I limiti temporali al processo in Italia sono stati fissati, e chiunque adesso è più certo che un giudizio sarà raggiunto in tempi ragionevoli; non si protrarrà più all’infinito, come invece paventava la riforma del precedente guardasigilli M5s Alfonso Bonafede.
La crisi del governo di Mario Draghi, minacciata dal M5s di Giuseppe Conte, che avrebbe messo l’Italia in un buco nero e avrebbe fatto impennare lo spread, è stata scongiurata.
Questa è, come anche nota la stampa internazionale, la vittoria vera dell’esecutivo ed è anche quello che mercati e Europa chiedevano per andare avanti con il finanziamento del Recovery Plan.
Il M5s ha festeggiato ieri il proprio successo di essere riuscito ad allungare i tempi massimi per la prescrizione per alcuni delitti gravi. Ma onestamente, sarà per la distanza che non ci permette di capire, tale modifica non appare sostanziale. A conferma di ciò, i mercati, che osteggiavano la riforma Bonafede, hanno invece accolto bene la riforma Cartabia appena passata.
A bocce ferme è importante capire cosa sia successo, perché l’Italia ha sfiorato il disastro per un soffio.
Innanzitutto i 5 Stelle. I cambiamenti da loro voluti non sono fondamentali, non cambiano nella sostanza la legge né era così impellente farli in questo momento, visto che la questione si discuteva da mesi. Il perché di tale dramma oggi allora pare essenziale.
Quello di Conte e dei 5 Stelle sulla giustizia sembra sia stato un colpo di teatro, per dimostrare la propria presenza e dare un segnale al proprio pubblico di protestatari e ai propri referenti giustizialisti. Forse anche per prepararsi a fare cadere sul serio il governo a settembre, quando protetti dal semestre bianco, non si potranno sciogliere le camere e, nel caso di caduta del governo, se ne dovrà fare comunque un altro che duri fino a dopo le elezioni del presidente della Repubblica a febbraio.
Dal punto di vista di ciò che serve al paese, il disegno può apparire folle. Se cade Draghi gli interessi vanno alle stelle, il Recovery si blocca, la troika di Bruxelles metterebbe sotto commissariamento l’Italia intera. Ma da un punto di vista degli interessi particularissimi di Conte il disegno è lucido. Far cadere Draghi apre una situazione di enorme confusione, come e peggio di quella del Covid, dove Conte ha trionfato nei sondaggi pur non risolvendo alcunché anzi alimentando paure e timori.
Una situazione in cui Draghi, referente internazionale dell’Italia, è costretto a dimettersi, non si sa che governo si fa, gli interessi vanno al 5% e lo Stato è tecnicamente in bancarotta, non si pagano gli stipendi, il Covid con la sua quarta ondata impazza, la troika di Bruxelles arriva, ci sono disordini per le strade, è eccezionale per chi è in cerca di fortuna politica. Proprio come disse Mao ai tempi della Rivoluzione culturale quando le guardie rosse impazzavano per le strade, i figli denunciavano e attaccavano genitori e maestri e nessuno era al sicuro: grande è il disordine sotto il cielo, la situazione è ottima.
Il caos è ovunque la premessa necessaria per chi vuole prendere il potere fuori dai canali ordinari. Mao dava voce a una pratica antica degli imperi cinesi. I mandarini leali cercavano di riformare lo Stato, lottando anche contro il corpo degli altri mandarini.
I banditi si sognavano rivoluzionari e futuri imperatori, invece tifavano per lo status quo e il caos, che sono fratelli germani. L’imperatore Mao, che si sentiva imprigionato dai suoi mandarini e non sapeva dove guidare il paese, lo gettò nel caos conscio che poi alla fine la polvere si sarebbe posata in qualche modo diverso.
Ma i rivoluzionari italiani a 5 Stelle per fortuna non sono di pasta forte. Finora non hanno voluto il caos per paura di far sciogliere le camere e perdere così lo stipendio. Ma dal 3 agosto si apre una stagione rara: ci può essere il caos ma non si possono sciogliere le camere. È un paradosso della democrazia in Italia pensato 75 anni fa per evitare elezioni strumentali e che oggi, in condizioni molto diverse da allora, si trasforma in un periodo di alto rischio.
Non è chiaro se a questo il governo sia preparato. Al di là delle mosse di Conte, c’è forse anche dell’altro su cui ragionare.
Il governo è stato preso in contropiede. La colpa potrà essere stata del premier stesso, ma certo è anche del ministro della Giustizia Marta Cartabia che doveva controllare meglio la situazione e impedire una tale pericolosa degenerazione.
A fronte di ciò, e visto che il dossier giustizia è così importante per il Movimento 5 Stelle, forse sarebbe opportuno che Luigi Di Maio sostituisse la Cartabia come guardasigilli.
Inoltre c’è bisogno di una profonda riflessione di governo. Se oggettivamente, non soggettivamente, Conte ha un interesse a creare il caos, gli altri partiti in parlamento devono decidere da che parte stanno. È chiaro che a questo punto comunque sarà molto difficile che il parlamento vada oltre l’elezione del presidente, ma per i prossimi sei mesi gli altri devono decidere se vogliono il caos o future, ordinate elezioni.
Infine la questione in realtà più importante di tutte: gli esteri. La Tunisia, cioè la porta della Sicilia, è in fiamme, le tensioni della nuova guerra fredda tra Usa e Cina aumentano. L’Italia ha bisogno di un governo con una chiara politica estera, che ad oggi manca. Senza di essa il caos cacciato dalla porta oggi rientra, moltiplicato, dalla finestra.
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