Budapest ’56? Praga ’68? Crimea 2014? È questo il quadro che sembra prospettarsi per Minsk, capitale della Bielorussia. Truppe di Mosca si trovano già ai confini occidentali tra il paese e la Polonia (dove sono collocate stabilmente per via della strettissima alleanza con la Russia, ndr) con la scusa di esercitazioni militari, proprio come successo in Ucraina quando venne invasa pochi anni fa, ci ha detto un nostro contatto in Bielorussia che deve mantenere l’anonimato. La donna ci ha detto di essere scappata da Minsk proprio la mattina, per paura di una repressione sanguinosa in arrivo. Intanto la leader dell’opposizione al presidente-dittatore Aleksander Lukashenko, Svetlana Tikhanovskaya, fuggita in Lituania, ha chiesto che si apra un fronte di dialogo per arrivare a un consiglio di transizione in modo da evitare lo scontro. Una telefonata personale di Angela Merkel a Putin che chiedeva di evitare spargimenti di sangue è stata respinta con un categorico “ogni tentativo di interferire nella situazione interna della Bielorussia è inaccettabile”. Ma l’Europa è andata oltre dichiarando di non riconoscere i risultati del voto. Secondo la nostra fonte se i russi entreranno in Bielorussia, il popolo si darà alla guerra armata.
È stata convocata la prima riunione del Consiglio di coordinamento dell’opposizione bielorussa mentre il presidente Lukashenko ha parlato di nuove elezioni, ma solo dopo una riforma della Costituzione. Come è la situazione a Minsk?
La situazione è ferma, non sappiamo cosa stia succedendo dopo le grandi manifestazioni dei giorni scorsi. So che se ne stanno preparando altre, ma io sono andata via da Minsk per paura che la situazione trascenda. Speriamo che l’opposizione riesca a ottenere dei risultati, nessuno crede alle promesse di Lukashenko.
La cancelliera Merkel e il presidente Macron hanno parlato con Putin, che ha risposto di non interferire con quanto sta succedendo.
È una questione difficile, si vedono già mezzi militari russi ai confini con la Polonia, dicono che siano esercitazioni. Noi temiamo che intervengano, però speriamo di no, speriamo siano solo minacce propagandistiche.
Sembra si ripeta quanto successo in Ucraina.
È una situazione strana, siamo tutti in attesa. Questo silenzio dopo tre giorni di violenze sui manifestanti è inquietante, stiamo cercando di capire come stiano davvero le cose.
In caso di intervento militare russo come pensa reagirà il popolo?
Se le forze militari russe intervengono il popolo bielorusso farà la guerra partigiana. I bielorussi in maggior parte vogliono rimanere uno Stato indipendente, il 70% circa del popolo vuole questo, e difenderanno il paese anche con le armi.
Da quando è caduto il Muro di Berlino come sono stati i rapporti con la Russia?
Tra i due popoli c’è sempre stato un buon rapporto, di amicizia, di tranquillità. La Bielorussia è molto dipendente dalla Russia, ci vendono gas e petrolio a prezzi molto bassi e il nostro mercato principale di esportazione è quello russo.
Lituania e Polonia però vi sono molto amici, hanno accolto la leader dell’opposizione.
Certo, siamo stati un solo popolo e un solo paese per diversi secoli prima dell’invasione russa della fine del 500.
Potrebbero intervenire militarmente in vostro aiuto?
Non penso, questo non lo credo proprio.
Quale scenario si augura?
Lo scenario migliore sarebbe che la Russia decida di permetterci di cambiare il governo e poi trovare un accordo con un nuovo presidente. È quello che vorremmo, l’unica soluzione pacifica che ci possa essere, ma adesso dipende tutto da Mosca.
L’Unione Europea ha dichiarato ufficialmente di non riconoscere i risultati delle elezioni, pensa che se la crisi peggiorerà l’Europa vi sosterrà in modo ancor più decisivo?
Magari. Ma non credo che l’Europa si muoverà più di tanto, non credo che l’Europa si possa muovere in nostro aiuto a parte queste dichiarazioni che lasciano il tempo che trovano.
(Paolo Vites)