Domani il parlamento italiano non sceglierà sul Mes, il Fondo salva-Stati, né sull’intesa tra Italia e Unione Europea, né ancora sulla continuità del governo.
Alla fine forse si voterà per una scelta di sopravvivenza di alcuni parlamentari a 5 Stelle, sull’uovo oggi – la certezza dello scranno attuale in parlamento – o la gallina domani, l’assicurazione di una poltrona in un prossimo parlamento con un partito diverso.
Per oltre la metà degli attuali parlamentari del M5s infatti non ci sarà un futuro, e dato che costoro non avevano un passato a cui tornare domani, si tratta di una scelta tra la vita e la morte.
Pare infatti in corso una “operazione acquisti” da parte della Lega. Un gruppo di senatori M5s sembra abbia gettato il cuore oltre l’ostacolo. Essi, certi di non essere più eletti con M5s, sono passati alla Lega e voteranno contro il Mes. Il governo perderebbe così la fiducia e si aprirebbero molti giochi.
Non è detto che il governo cada comunque. Il professor Giuseppe Conte, oggi presidente del Consiglio, ha un genio non indifferente nel vincere le leggi naturali di gravità o di sopravvivenza politica.
È passato spavaldamente, senza che nessuno gliene abbia chiesto conto e senza darne conto ad alcuno, da un governo giallo-verde a uno giallo-rosso. Sta solcando la più grande crisi sociale ed economica della storia repubblicana ripetendo come un mantra “gli altri non fanno meglio di noi”, senza produrre alcuna reale conferma dell’affermazione.
Quindi giovedì 10 dicembre potrebbe, miracolosamente, restare in sella per una delle tante cabale del parlamento italiano.
Ma forse anche no.
Nei giorni scorsi Silvio Berlusconi ha schierato Forza Italia contro il Mes, dopo averlo in passato sostenuto. Sembra quindi che ci sia stato un accordo con la Lega perché i voti di Berlusconi non sostituissero quelli dei traditori pentastellati.
Anche qui però non si sa come andrà a finire. Con le sue aziende sul punto di essere acquistate da Vivendi francese, il diritto di proprietà italiana di Berlusconi è stato pubblicamente difeso dai suoi ex ultra-nemici, i 5 Stelle oggi al governo.
D’altro canto questa difesa lascia il tempo che trova. Il protezionismo italiano verso Mediaset non riuscirà a battere le sanzioni di Bruxelles, che sancirebbe la validità della scalata francese. Forse quindi a Berlusconi converrebbe prima trovare un accordo con Vivendi e non cercare di difendere l’indifendibile in tribunale. Non è chiaro cosa succederà.
Infine ci sono le spaccature dei M5s. Luigi Di Maio, con l’appoggio di Beppe Grillo, ha preso possesso del Movimento, e ha apparentemente licenziato sia Casaleggio junior, buttato ai pescecani con la storia del contratto della Philip Morris, sia il suo ex successore, Di Battista.
Questo però significa che un pezzo cospicuo del partito fuori dal parlamento cercherà di trovare appoggi tra i parlamentari a 5 Stelle che sono più a rischio di mancata rielezione. Ciò oggettivamente moltiplica le tensioni nel movimento.
Casaleggio, Di Battista e circa il 50% dei M5s abbandonati potrebbero anche tentare la sorte, ritornando alla protesta dura e pura, facendo cadere il governo e chiedendo elezioni.
In questa incertezza profonda un dato però sembra chiaro, anche se forse è l’illusione della distanza: il governo Conte, anche se sopravvivrà, giovedì sarà più ferito, stanco. Ciò potrebbe essere una debolezza, oppure una forza. Perché essere sopravvissuto a tali e tante procelle può essere segno di onore e potenza. Tanto più che l’altro mantra che regge Conte è la mancanza di alternative, poiché l’opposizione guidata da Salvini è sgradita in Europa e in America.
Ma che accadrebbe se l’opposizione più pezzi dell’attuale maggioranza chiedessero, battendo i pugni sul tavolo, un governo Mario Draghi?
Al di là del voto di giovedì, allora forse una unica sfida a questo stato di cose è se l’ombra di Draghi esce dai fumi e dalle ombre e si staglia come alternativa reale all’attuale compagine. Data la situazione economica del paese, e l’isolamento politico internazionale, quando ciò avvenisse, con o senza voti in parlamento, Conte sarebbe davvero molto più debole.
Alla fine questo potrebbe essere il vero esito della resa dei conti di domani: il governo Draghi si sarà avvicinato o no? Se si fosse avvicinato per merito del “tradimento” dei M5s, costoro avrebbero l’uovo oggi e la gallina domani perché l’attuale legislatura durerebbe e avrebbero la prossima assicurata. Questa prospettiva potrebbe moltiplicare i “traditori” e seppellire il governo.