Le dimissioni del ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, da sole, non dovrebbero certo avere un grande effetto sul governo. Erano state minacciate con una richiesta forse giusta ma fuori luogo per i tempi: 3 miliardi in più richiesti per l’istruzione sono improponibili quando il debito pubblico statale corre verso il 140% del Pil. 



C’è già il nome del sostituto, Nicola Morra, eletto in Calabria, nel secondo collegio di Cosenza, che lascia così la delicata poltrona di presidente dell’antimafia. Il vicepresidente della stessa commissione, Jole Santelli (Forza Italia), di Cosenza, è attualmente in corsa per diventare governatrice della Calabria alle elezioni del 26 gennaio prossimo, candidata dal centrodestra.



Queste sostituzioni avvengono proprio nel momento in cui il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha portato a termine una storica operazione antimafia contro la ’ndrangheta arrestando oltre 300 persone tra cui alcuni politici calabresi.

Sembra tutto un caso e non c’è ragione per pensare altrimenti, anche se nel clima di veleni e sospetti della politica italiana pare che dietro le dimissioni di Fioramonti ci siano anche ombre calabresi tali da fare leccare i baffi ai tanti amanti del complotto.

Infatti, guardando tutto da lontano, la notizia importante è la “riconquista” turca della Libia dopo la conquista italiana del 1912. Infatti 107 anni dopo esserne stati cacciati dall’Italia, la Turchia è tornata in Libia da protagonista. Ha stretto un patto con la Russia, suo nemico storico, e oggi sostiene Fayez al Serraj, fino a ieri benvoluto a Roma.



Il controllo di Serraj da parte di Erdogan e la probabile spartizione della Libia in sfere di influenza, Serraj e l’ovest sotto il controllo turco, Haftar e l’est sotto quello russo, egiziano e degli Emirati complica i destini italiani. La Libia è un importante fornitore di energia per Roma e soprattutto ha in mano di fatto l’agenda più delicata (quella dell’immigrazione) che divide profondamente il paese e lo sta cambiando alla radice. 

Certo l’Italia può pensare di recuperare terreno con Haftar. I capitomboli interni e internazionali non sono una novità in Italia. Ma il problema non è tanto lui quanto Russia e Turchia, due ambiziosi pesi massimi in politica, anche se solo medi in economia.

Quali sono le implicazioni per l’Italia dell’arrivo prossimo di turchi e russi a Tripoli? Roma dovrà trattare con Mosca e Ankara il flusso di immigrati dalla Libia la primavera prossima? Cosa vorranno? Cosa potrà dare Roma?

Questa diplomazia italiana come potrà e dovrà essere coordinata con la Ue e con gli Usa, che hanno più di un interesse con Russia, Turchia e immigrazione dall’Africa? Queste sono solo domande, che forse meriterebbero una risposta nel dibattito italiano. Certamente una serie di paesi stranieri le chiederanno al premier Giuseppe Conte.

Negli scenari internazionali, diversamente da quelli italiani, la qualità delle risposte di Roma avrà conseguenze vere per i destini del paese.