La settimana prossima il decreto sulla prescrizione, sostenuto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e dal M5s, partito di maggioranza relativa in Parlamento, non dovrebbe essere presentato. L’opposizione al decreto di Italia viva di Matteo Renzi, che ha minacciato di far cadere il governo sulla vicenda, sembra stia funzionando. Il premier Giuseppe Conte, che prometteva una mediazione, ha fallito.
È una vittoria tattica molto importante per Renzi, che ha dimostrato di avere il pallino per reggere o far cadere il governo. Ma questo episodio, che ancora non è concluso, forse ha implicazioni più grandi della schermaglia in corso.
Renzi ha provato di essere cruciale per sostenere questo governo, quindi potrebbe magari trovare conveniente togliere questo sostegno e lavorare alla creazione di una maggioranza alternativa, in cui si mettono da parte il M5s e Conte, che in alleanza con la destra o la sinistra hanno dato prova di essere incapaci di governare. Del resto, fu Renzi a inventarsi la maggioranza attuale e quindi potrebbe inventarsene anche una nuova. Ma qui occorre fare un passo di lato.
Il presidente Sergio Mattarella è in grandissima difficoltà. Egli è guardiano dello spirito della Costituzione, ma la Costituzione in effetti inquadra un sistema politico che non c’è più. Esso era la prima repubblica e la legge elettorale proporzionale.
Tolti gli sbarramenti a estrema destra e estrema sinistra (che bloccavano oltre un terzo del Parlamento), l’equilibrio fra poteri è mutato. Quello del Parlamento si è indebolito e quello della giustizia aumentato, mentre il contesto imprenditoriale, raccolto intorno a Mediobanca di Enrico Cuccia, si è sfarinato.
Quindi guidare il paese stando attenti alla Costituzione significa giudicare una partita a scacchi in cui i pezzi entrano ed escono dal perimetro della scacchiera secondo regole nuove. Però senza nemmeno la scacchiera e le sue regole, tutto finisce. È la giungla.
A Mattarella non è piaciuta la spaccatura del Pd fatta da Renzi dopo la formazione del governo Conte 2. Che cosa potrà pensare di ciò che Renzi potrebbe fare?
Renzi sa di avere un piccolo partito che lo segue, e di poter comporre, su questa base, una maggioranza variabile. L’ex premier vede un problema politico e ci si infila. Ha infilzato il leader della Lega Matteo Salvini l’estate scorsa (che voleva il voto anticipato) perché sapeva che i parlamentari non volevano le elezioni, il Colle e la Chiesa neppure. Ha scommesso – vincendo – che il leader del Pd Nicola Zingaretti non avrebbe retto alle pressioni.
Nel 2018 pensava che l’alleanza gialloverde fosse impossibile e che i 5 Stelle sarebbero andati in ginocchio da lui. Sbagliava, ma da quell’errore ha capito i veri meccanismi di questo Parlamento: che ogni composizione è possibile.
Il problema politico visto con chiarezza da Renzi è che Conte e i suoi 5 Stelle sono incapaci e per di più sono in via di estinzione. Quindi oggi è possibile un governo di tutti contro M5s, magari semi-tecnico. In meno di due anni i 5 Stelle sono diventati il fantasma di loro stessi. A differenza dei mesi successivi al voto del 2018, sanno che hanno tutto da perdere a forzare la mano.
La situazione generale è in via di peggioramento verticale. La Libia è persa: non è possibile politicamente per l’Italia combattere contro la Turchia, un alleato Nato, e la Russia. Si prospettano ondate di profughi e richieste esose da parte di Tripoli per fermarli.
I rapporti con la Cina sono incrinati per le giravolte improvvise e non è facile recuperarli. L’America è disinteressata all’Italia, che peraltro cincischia sull’unica cosa a cui Washington tiene, il 5G. L’economia globale e italiana è a rischio per il contagio del coronavirus.
In queste condizioni l’inazione del governo mette a rischio tutti. C’è bisogno di un altro governo, salvando forse qualche transfuga M5s e facendo ragionare il leader del Movimento, Beppe Grillo, che sembra avere capito che non è più il momento di fare i comici.
Renzi è già oggi oggettivamente la levatrice di questo spostamento. Un ostacolo potrebbe essere Mattarella, a cui Renzi sembra non piacere e che forse giustamente non si fida di lui. Né altri si fidano di Renzi, in Parlamento e fuori. Troppe giravolte marcate solo dalla voglia di essere in prima pagina. Eppure che altro fare?