Caro direttore,
la curva dei contagi aumenta. La Francia ha annunciato il coprifuoco. I medici hanno trovato un sistema di cura abbastanza efficace, finora in Italia il ricorso alla terapia intensiva è stato abbastanza limitato ma siamo solo all’inizio della stagione fredda.
Se l’esperienza della Cina può esserci di aiuto, essa ci dice che il picco dell’infezione potrebbe arrivare a gennaio-febbraio, specie se non si prendono misure di prevenzione adeguate. L’infezione infatti probabilmente cominciò di questi tempi l’anno scorso e per mesi fu totalmente trascurata.
Le ragioni di una chiusura drastica, preventiva potrebbero effettivamente esserci. Se così fosse, l’Italia che non muore di Covid muore di crisi economica. Immodestamente, dall’inizio della malattia, da fine gennaio di quest’anno, da queste pagine abbiamo lanciato l’allarme economico.
Il problema vero è che la pestilenza (chiamiamola col suo nome) attacca un corpo come quello italiano già mortalmente indebolito, quindi il governo avrebbe dovuto da subito, da gennaio, pensare a un piano di rilancio economico.
Nove mesi dopo tale piano non c’è. Sono sì stati distribuiti soldi a pioggia a disoccupati effettivi o potenziali, con la cassa integrazione, ed è stata rinviata la crisi sociale immediata, ma questo certo non basta. I cento miliardi di euro in più di deficit di quest’anno sono spariti nel nulla, non si vedono oggi nel paese. Alla fine di quest’anno l’Italia potrebbe avere un deficit sul Pil del 200% come il Giappone, senza essere il Giappone.
Il Giappone ha una ferrovia superveloce, infrastrutture che permettono di spostarsi velocemente e comodamente per l’arcipelago e per la megalopoli di Tokyo con efficienza. L’Italia invece ha solo la ferrovia veloce Roma-Milano e Roma ha appena due line di metropolitane e mezza che ormai funzionano a singhiozzo.
Ancora. Alla fine di quest’anno il Pil della Corea del Sud supererà quello italiano, pur con una popolazione di circa 10 milioni in meno. Circa 70 anni fa, alla fine della guerra, la Sud Corea era tra i paesi più poveri al mondo, 60 anni fa invece l’Italia era la patria del “miracolo italiano”.
Chiedersi cosa è successo è giusto, ma è più urgente chiedersi cosa sta succedendo. Ed è questo: il governo non ha preso alcuna iniziativa di medio-lungo termine sull’economia, non sa ancora se prendere o meno i soldi del Mes, non ci sono piani per ricevere il Recovery Fund. Quindi in sostanza l’Italia è oggi di fronte all’orribile alternativa di morire di Covid o di collasso economico.
Tale questione è stata nascosta da mesi dietro un fantasma allo stesso tempo reale e immateriale, il dibattito sul fatto che non si può fare vincere questa destra. Certo, una destra come questa Lega con ombre putiniane e colorature estremistiche giustifica e sdogana destre europee in odore di neonazismo.
La storia di cento anni fa ci dice cosa portò al mondo l’arrivo al potere dei fascisti in Italia. L’Europa e l’America non la vuole, troppo pericoloso a livello globale, specie mentre si staglia sempre più reale una seconda Guerra fredda con la Cina. Meno rischioso lasciare deperire di consunzione l’Italia, che nella sua incapacità di pensare e decidere è al collasso politico.
Così la verità è che questa seconda crisi Covid, affrontata con la stessa impreparazione della prima, stroncherà il paese come e peggio di una guerra.
La speranza teorica è che il governo attuale si metta oggi a fare tutto quello che non ha fatto e non ha saputo fare finora. Realisticamente è improbabile, anche perché gli manca fiducia interna e internazionale. Chi potrebbe credere a questo governo oggi dopo che ha fallito ogni tipo di occasione interna e internazionale negli ultimi due anni (visto che la compagine principale dei due esecutivi è immutata)?
Occorrerebbero salti di ingegno, un governo di unità nazionale e il ricorso rapido a elezioni per scompaginare le carte. La destra sta cambiando rapidamente, ma forse deve farlo molto più in fretta. Le elezioni sono oggi di fatto impossibili per l’insieme del rischio Covid e della mancanza di una nuova legge attuativa del nuovo ordinamento di voto. Il governo di unità nazionale invece forse tocca un nervo scoperto del potere. La maggioranza attuale può pensare: perché devo condividere con altri la leva dei 200 miliardi del Recovery Fund?
Quindi nel breve il paese si avvia verso un momento di confusione enorme. Imporre un secondo lockdown non sarà facilissimo, visti i dolori persistenti del primo, e il rischio è di una crisi sociale nel mezzo di una pestilenza. Tutto questo era già scritto, forse come le rivolte del pane nel mezzo della peste di Milano 400 anni fa.