Il ticket sarebbe Sergio Mattarella ancora al Quirinale e Mario Draghi ancora a Palazzo Chigi. Per questo duo tifano, anche giustamente, molti giornali. La combinazione sta portando il paese fuori dalla palude dell’epidemia e verso una ripresa economica che darebbe speranza all’Italia e a tanti all’estero.
L’Italia infatti non è un paese dalla geografia politica banale in un momento molto delicato di nuova centralità del Mediterraneo come crocevia globale.
Ma questi calcoli sono forse troppo facili da farsi oggi, a sei mesi dal voto, in una situazione estremamente fluida, con molte forze interessate al caos, e un voto amministrativo a ottobre che potrebbe cambiare molte cose.
Indirettamente, però, una simile campagna elettorale denuncia la debolezza del ticket, perché chiede stabilità laddove ce n’è poca. L’intenzione è nobile, ma rischia di avere l’effetto opposto: rivelare timori. Perché a settembre nulla è certo.
C’è certamente Giuseppe Conte, leader del M5s che deve dare un futuro al suo “partito”. Senza il potere di accesso ai media, senza un programma preciso egli può oggettivamente sperare solo nella quarta ondata prevista per l’autunno, nella resistenza anarcoide costante in Italia, nei nostalgici del vaffa-vaffa.
In parlamento i 5 Stelle sono abbastanza per far deragliare un treno senza il rischio di andare al voto. Quindi la scommessa è riuscire a fare cadere Draghi e vedere poi cosa succede. Tanto peggio, tanto meglio.
Un ostacolo più ordinato al ticket viene invece da Silvio Berlusconi. Il cavaliere sarebbe sostenuto da Lega e Fratelli d’Italia. Forse anche Matteo Renzi, con antiche simpatie per il cavaliere e ruggini invece con Mattarella, potrebbe favorire Berlusconi. Pare inoltre che Berlusconi sia impegnato in una grande campagna acquisti tra i grillini. In teoria ne basterebbe una manciata per mandare il cavaliere al Quirinale.
L’operazione, facile sulla carta, potrebbe essere difficile in pratica, perché i nemici di Berlusconi sono tantissimi. Il tentativo – visto dal centrodestra – potrebbe essere quello di mandare il Cavaliere avanti e farlo fallire; a quel punto la Lega raccoglierebbe i cocci di Forza Italia frantumata e metterebbe in un angolo Fratelli d’Italia.
La candidatura Berlusconi potrebbe poi essere il nuovo spauracchio che raggruppa M5s e Pd, finalmente con un chiaro obiettivo in comune.
Ciò, infine, potrebbe alimentare la corsa al caos, e a quel punto non solo la rielezione di Mattarella evaporerebbe, ma anche il governo Draghi sarebbe a rischio.
In tutto questo, come ha scritto Giulio Sapelli nei giorni scorsi, ci sono solo giochi. Il dibattito vero dovrebbe vertere sulla direzione di marcia da imporre al paese grazie al Pnrr. Di queste scelte strategiche non si occupano i partiti, se non per chiedere prebende, così esse sono diventate appannaggio esclusivo di Palazzo Chigi.
Questo fatto è una benedizione perché in tal modo qualcuno se ne occupa, ma al tempo stesso è folle perché i partiti, rappresentanti del popolo italiano, dovrebbero avere dei progetti di lungo termine, che stavolta possono essere attuati con il Pnrr.
La debolezza strutturale e di pensiero dei partiti è il problema più grave e la vera palude dei prossimi mesi. Da questa palude potrebbe nascere qualunque cosa.
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