Si aprono prospettive molto delicate per l’Italia alla luce dei recenti sviluppi internazionali.

Dopo l’annuncio di un accordo tra Regno Unito e Unione Europea l’idea di un’uscita di Londra dall’Unione senza un accordo, una Brexit dura, appare ormai fugata. Una Brexit dura avrebbe potuto innescare un crollo dell’economia britannica e quindi una crisi economica globale. Senza Brexit dura, ora la Gran Bretagna deve capire come uscire nei fatti dal cul de sac dove si è infilata, se con un nuovo accordo parlamentare oppure con un nuovo referendum che potrebbe riammettere Londra nell’Unione.



Oltre Atlantico, il presidente Donald Trump appare sempre più isolato e in difficoltà. Non sono tanto le accuse dell’opposizione democratica che pesano, quanto la mancanza di difesa da parte dei repubblicani. La sua decisione di abbandonare i curdi all’avanzata della Turchia e non prendere posizione politica sulle proteste a Hong Kong gli stanno creando profonde difficoltà politiche tra i falchi repubblicani, che erano stati finora una delle pietre angolari a suo sostegno. Ciò si somma agli scandali che si stanno gonfiando sulle sue relazioni forse non linearissime con l’Ucraina o la Russia, due fronti che stanno avviando un processo di impeachment.



In queste condizioni si allontanano le possibilità di un accordo commerciale tra Usa e Cina. La distanza tra le parti è enorme e Pechino è restia a fare concessioni che poi potrebbero essere smentite dal Congresso o da un altro presidente. La prospettiva più reale è che si arrivi a un micro-accordo di tregua per dare tempo alle due parti di ragionare su come andare avanti.

Tutto ciò se da una parte scongiura un prossimo grande e repentino peggioramento della situazione globale, lascia tutto e tutti in uno stato di grande nervosismo e volatilità.

Tutto ciò cosa lascia all’Italia, dove l’ultima legge di bilancio è stata approvata dal Consiglio dei ministri con riserve? L’anno scorso, quando gli alleati erano M5s e La Lega, la litigiosità pareva assurda e ingestibile, e la Ue era estremamente sospettosa del governo di Roma, il bilancio venne approvato senza riserve.



Oggi si è scatenata in queste ore una lite furibonda tra i vari alleati su cosa tagliare o aumentare. Non c’è più il nervosismo della Ue, ma non c’è più neanche una situazione economica globale che 12 mesi fa era più serena. Lo scontro commerciale Usa-Cina era più remoto e Trump più forte.

Naturalmente oggi il recente taglio dei seggi di Camera e Senato blinda per ora questo Parlamento e le elezioni paiono di fatto impossibili fin quando non verrà approvata una nuova legge elettorale. La cosa potrebbe richiedere alcuni mesi o forse anche di più. Ma ciò non esclude nuove alchimie di maggioranze.

Il dibattito televisivo tra i due Mattei, Salvini e Renzi, sottolinea la loro centralità politica, al di là di ogni numero. Sui controversi temi economici i due sono più in linea fra di loro degli altri, M5s e Pd. I Mattei vorrebbero in linea di principio tagliare più tasse per stimolare la crescita, M5s e Pd invece vogliono più tasse. La semplificazione è certo eccessiva e tace di questioni importanti, come la diversa posizione sull’immigrazione. Però in tempi di grande nervosismo dei mercati, di liti crescenti nella maggioranza, forse potrebbe essere proprio l’economia che unisce e divide. Un’operazione di grande centrodestra dove Salvini mitighi i suoi bollori anti-immigrati e Renzi tiri una linea contro un Pd è oggettivamente nelle cose, al di là delle volontà dei singoli.

Ciò che pare mancare però è un’idea chiara di cosa l’Italia può fare in un clima di grande nervosismo internazionale dove la politica e l’economia sono in subbuglio continuo. Senza questa idea, l’Italia è nei fatti come un relitto in mezzo ai flutti, che attende solo di imbarcare abbastanza acqua per arenarsi o andare a fondo.