IL CASO ENI-AMARA TOCCA MASSIMO D’ALEMA?
Dopo le mascherine e le armi in Colombia, Massimo D’Alema si ritrova nuovamente nel “calderone” di indagini circa il suo presunto coinvolgimento nel maxi caso Amara-Eni. Secondo un’inchiesta giornalistica pubblicata ieri da “Domani”, l’ex supertest nel processo Eni avrebbe tirato in ballo l’ex socio in affari del fondatore di Articolo Uno. Sentito dallo stesso quotidiano, l’intervista fatta da D’Alema ha creato scalpore per il livello di scontro palpabile nelle risposte cariche di epiteti poco ripetibili al giornalista Emiliano Fittipaldi.
Ma facciamo un po’ di ordine e proviamo a capire cosa c’entrerebbe Massimo D’Alema nei famosi “verbali di Amara”, quegli stessi per cui è in atto il processo a Brescia all’ex Csm Pieracamillo Davigo. In sostanza, secondo quanto rivelato dal “Domani”, l’Eni nel 2019 avrebbe transito con la Blue Power del manager pugliese Francesco Nettis una somma record da 35 milioni di euro. L’accordo – poi finito male – prevedeva un nuovo brevetto per il trasporto del gas in Italia: la vicenda è finita nei verbali di tre Procure in quanto Piero Amara nei suoi verbali di interrogatorio avrebbe riferito «Incontrai D’Alema alla fondazione Italianieuropei»; non solo, l’ex socio Nettis avrebbe poi investito nei vigneti di D’Alema oltre 500 mila euro. Cifre, presunti coinvolgimenti e accuse: al centro ancora una volta è Massimo D’Alema, il quale per tutti questi motivi è stato sentito dall’autore dell’inchiesta (assieme a Giovanni Tizian), ovvero Emiliano Fittipaldi.
INTERVISTA CHOC DI D’ALEMA A FITTIPALDI (DOMANI): “VOI RACCATTATE ME*DA
«La prima telefonata è nei limiti della cordialità, la seconda meno», scriveva ieri il quotidiano fondato da Carlo De Benedetti. D’Alema rifiuta tutte le accuse, spiegando di non aver preso parte attiva nel contenzioso tra Eni e Blue Power, contestando anche il fatto che Nettis sia socio della società del vino dello stesso ex Pd e Pds.
In merito al presunto legame con la Blue Power e con Piero Amara, D’Alema si fa netto: «Lo conosco Casali, ma con Nettis non c’entra nulla. Amara poi presso la fondazione non ha mai messo piede. Non ho mai avuto incontri con lui, mai discusso di questa questione, sarebbe stata la persona meno indicata per fare una cosa così. Sono curioso di vedere il suo articolo, che darò al mio avvocato», replica D’Alema a Fittipaldi. Poi il dialogo si fa molto più aspro, con la seconda telefonata che degenera subito dal momento che Massimo D’Alema contesta – con dati – le accuse rivolte sul suo conto. «Ho fatto il suo lavoro, quello che dovrebbe fare lei. Ho parlato con tutti i protagonisti, anche con il mio avvocato: mi sono un po’ rotto i coglioni. Un concetto generale. Siccome abbiamo da fare con i vari Belpietro, la metto nella lista. Allora, Nettis quando uscì dalla Madeleine fu liquidato e ha avuto un po’ più di quanto aveva messo, perché la società fu rivalutata. Abbiamo tutta la documentazione, i riscontri, potrei persino mandarle le fotocopie, ma non le mando un cazzo», attacca durissimo D’Alema, annunciando querela contro Fittipaldi e il “Domani” assieme all’Eni, «la tesi che lei ha sostenuto prima al telefono, che Nettis mi avrebbe dato mezzo milione in cambio della mia mediazione con Eni è una cazzata priva di qualsiasi fondamento». D’Alema monta su tutte le furie e accusa Fittipaldi di non fare bene il suo lavoro: «lei raccatta merda di mestiere. Noi siamo pronti, Nettis, Eni e io, a farle causa, il suo padrone i soldi li ha, lui sì veramente, e so bene come li ha fatti e quindi è in grado di ripagarci. Arrivederci». Al contestare di Fittipaldi in merito all’aver semplicemente posto delle domande, la “sentenza” di “Baffino” è perentoria: «queste non sono domande. Se lei fosse un giornalista avrebbe fatto il lavoro che ho fatto io, ho messo insieme informazioni esatte, precise. Io ho fatto il direttore di un grande giornale, dove uno come lei non l’avrei assunto. Noi cercavamo di non raccattare merda». Non resta dunque che capire – e lo faranno le Procure che già indagano – se i dati portati da D’Alema siano realmente in grado di smontare la tesi del “Domani”, o meglio se le accuse lanciate da Amara possano realmente avere un fondamento o meno per una presunta responsabilità penale di Massimo D’Alema.