La trattativa europea, pur in ritardo, si è conclusa e l’Italia, secondo la maggioranza dei commentatori, ha portato a casa un successo. Ha chiuso l’accordo, forse non poca cosa mentre si pensava di prendere solo schiaffi. Ma “fu vera gloria?”: fra qualche mese l’ardua sentenza. Perché il singolo dato importante di questa trattativa è stato che a dominarla sono arrivati due Paesi piccoli, ma figli di imperi enormi e importantissimi, l’Olanda e l’Austria. Essi non si sono piegati ai comandi di Germania e Francia, che finora hanno dominato il dibattito continentale. Essi hanno chiesto e ottenuto condizionalità in più per l’Italia, che invece aveva battagliato (e forse anche baccagliato) per condizionalità in meno per l’estensione del debito.



In realtà, un pensiero maligno ma forse reale sarebbe che in Europa non si fidano dell’Italia e del suo Governo, ma non vogliono oggi una rottura verticale che peggiorerebbe tutto. Quindi hanno lavorato per una formula vaga che ingabbi Italia senza compromettere l’Ue. Cioè non c’è ancora la troika, ma ci sono preparativi per un’eventuale troika.



Dato che non si fidano dell’Italia (hanno torto?) si apprestano prove. Se l’Italia fallisce, allora nei prossimi mesi… Le prove cominciano ad agosto. Il mese prossimo con il mercato sottile, Wall Street che torna dalle vacanze, la Borsa italiana entra in una zona di rischio. Ci sarà un attacco speculativo contro il debito italiano? Improbabile, certo, ma non impossibile. Ciò dovrebbe lasciare in tensione i governanti italiani.

Quindi, se non succede niente, si arriva a settembre, dove il 20 comunque dovrebbe arrivare uno scossone dalle elezioni amministrative. Quindi a cascata e in ordine sparso nei quattro-cinque mesi successivi si accumuleranno vari fattori. Ci sarà la fine del limbo economico dello stato di emergenza. Le tasse dovranno pagarsi, né è possibile spiegare a olandesi e austriaci che l’Italia chiede aiuti ai loro contribuenti per non fare pagare quelli italiani. Questo peggiorerà la crisi interna, che si innesta su una crisi economica globale senza precedenti e che a ottobre potrebbe avere un ulteriore peggioramento.



Infatti, incombe l’ombra del ritorno del virus, che reale o fantasmatico certo non entusiasmerà produzioni o consumi. Quindi, secondo la deriva attuale, le tensioni tra Usa (e il suo gruppo di alleati regionali) e Cina peggioreranno, cosa che inciderà ulteriormente sull’economia. Infine, dopo il 3 novembre, dopo le elezioni americane, gli Usa torneranno a occuparsi del mondo e forse potrebbero guardare con più attenzione a cosa fa l’Italia.

Può il Governo italiano resistere a questo accumulo convergente di pressioni politiche, economiche sociali e strategiche crescenti? Forse un calcolo potrebbe essere che, come all’inizio della crisi, gli spaventatissimi pulcini italiani si rifugino dietro la chioccia del Governo in carica.

Ma questo forse bastava con la fiducia americana ed europea di febbraio, ma a novembre o dicembre ci sarà la stessa fiducia estera? È possibile, ma forse con condizionalità (cioè tasse) in più rispetto all’inizio dell’anno, cosa che poi forse potrebbe incidere sul consenso interno.

In teoria questo artificio attuale non dovrebbe durare altri sei mesi. Però il punto non è il Governo, ma l’opposizione. Se non c’è una opposizione accreditata in Europa e in America, epurato o meno di alcuni suoi illustri membri, questo Governo potrebbe durare all’infinito. Così fu per decenni coi governi DC, per quanti nasi si dovessero tappare. Cambiavano i Premier, i ministri colpevoli di questo o quel misfatto, ma la maggioranza rimaneva. Ciò perché i comunisti erano “proibiti”.

Oggi la prima Guerra fredda è finita, ma la seconda è cominciata, cosa che passerà anche dall’Italia.