Forse prima di ogni complotto, o di strani alambicchi di alleanze, a causare la caduta del governo potrebbe essere una scivolata, una buccia di banana, un banale incidente istituzionale.
Infatti la settimana scorsa è quasi accaduto con due pasticciati voti al Senato. La prima volta, venerdì, i senatori sono rientrati a votazione già aperta, mentre il governo stava andando sotto. La seconda volta è stata il giorno dopo, quando, vista l’illegalità del voto della seduta precedente, si è riaperta la sessione e il governo ce l’ha fatta con appena due voti di vantaggio.
Le due occasioni sono quindi la testimonianza concreta che la maggioranza è sciolta. L’M5s è spezzato in mille rivoli ferocemente l’uno contro l’altro, il Pd cela a fatica il disprezzo per l’alleato di governo mentre covano le solite sedizioni interne.
La Lega è divisa in pro o contro Salvini. Forza Italia insegue l’ombra di Berlusconi. Fratelli d’Italia tallona l’intuito centrista di Giorgia Meloni mentre le radici restano ancora nell’antica ultra-destra.
In ciò, il presidente del Consiglio, non eletto in Parlamento, sembra volere non un suo partito ma una rappresentanza personale. Essa è scelta da lui e convocata in “stati generali” al suo servizio a villa Pamphili, quasi moderno Aventino di chi non si fida più di Montecitorio.
Intanto la danza infernale sulla crisi giudiziaria intorno ai magistrati Palamara o Di Matteo e il ministro Buonafede continua a gettare lapilli di fango incandescente che bruciano e marchiano a sangue le istituzioni.
Infine, ci sono le ombre dei soldi del venezuelano Nicolas Maduro ai 5 Stelle, i quali (per coincidenza?) un anno e mezzo fa sostennero l’uomo forte sudamericano contro il suo rivale Juan Guaidó, appoggiato da Usa, Ue e Vaticano.
Pare una dissoluzione dei sensi, non si sa dove guardare, perché tutto è etereo ed evanescente. Quindi tutto potrebbe tenersi all’infinito, come pare pensi Calogero Mannino, oppure potrebbe cadere all’improvviso, per un incidente più o meno casuale, come è successo ben due volte a Romano Prodi.
Il caos della settimana scorsa fa pensare che l’arrivo dell’incidente sia solo questione di tempo. Oppure no, e in tal caso tutto continuerà a sciogliersi con il caldo dell’estate fino al 20 settembre, quando l’inizio dell’autunno darà il risultato delle elezioni regionali. Qui le previsioni dicono che l’architrave del governo, il M5s, sarà vinto. Ma per allora il paese potrebbe avere perso altri tre mesi in abulia, dopo gli altri sei mesi asfaltati dall’epidemia. La stabilità è importante ma solo se non è stabilità nell’inazione, come sottolineava già Stefano Folli.