Dalila Di Lazzaro è stata ospitata a Verissimo da Silvia Toffanin, con la quale ha parlato della sua difficile infanzia, che l’ha segnata rendendola la combattente che è oggi. Come ha più volte raccontato, infatti, fu vittima di violenza sessuale quando aveva poco più di 5 anni. “La violenza è una cosa orrenda e quando hai quell’età lì è una cosa terribile. Devo dire che non ho potuto nemmeno avere al mio fianco mia mamma o il mio babbo per raccontaglielo perché erano molto poco presenti visto che avevano un albergo”.



“D’estate”, ricorda a fatica Dalila Di Lazzaro, “mi misero in una casa in campagna pensando che stavo tranquilla, ma purtroppo c’erano due ragazzi, uno di 15 e l’altro di 20 anni, che hanno abusato di me. Durò per due mesi, finché la mamma dei ragazzi si è accorta che c’era qualcosa che non andava, li ha picchiati di brutto e mi ha fatto dormire sempre con lei. Mi svegliavano in piena notte, avevano una cane molto grosso e mi dicevano di stare zitta perché sennò mi sbranava, poi le peggio cose”. Dalila Di Lazzaro racconta anche che venne raccontato a sua madre, dalla tata con la quale si confessò, ma “mio padre era un ex pugile e non l’ha mia saputo, perché li avrebbe ammazzati“.



Dalila Di Lazzaro: “A 17 anni mi sequestrarono e torturarono”

“A 17 anni“, racconta ancora Dalila Di Lazzaro, “dopo che mi ero sposata e avevo avuto un figlio lavoravo, facevo la modella. Vidi un uomo sui 40 anni che mi guardava e mi dava quasi fastidio. Un giorno andai al bar e mi venne dietro, mi disse che era di una grande azienda e che mi voleva avere come modella, mi offrì una bella cifra e ci scambiammo i numeri. L’istinto era quello di non andarci e venne fuori che era una maniaco scappato da un manicomio, era uno fuori di testa. Negli occhi si vedeva qualcosa di folle.



“Fui sequestrata per 4 giorni in una casa abbandonata”, racconta ancora Dalila Di Lazzaro, “avevo la paura di morire perché mi faceva di tutto. Mi ha torturata, tagliata, picchiata, fatto qualsiasi cosa. Poi una volta che mi sono liberata l’ho denunciata, ma il capo della polizia provò a violentarmi in caserma. Mi fece delle avance, gli diedi uno schiaffo e scappai, ero in condizioni pessime, piena di ematomi e tagli”. Una situazione compilata che lasciò in Dalila Di Lazzaro dei segni indelebili, fino a quando “incontrai un grande uomo, un professore di psichiatria infantile, lo fermai e gli chiesi aiuto perché mi sembrava di impazzire. Mi fece andare a Padova e mi portava a fare delle escursioni e mi aiutò tanto”.