbe essere l’eredità positiva del Coronavirus, a patto di agire in fretta. Un altro fattore decisivo per il futuro dell’umanità è l’educazione: “Tutti dovrebbero stare più attenti a come gestire e trasformare le emozioni e questo aspetto di una pace mentale dovrebbe fare parte del’educazione, non della religione”.
DALAI LAMA: IL FUTURO E LA REINCARNAZIONE
Il giornalista chiede poi al Dalai Lama cosa pensa della sua morte e se sarà possibile una nuova reincarnazione. Cosa accadrà alla morte del Dalai Lama sarà fondamentale per il futuro del buddismo tibetano e del movimento per la liberazione del Tibet, che è occupato militarmente dalla Cina fin dal 1950. Molti tibetani combattono con forza questa occupazione che ritengono illegale e il Dalai Lama è il loro punto di riferimento, in quanto leader spirituale del Tibet.
Il Dalai Lama ribadisce però un concetto che ha già espresso in passato (anche in una intervista di decenni fa ad Oriana Fallaci), cioè che la sua morte potrebbe anche porre fine alla tradizione dei Dalai Lama. Toccherà ai buddisti himalayani di Tibet e Mongolia stabilire se il 14° Dalai Lama si reincarnerà in qualcun altro dopo la sua morte, oppure se sarà l’ultimo.
L’attuale Dalai Lama nel 1995 ha identificato un bambino come la reincarnazione del Panchen Lama, il secondo per importanza: dovrebbe dunque essere lui a occuparsi della ricerca della prossima reincarnazione del Dalai Lama, il quale però garantisce che questo tema non gli interessa. L’unica cosa che auspica per l’ultima parte della sua vita è di poter dare un contributo al bene dell’umanità fino agli ultimi giorni: “Poi fine”. E con questo, finisce anche l’intervista…