Per l’Italia è questione di vita o di morte, e se si spera nella vita, bisogna cambiare governo e registro.
Prima il fatto. Mercoledì 8 gennaio, il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte avrebbe voluto organizzare un incontro di pace e mediazione tra i due maggiori capi delle fazioni libiche in guerra: Fayez al Serraj, capo del governo di Tripoli e per ora perdente, e Khalifa Haftar, leader della Cirenaica. Haftar era arrivato a Roma ma, appena Serraj ha saputo del rivale, ha cancellato il volo.
Evidentemente almeno Serraj, ora appoggiato dai turchi e un tempo dagli italiani, non voleva incontrare Haftar, sostenuto da Russia, Egitto ed Emirati. Conte aveva cercato di fare una specie di “appuntamento a sorpresa”. Il fallimento dell’incontro, dopo oltre un anno di assenza politica dal teatro libico dei governi Conte 1 e Conte 2, dimostra l’irrilevanza dell’Italia e la sua espulsione dalla politica libica.
Per l’Italia la Libia è in parte una questione energetica, visto che l’Eni è molto presente, ma soprattutto è la chiave della vicenda dei migranti, la più delicata per l’Italia e la Ue.
La Libia, uno Stato fallito, è la porta principale attraverso cui possono passare milioni di africani che sognano di arrivare in Europa. L’arrivo di questi immigrati sta cambiando l’antropologia e la società europea, spaccandola in favorevoli e contrari.
Il dossier è vitale per Roma. La Lega di Matteo Salvini è diventata nei sondaggi primo partito in Italia proprio per la sua linea sugli immigrati. Conte e il M5s sono passati da un’alleanza con la Lega a una contro la Lega proprio contro l’agenda di Salvini sui migranti, almeno secondo la versione ufficiale.
Quindi il pasticciaccio Serraj-Haftar è davvero brutto per Italia e Ue. Toglie all’Italia e all’Europa una leva diretta sulla spinosissima questione migratoria e la dà a due paesi, Turchia e Russia, che hanno oggettivamente tutto l’interesse ad usarla per ricavare vantaggi da Italia e Ue.
In questa partita ci sono, per fortuna dell’Europa, anche la Francia e in qualche misura anche gli Usa. La Francia controlla le sue ex colonie a sud e ovest della Libia e così può influire molto su Haftar e Serraj.
Ma l’Italia ha controversie aperte con la Francia sull’Africa e su altri fronti. Roma vuole allinearsi con Parigi? Se è così lo faccia chiaramente. Se Roma invece vuole avanzare un’agenda sua dovrebbe farlo altrettanto chiaramente.
Per l’Italia il dossier libico è molto più grave della questione del suo debito pubblico. Il debito è gravissimo, ma è lì da decenni e potrebbe esplodere nel caso di una crisi che faccia schizzare in alto i tassi di interesse. Ma in questo modo si danno la Libia e la vicenda più pesante d’Europa, i migranti, in mano a chi in Europa non c’è e ha una serie di antiche vicissitudini con l’Unione.
Che cosa dovrebbe fare la Ue? Se sulla politica migratoria e della sicurezza l’Italia non cambia, mette in pericolo tutti. In questo modo si ritorna alla politica interna italiana.
Conte e M5s, un tempo il partito della protesta, hanno governato in tutti i modi. Erano con la destra e hanno dato la colpa dei loro fallimenti alla destra; ora sono con la sinistra: la colpa dei fallimenti sarà della sinistra quando premier e ministro degli Esteri non sono del Pd ma dei 5 Stelle?
C’è un altro dato da sottolineare. Il debito c’era, i problemi della giustizia anche, le difficoltà della burocrazia pure. Si può argomentare che Conte e M5s abbiano peggiorato la situazione, ma così si ritorna alla polemica contro il sindaco di Roma Virginia Raggi: la città affonda nell’immondizia e i trasporti sono dissolti? Il sindaco replica: era già tutto a pezzi prima di me.
Forse questo è vero solo in parte, e forse è irresponsabile nascondere le proprie responsabilità dietro le colpe degli altri. Ma di certo prima di Conte l’Italia era la potenza di riferimento in Libia, oggi non lo è più.
Oggi il disastro è fatto, vie per tornare indietro non ce ne sono, il passato è passato. Ma quanto meno bisognerebbe riparlare con Francia e Stati Uniti e ricostruire un rapporto consapevole. Questo però non si può fare se non mettendo da parte chi ha compiuto questo disastro.
Serve un Comitato di salvezza nazionale che arrivi a un governo di esperti e politici per tamponare l’emergenza debito ma soprattutto impedire che l’emergenza migratoria, con la pressione che aumenterà in primavera, travolga tutto e tutti.