L’inizio della distribuzione del vaccino sembra l’inizio della fine dell’epidemia, ma anche di un governo che si è retto su questa epidemia e sull’emergenza creata intorno ad essa.

Infatti mentre i primissimi italiani hanno cominciato a vaccinarsi, si è già alzato un polverone di questioni incomprensibili intorno a tutto quello che riguarda il vaccino. Quante sono le dosi arrivate in Italia? Poche, rispetto ad altri paesi. Perché sono così poche? Un risposta chiara ancora non c’è. Perché il governo ne ha ordinato poche, perché arriveranno piano piano, perché l’Italia non sa come distribuirle, se attraverso la protezione civile di Arcuri o attraverso le regioni. O lo farà l’esercito? E che succederà con quelli che non si vogliono vaccinare?



Tutte queste e altre ragioni e quesiti sono circolati sui giornali. Noi, da lontano, non sappiamo e certo non capiamo. L’unico dato chiaro è la confusione, che è il contrario dell’organizzazione necessaria a governare qualunque emergenza.

Poi c’è la vicenda doppiamente oscura dei servizi. Oscura per la materia che la riguarda (i servizi segreti, appunto) e oscura perché non si capiscono le ragioni del protagonista.



Il premier Giuseppe Conte non vuole cedere la delega perché, dice, i servizi servono al premier, lui non ha un partito, non ha suoi uomini di fiducia del suo partito; per questo deve tenersi la delega. È una ragione nuova, che peraltro non ha precedenti. Mario Monti da premier non aveva partito e diede la delega dei servizi a un altro uomo senza partito, Gianni De Gennaro. Perché Conte non può fare lo stesso? E comunque la vicenda appare bizzarra: Conte non ha proprio nessuno di cui si fida e che può reggere i servizi? E cosa c’è di tanto fondamentale per cui lui deve tenere i servizi sotto controllo?



Di certo qualcosa tra lui e i servizi è andato storto in tutta la vicenda del viaggio suo e del ministro degli esteri Luigi Di Maio a Bengasi da Haftar. Era un omaggio forse inopportuno, forse nemmeno necessario e forse si è trattato di un vero sbaglio, visto che l’Egitto (gran protettore di Haftar) due giorni dopo la liberazione dei pescatori era a Tripoli per riaprire l’ambasciata.

Sembra così che la situazione sia la seguente: l’Italia ha riavuto i suoi pescatori, ma forse è più di ieri fuori dalla Libia.

Conte non ha ascoltato i servizi o i servizi non hanno detto tutto a Conte? O cos’altro è successo? Se ci fosse stata un sottosegretario responsabile dei servizi egli avrebbe funzionato da schermo per Conte, oggi invece tutto cade addosso a lui.

Questo poi, si accumula, come i detriti di un fiume in piena, dietro l’ormai annosa questione economica.

Quanti i sono i miliardi in arrivo dall’Europa? Anche qui i numeri sembrano quelli di Paperon de Paperoni, purtroppo però non capiamo come il governo intende usarli.   

Si dice di tutto e di più. Non si sa eppure sarebbe cruciale saperlo. O no?

Finora non si sono viste risposte chiare, né il premier sembra incline ad affrontare i giornalisti in una conferenza stampa vera.

Il deputato Michele Anzaldi (Pd) sostiene che Palazzo Chigi prepara direttamente i servizi che vanno poi in Rai, come se la tv di stato non fosse un servizio pubblico ma un servizio al premier. L’accusa non è vera? Il premier dovrebbe respingerla con forza e ricchezza di argomentazioni.

In questo bailamme, il governo comunque pare destinato a restare dove sta, e questo certamente è anche un altro, non ultimo, motivo che rende tutto ancora più incomprensibile.