Nina Bahinskaya è una signora di 73 anni, diventata il nuovo simbolo delle proteste in Bielorussia. Ci sono alcune sue foto sulla Rete che sono esemplificative della forza di una persona anziana davanti alla brutalità della polizia: Nina, con una bandiera bielorussa in mano, circondata da giganteschi poliziotti con il volto coperto da passamontagna, come se avessero a che fare con il peggiore dei terroristi. “Nina Bahinskaya è stata rilasciata immediatamente senza neanche portarla in carcere” racconta il nostro contatto in Bielorussia, che avevamo già intervistato, oggi tornata in Italia dal marito dove, ci dice, “mi sento molto più tranquilla”, ma chiede ancora di mantenere l’anonimato. “È una attivista sin dal 1998, dice di aver pagato nel corso degli anni più di 16mila dollari di multe in seguito agli arresti ma non vuole che nessuno la aiuti economicamente, dice che è la sua scelta di vita e la sua croce che deve portare lei da sola per il bene del suo popolo”. Ancora una volta, come ai tempi di Solidarnosc in Polonia, dai paesi dell’Europa orientale ci viene una grande lezione di popolo, di solidarietà, di umanità che non teme la repressione: “La gente ha tradotto in russo il vecchio canto di Solidarnosc Le Mura e lo canta durante le manifestazioni” confida la nostra amica bielorussa.



Le manifestazioni si tengono soltanto nei weekend, soprattutto di domenica. Come mai?

Ovviamente perché è il giorno in cui la gente non lavora, ma stanno accadendo episodi interessanti. Dal lunedì al venerdì è nata quella che, scherzando, chiamiamo “guerra partigiana”: gente che si trova per strada a gruppetti nei vari quartieri di Minsk a fare concertini, a bere tè, a mangiare una torta. Sono come dei presidi di libertà, di unione popolare.



E poi la domenica tutti in strada. Si parla di centinaia di arresti nelle ultime manifestazioni, ma queste persone sono detenute? Che sorte subiscono?

Alcuni vengono rilasciati subito, altri detenuti per un paio di giorni, non si capisce che criterio applichi la polizia. Forse detengono quelli che erano già stati arrestati in precedenza. Queste persone vengono processate e rilasciate dietro pagamento di una multa: lo scopo principale è spaventarli con minacce più gravi perché non tornino a manifestare.

Ci racconta chi è questa signora di 73 anni, Nina Bahinskaya, la cui foto mentre viene arrestata ha fatto il giro della Rete?



Non è un personaggio politico appartenente a qualche gruppo politico. È una donna che sin dai tempi dell’Unione Sovietica manifesta per la libertà del nostro paese. È stata arrestata un numero incredibile di volte, ma sempre rilasciata, anche in questo caso. Lei non vuole sostegno economico per pagare le multe, dice che ha scelto di vivere così ed è la sua croce da portare per il bene del suo popolo.

Le sue parole riportano ai tempi di Solidarnosc, in Polonia, quando un popolo intero riuscì a sconfiggere il regime.

Sì, è vero, però in Polonia c’era un forte sostegno da parte della Chiesa a chi protestava, cosa che non sta accadendo in Bielorussia. Una delle canzoni che si cantano in strada durante le manifestazioni è Le Mura, un canto di Solidarnosc tradotto adesso in russo.

Nonostante gli arresti sembra che il governo non stia usando il pugno di ferro, perché spera che le manifestazioni si esauriscano da sole. È così?

Per adesso direi di sì, sperano che le manifestazioni finiscano da sole. Quando arrestano le persone, prendono le loro impronte digitali, fanno di tutto per spaventarli e non farli più uscire per le strade a manifestare, sperano che queste proteste man mano finiscano.

Un’altra curiosità: perché il maggior numero di persone che manifesta sono donne?

Perché con le donne la polizia è meno cattiva. C’è comunque da aver paura lo stesso, perché quando ci sono le proteste di domenica ci sono famiglie intere con i figli. La polizia li filma, poi si presenta nelle loro case e se scoprono che hanno portato un bambino minorenne in manifestazione il tribunale dei minori li può portare via alla famiglia. Cercano di inventarsi di tutto per spegnere queste proteste.

Come cittadina bielorussa quali speranze nutre per il suo paese?

Andare avanti così, a lungo, non si può, anche se noi diciamo sempre che la speranza è l’ultima a morire. Ma non si può governare in queste condizioni. In alcune fabbriche si verificano incidenti, e non si capisce se causate da motivi tecnici o creati apposta dagli operai. La gente non è affatto contenta. Lukashenko è andato da Putin per chiedergli soldi e sostegno, ma dall’incontro non ha ottenuto molto. Speriamo in bene.

(Paolo Vites)