L’ipotesi di chiusura dell’Ilva di Taranto e l’allagamento di Venezia sono due colpi durissimi al governo oltre alle difficoltà di percorso già previste, e cioè la difficile alchimia di una finanziaria che accontenti insieme le richieste dell’Unione Europea e le esigenze degli elettori.

Il problema, visto da lontano, è che i due “imprevisti” (Taranto e Venezia) non solo non erano tali, ma erano “programmati”. Cioè tutti sapevano che i primi di novembre scadeva la tutela penale per gli acquirenti franco-indiani ArcelorMittal dell’Ilva, e si sapeva pure che l’acqua alta avrebbe sommerso prima o poi la città lagunare.



Perché il governo non ha affrontato in anticipo gli eventi? Forse è meglio essere “professionisti della politica”, come da sempre sono tutti quelli finiti nel mirino dei 5 Stelle, piuttosto che essere dilettanti della politica e impreparati e distratti?In fondo lo si era già visto davanti al crollo del ponte Morandi a Genova l’anno scorso, quello sì davvero imprevisto: regnavano confusione e  improvvisazione.



Così è stato oggi davanti ai previsti “imprevisti” del profondo Nord e profondo Sud. Parole in libertà. Sì, il premier Giuseppe Conte è andato a Taranto e ha parlato con la gente. Ma poi non c’è stato altro. È vero, Conte ha minacciato azioni giudiziarie, ma queste non vanno a risolvere i problemi della città da qui ai prossimi dieci anni. Né si sa come andrebbe a finire un’azione giudiziaria contro ArcelorMittal. Questi ultimi avevano detto chiaramente dall’inizio a quali condizioni sarebbero venuti e rimasti in Italia, ma Roma ha fatto finta di non capire, non ha capito o chissà cos’altro.



Ora la domanda è: un governo che non ha saputo affrontare il prevedibile saprà affrontare l’emergenza? Il problema non è tecnico ma politico. Per Taranto – la bomba a orologeria che rischia di far saltare una Regione, l’1,5% del Pil e mandare l’Italia in recessione pesante – in teoria la soluzione sarebbe semplice. Lo Stato dovrebbe accettare di estendere lo scudo penale e allargare il numero dei cassaintegrati.

Ma una parte dei M5s non vuole, perché teme che in tal modo perderebbe tutta la sua base elettorale, già in via di estinzione. I Cinquestelle sognano un mondo senza inquinamento, con la gente che vive di reddito di cittadinanza e non si fidano della vecchia politica. Non avranno tutti i torti, il problema è che non indicano una strada pratica per produrre il denaro necessario a mantenere questa splendida utopia. Intanto una fetta del 10-20% degli elettori ancora ci crede. Se salvassero l’Ilva accettando i cassintegrati, quanti di questi voti rimarrebbero? Secondo i 5 Stelle di Di Maio sarebbero meno dei voti dei “duri e puri”.

Tutti gli altri potrebbero allearsi contro gli M5s. Ma questi ultimi così, in un angolo, vittimizzati, potrebbero tornare a crescere, più di quanto già stia accadendo negli ultimi mesi.

Difficile che il nodo si sciolga presto. Intanto le scadenze vanno avanti. A fine dicembre saranno chiusi gli altiforni, e il 15 gennaio, a stabilimenti ormai sotto chiave, arriverà l’annuncio elettorale “non vi lasceremo soli” che dovrebbe sostenere le liste di governo alle regionali in Emilia e Calabria del 26 gennaio.

Dopo di allora il governo potrebbe sentirsi indebolito o rafforzato dai risultati e quindi si arriva a Carnevale, al Festival di Sanremo, al miracolo della primavera: tutto senza prendere decisioni o offrire soluzioni.

Certo, vedendo le cose da questa parte del mondo, un governo fantasma, che c’è ma in realtà continua solo a tirare a campare, può resistere a lungo. La Nord Corea lo sta facendo da 70 anni, anche se con politiche diverse. L’Italia, più aperta e liberale della Nord Corea, quanto può resistere senza scosse? In teoria a lungo: ci sono imprese di eccellenza, anche se poche, ci sono immensi risparmi, e c’è una geografia e una storia che forniscono una rendita passiva. Il 2020 sarà di recessione, specie con la chiusura dell’Ilva, ma in fondo ci sono le famiglie, le pensioni, i risparmi, la casa di proprietà.

Davvero tutto questo basterà a evitare una crisi esistenziale o almeno elezioni anticipate chiarificatrici? Da qui sembra impossibile, ma in Italia chissà. Taranto alla fin fine era niente e niente ritornerà. Venezia invece aveva già smesso di essere una città ed era diventata un parco giochi, l’acqua alta in fondo è solo un gioco in più.