Dali sarà la città di partenza della quinta tappa di Pechino Express 2020: una città posta nella provincia dello Yunnan [‘A sud delle nuvole’, ndr] e celebre per il suo artigianato, oltre che per i mercati locali. L’importanza della location si intuisce anche dal fatto che è il capoluogo della prefettura omonima, così come dalla decisione del missionario francese Pierre Jean Marie Delavay di descrivere in modo dettagliato le bellezze di questo territorio ricco di flora e fauna. Dal punto di vista storico, Dali viene incoronata capitale dal VIII al IX secolo durante il regno di Nanzhao, una dinastia di origine Bai, e nel periodo successivo, quando il regno assume il nome della stessa città. Nel 751 d.C. infatti i Bai mettono in ginocchio l’imperatore Tang grazie alla battaglia di Xiaguan e tre anni dopo ottengono una nuova vittoria nello scontro con l’esercito imperiale, riuscendo ad espandersi in Birmania e in Cina. Nel’829 d.C. invece la città finisce sotto il dominio della città di Chengdu, anche se si dovrà attendere il 902 d.C. perchè la dinastia Nanzhao venga detronizzata. Negli anni successivi i Bai vedranno il loro potere affievolirsi sempre di più, dando modo a Duan Siping di assumere il potere nel 937 d.C., anno in cui verrà fondato il regno di Dali. La sconfitta definitiva avverrà tuttavia con l’arrivo dei Mongoli, che riusciranno a distruggere il regno nel 1273.



Dali, un centro nevralgico della Cina

La città di Dali è un importante centro nevralgico della Cina, soprattutto per raggiungere la più rinomata Lijiang, una delle mete più gettonate dai turisti. I viaggiatori si soffermano a lungo anche a Dali, rendendo possibile una continua trasformazione del territorio dal punto di vista commerciale. E’ facile infatti che alcune strutture alberghiere vengano trasformate in altre attività ricreative o che scompaiano del tutto. Il fascino della città permane tuttavia soprattutto nelle vie secondarie, dove è frequente trovare una diminuzione del traffico di turisti, e che permettono l’accesso al Dali Bai Autonomus Museum, piccolo e prezioso per i reperti raccolti. Fra i siti di interesse troviamo inoltre le tre pagode del Chongsheng Temple, mentre a sud della città è possibile visitare la Yi Ta, la Pagoda Singola. Spesso è possibile incontrare anche coppie di sposi cinesi e ammirare in particolare l’abito tradizionale rosso in dotazione alle sposine. Il motivo? Le bellezze di un paesaggio senza tempo che nasce sulle rive del lago Erhai e regala un panorama mozzafiato grazie ai Monti Cangshanhe, le cui vette raggiungono i 4.122 metri.



Clima mite a 2mila metri dal mare

Il clima mite di Dali lascia intuire quanto questa città riesca a contrastare l’altitudine di 2 mila metri circa. Ed è qui che vive ancora la minoranza Bai, una delle più numerose nello Yunnan e in Cina in generale. Maestri nella lavorazione dell’argento e dei marmi, così come nella realizzazione di preziose decorazioni. La popolazione locale vive in case per lo più bianche su cui troneggiano dei dipinti creati sulle mura esterne. La bellezza del posto è messa in risalto soprattutto dalla città vecchia, dove alte mura proteggono le due strade principali. Queste ultime sono spesso molto affollate e piene di negozi proprio per l’intensa attività turistica, affascinanti anche per la presenza di artigiani che lavorano il tessuto Batik. Una mansione che affonda le sue radici nell’antichità e che ancora oggi vede le donne come veri e propri pilastri. A differenza della minoranza Miao, in cui si usa la cera per proteggere il tessuto durante la colorazione, le donne Bai preferiscono cucire le stoffe in modo da creare un disegno in grado di non assorbire il colore.

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