È in corso una corsa contro il tempo per l’Italia e il governo Conte, forse con fini diversi l’uno rispetto all’altro. Da una parte corre la crisi economica e politica, dall’altra il ritorno del Covid.

Prima l’economia. La crisi economica per l’Italia non è arrivata, ancora ci sono soldi da spendere, ma si avvicina sempre di più la lugubre ombra della fine dei fondi.



Sono stati spesi cento miliardi in più negli ultimi sette mesi e non si vede dove siano finiti. Certo si è evitata la miseria derivante dai licenziamenti in tronco, ma questi soldi non mostrano alcun risultato. Sono stati distribuiti a pioggia a gente che è rimasta a casa, legittimando il parassitismo senza produrre opere utili allo Stato o alla società.



In altri termini questi soldi non hanno edificato ponti, strade, scuole ristrutturate e rimesse a nuovo. Tutto è rimasto come prima e milioni di italiani hanno pensato di poter vivere di elemosina statale. Così si è causato un profondissimo danno sociale e culturale al paese.

Inoltre, i piani “cantierabili” per ottenere i mitici 209 miliardi europei non sono stati ancora presentati. La scadenza è a marzo, ma a Bruxelles l’impressione è che per allora saranno offerte carte raffazzonate. La Ue le accetterà per carità d’Europa, ma i finanziamenti poi non arriveranno.

Cioè nel 2021, in un periodo incerto tra l’inizio dell’anno e il prossimo autunno, l’economia italiana rallenterà bruscamente con in più milioni di persone, drogate di parassitismo qualunquista, che vorranno il pane a casa.



Eppure questa crisi appare lontana, negli orizzonti del governo affogato nel giorno per giorno, e quindi imperscrutabile.

Più da vicino c’è stata quasi una crisi internazionale e qui ci sono tre elementi che la fanno sembrare trascurabile, secondo le illusioni di alcuni a Roma.

Il primo è che i dubbi del segretario di Stato Usa Mike Pompeo sono attribuiti a lui e alla sua amministrazione. Tra un mese forse l’amministrazione Trump non ci sarà più, e allora si ricomincerà da zero. È un errore, perché in realtà solo le repubbliche delle banane ricominciano da zero ogni volta che cambia il governo; gli altri Stati hanno continuità. I dubbi di Pompeo sono dell’apparato americano e perdureranno con o senza la sua amministrazione.

La seconda illusione è nascondersi dietro il papa. Pompeo ha avuto un confronto con il Papa sulla Cina ed ha fatto un passo indietro. L’idea è che questo salvi anche l’Italia, accusata di rapporti “promiscui” con la Cina. Ma l’Italia è amministrazione separata rispetto al Vaticano. Washington ha fatto un passo indietro oggi, ma tornerà alla carica più tardi, e con più oculatezza.

Inoltre dagli anni 60 in poi la Chiesa fece aperture verso l’impero sovietico ma sostenendo fermamente, in Italia e nel mondo, governi fermamente anti-comunisti. La Dc in Italia era chiaramente schierata contro l’Urss e con la Nato e l’America. Se l’Italia crede di difendere le sue ambiguità di piccolo cabotaggio su Russia, Venezuela e Cina travolge con sé il Vaticano insieme a paesi vicini e lontani. Questo elemento di confusione quindi non può durare.

Il terzo elemento è la fine dei partiti filo-americani in Italia. In effetti fino agli inizi degli anni 90 gli Usa avevano una pletora di partiti che li sostenevano e da cui erano sostenuti: la Dc, ma anche il Pli, il Pri, il Psdi e poi infine anche il Psi. Oggi gli Usa non hanno riferimenti solidi nel paese.

Con la caduta dell’Urss questa rete è stata lasciata cadere e sostituita da una serie di associazioni, club, think tank di stampo americano. Ma l’Italia non è l’America e questi club hanno un peso nullo o del tutto trascurabile. Perciò gli Usa non comprendono le cose italiane, forse nemmeno quelle europee e non vi incidono come 40 anni fa. Né però gli Usa sono così assenti dall’Italia che Russia, Cina o chiunque altro possano arrivarvi e fare quello che vogliono. Gli Usa possono lasciar cadere l’Italia oppure ricostruirvi una rete massiccia come in passato. In ogni caso non c’è spazio per altri.

Tutti questi elementi, di nuovo, appaiono lontani per gli orizzonti del governo. Ma gli orizzonti della politica internazionale e dell’economia in ogni caso stanno provocando delle prime scosse di assestamento che si ripercuotono nella politica immediata.

Il Pd di Nicola Zingaretti pare sempre più insofferente della stasi del premier Giuseppe Conte. Inoltre il governo Conte 2 è nato per impedire al leader leghista Matteo Salvini di andare al potere, ma questi è uscito ridimensionato dalle urne, perché le sue candidate hanno perso in Emilia e Toscana. Allo stesso tempo i 5 Stelle sono spaccati in mille rivoli, e alcuni, per ragioni di sopravvivenza, sono disposti a qualunque cosa pur di rimanere al potere o nelle sue vicinanze.

In altre parole, di fatto è molto ridimensionato il pericolo di Salvini, inviso alle cancellerie europee perché queste temono che un suo arrivo al potere scateni ondate di emulazioni radicali incoraggiando nazisti in Germania o altrove, e sospetto per i suoi rapporti con la Russia.

Numeri alla mano potrebbero essere possibili due scenari tra cui scegliere. Da una parte ci potrebbero essere i numeri per un governo di salvezza nazionale che affronti le sfide di economia e politica internazionale, eliminando insieme l’iperattivo Salvini e l’abulico Conte, e mettendo magari intorno allo stesso tavolo Pd, Fratelli d’Italia, FI, pezzi di M5s e della Lega.

Allo stesso tempo in questo contesto è anche facile immaginare di andare alle elezioni, senza pensare a una vittoria schiacciante della Lega salviniana, e riproporre lo schema del governo di salvezza nazionale riducendo il M5s e salviniani a ranghi ridotti.

In questa dinamica potrebbe giocare forse un ruolo importante Giorgia Meloni. Europeista, di destra ma senza smanie, donna, giovane, e senza peccati da farsi perdonare salvo esplicite ascendenze fasciste, potrebbe valere di più, e trovare un’intesa con Zingaretti. Si tratta di salvare il paese, non altro. Alla fine, il Pci di Togliatti si mise d’accordo con il re e Badoglio per combattere il fascismo. Oggi la sfida potrebbe non essere meno drammatica.

Oppure non succederà nulla. Se la seconda ondata di allarme Covid arriverà rapidamente, potrebbe accadere che, come a marzo, il riflesso di partiti e società italiana sia di tenere la testa abbassata e aspettare che passi la buriana. Qui il governo Conte, come a marzo, si salverebbe.

Ma per questo ci vorrebbe un’ondata di morti in rapido aumento. Per oggi, almeno, i contagi aumentano ma le morti restano irrisorie. Nei prossimi giorni si vedrà chi vince la corsa.