“DRAGHI? RISCHI SPIRITO ANTI-DEMOCRATICO”

«Draghi è stato chiamato ad affrontare un’emergenza. Lo fa certamente con autorevolezza e competenza. Ma quello che io trovo davvero impressionante è il “draghismo”, e cioè che uno stato di eccezione venga eletto a nuovo modello democratico»: Massimo D’Alema conferma e rilancia la sua persona idiosincrasia alla permanenza di Mario Draghi, tanto a Palazzo Chigi quanto al Quirinale.



Pur riconoscendone la competenza e l’autorevolezza, il fondatore di Articolo 1 – che di recente ha manifestato l’esigenza di rientrare con la truppa di sinistra all’interno del Pd di Letta (frenato però da Bersani, ancora incerto sull’opportunità) – ritiene necessario trovare altre soluzioni per Quirinale e Governo nei prossimi mesi. Nella lunga intervista a “Il Manifesto” D’Alema spiega «Sui grandi giornali ho letto cose inquietanti che mi sono appuntato, tipo “finalmente abbiamo un premier di cui non si sa per chi vota, dunque non può perdere le elezioni amministrative”. Vorrei che mi si indicasse un paese democratico al mondo in cui non si sa per chi vota il capo del governo. Altra frase inquietante: “Bisogna fare in modo che Draghi resti a palazzo Chigi a prescindere da quale sarà il risultato delle prossime elezioni”. Se il messaggio è questo come si fa a chiedere alle persone di andare a votare?». Contesta chi sostiene di “forzare” le regole democratiche per garantirsi la permanenza di Mario Draghi il più a lungo possibile, «L’apice si è raggiunto quando si è scritto che il problema non è quello che pensa il Parlamento bensì quello che vuole Goldman Sachs a proposito della collocazione futura del presidente Draghi. È umiliante per il nostro paese».



D’ALEMA, IL COVID E LA SINISTRA MONDIALE

Secondo D’Alema lanciare attese messianiche su una sola persona, su un solo politico, è tanto sbagliato quanto pericoloso: «Draghi vittima di questo meccanismo? Penso che questa ondata lo danneggi». Anche per questo motivo, sul fronte Quirinale la “previsione” dell’ex Premier ed ex Ds è tutt’altro che ‘timida’ come richiesta: «serve un’intesa tra le forze politiche, altrimenti si rischia il caos. Il centrosinistra in passato, pur avendo la maggioranza dei grandi elettori, ma non ne ha mai abusato proponendo figure che non dividevano il paese, come Ciampi, Napolitano e Mattarella. Oggi nessuno ha la forza di governare il processo. Sarebbe importante che le forze politiche si vincolassero ad avanzare ipotesi di candidature femminili». Per D’Alema l’unica agenda politica sensata – anche se da lui avversata e ritenuta dannosa – è quella di Giorgia Meloni: «eleggere il premier con buona pace del folle tentativo di Berlusconi di assaltare il Quirinale. Così si pagherebbe un ticket di legittimazione agli occhi dell’establishment internazionale per poi andare subito alle elezioni con questa legge elettorale». Il resto per il fondatore di Articolo 1 è completamente «confuso» come scenario e come trame interne alle varie forze politiche, il che conferma quella “crisi della democrazia” in più passaggi del’intervista al “Manifesto” richiamati da Massimo D’Alema. Specie quando ricorda come l’unico modo per uscire dalla pandemia ad oggi è “seguire la sinistra” e la collaborazione con la Cina, in rotta con il passato considerato “neoliberista”: «Il quadro internazionale è incerto ma aperto. I democratici americani e la socialdemocrazia tedesca sono al governo. C’è un tentativo di rilancio neokeynesiano, la ripresa è improntata al protagonismo delle politiche pubbliche in una misura che non vedevamo da oltre trent’anni […] Next Generation Eu non è solo un piano espansivo, ma anche un programma volto a garantire una riconversione ecologica e la riduzione delle diseguaglianze sociali. C’è dunque una potenzialità».

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