In attesa dei numeri del dopo voto di lunedì, a Roma l’impressione prevalente nello straniero arrivato da lontano è che la solfa attuale continuerà nei prossimi mesi. Cioè che qualsiasi sarà il responso delle urne, l’alleanza di governo M5s-Lega continuerà come prima.

I due partiti continueranno a essere insieme al governo, e come oggi continueranno a paralizzarsi a vicenda per le liti continue. Da un lato questo ha un vantaggio: monopolizzare governo e opposizione, escludendo e oscurando tutto il resto del Parlamento. Dall’altro lato però questo ha anche uno svantaggio: il governo non fa niente e non decide niente, salvo distribuire prebende ed elemosine con soldi che non ci sono.



Ma vista l’attuale mancanza di urgenze, il litigio spettacolare e la follia del non governo si protrarranno ancora. L’obiettivo di M5s e Lega pare sia spartirsi le nomine d’autunno. In effetti si delinea una nuova formula di “governo-non governo” che distribuisce favori senza curarsi da dove arriveranno mai i soldi. La formula attuale sembra essere: spingere su reddito di cittadinanza e quota 100, che hanno creato un buco di 23 miliardi, e compensarli in parte togliendo gli 80 euro. 



Il punto vero però è che nessuno sembra pensare a un piano organico di rinascita del paese. Nessuno sa come rilanciare l’economia o come salvarsi dal debito crescente. E la storia dice che nessuna bolla si è gonfiata all’infinito. Prima o poi scoppia. 

I comunisti di Stalin o di Mao, per pensare solo a esempi recenti, tentarono di sfidare la gravità economica con la collettivizzazione delle terre senza idee sullo sviluppo o su come ripagare i debiti, sia in Russia negli anni 20, sia in Cina negli anni 50. Entrambi pagarono con carestie mortali. Più vicino a noi la Grecia del dopo crisi 2008: ha pagato i suoi debiti di hybris con gli interessi.

Quindi per l’Italia e per il governo il problema non è “se” il redde rationem arriverà, ma “quando” arriverà.

La scommessa della coppia di governo forse è restare in sella fin quando arriverà il putiferio. Quindi se putiferio sarà, far volare gli stracci, dando la colpa all’euro, agli americani, al destino ladro. Oppure, se il declino sarà lento, come sta accadendo dal 2004, in cui l’Italia si impoverisce e si sgonfia piano piano come sta avvenendo al Giappone dagli anni 80, la coppia M5s e Lega mira a stare semplicemente al potere, fedele al vecchio motto andreottiano “il potere logora chi non ce l’ha”. Intanto però le grandi aziende “italiane” si sono trasferite all’estero, o stanno per trasferirvisi. Così come i ricchi stanno portando o hanno già portato i loro soldi fuori.

Qui c’è una differenza sostanziale con il Giappone. Il debito interno giapponese di oltre il 200% sul Pil è tutto nelle mani dei giapponesi, i quali lo comprano nonostante i rendimenti dei loro bond siano inferiori ai tassi di inflazione. Ma gli italiani fanno lo stesso?

In realtà c’è anche un’altra ipotesi: che il mondo “si intrometta”. Tutti questi sogni si fanno senza pensare che gli stranieri, i debitori esterni, i problemi degli altri, non intervengano. E questi “problemi”, primi fra tutti, sono gli europei, stufi di finanziare senza chiarezza il debito italiano, e gli americani, che ancora non si sono dimenticati l’affronto della firma sul memorandum per la Via della Seta voluto da Giuseppe Conte e Luigi Di Maio.