Che ne sarà del prossimo futuro dei pentastellati e quindi del parlamento e del Paese? La profondissima crisi dei partiti sta esplodendo a cominciare dal più anti-partito, il M5s.
Infatti, il loro leader storico Giuseppe (Beppe) Grillo sembra avere perso la testa per l’accusa contro il figlio di stupro. Ha pubblicato un video che va contro tutto quello per cui lui stesso ha urlato fino ieri, che di fatto lo sta seppellendo e seppellisce anche la causa del figlio, innocente o colpevole che sia.
Il fatto che non si renda conto del cortocircuito devastante che ha innescato prova ancora di più che Grillo ha perso lucidità.
D’altro canto l’altro Giuseppe a 5 Stelle, Conte, avrebbe dovuto rifondare il partito ma evidentemente non ci sta riuscendo. Impelagato in questioni leguleie con la Casaleggio Associati, co-proprietaria di marchio e contorni, affossato in una guerriglia con centinaia di parlamentari indisciplinati, e apparentemente incapace di dare uno slancio politico, Conte è la pallida ombra di sé stesso premier.
Il M5s poi non aveva una struttura e una idealità chiara. Prima c’è stata la protesta contro il potere e poi la gestione del potere intorno alla presidenza del Consiglio. Oggi che la protesta e il potere non ci sono più, cosa può raccogliere il Movimento? I leader dovrebbero rispondere. Però, come abbiamo visto, Grillo e Conte sono fuori gioco. Né Luigi Di Maio ha la statura di carattere e la caratura intellettuale per raccogliere una qualche eredità.
Il Movimento sembra così un malato terminale che per tornare in vita ha bisogno di un miracolo (improbabile, ma possibile) e che non spirerà fintanto che non si spengono le macchine, cioè si torna alle urne.
Nel frattempo i 300 e più parlamentari a 5 Stelle non faranno sciogliere le camere per mantenere il loro posto semi-fisso; ma il caos permane e governare per Draghi potrebbe risultare sempre più difficile.
Nel frattempo Fratelli D’Italia ha presentato una mozione per chiedere le dimissioni del ministro della Salute Roberto Speranza. Cosa comprensibile, visti gli errori marchiani nella gestione dell’epidemia. Il punto è che le dimissioni di Speranza possono fare cadere il governo.
Se così fosse, in vista del fatto che ormai la campagna vaccinale procede, si potrebbe tornare al voto o si dovrebbe rabberciare un Draghi bis? In un modo o nell’altro la caduta di Draghi in questo momento sarebbe un colpo ai reni per l’Italia che grazie a lui sta riprendendosi uno spazio internazionale e comincia a risolvere alcuni problemi.
Se anche Draghi non cade, ad agosto comincia il semestre bianco, le tensioni internazionali tra Usa e Cina si moltiplicano e possono incidere sull’agenda italiana. Molti parlamentari potrebbero smettere di rispondere ai gruppi pentastellati e i partiti della coalizione potrebbero diventare più litigiosi.
Ci vorrebbe un richiamo alla responsabilità e alla calma di tutti per uscire dall’emergenza Covid e cominciare la ripresa; sembra invece che tanti pensino che la responsabilità sia stata scegliere Draghi come premier, a lui spettino i doveri derivanti e questo li assolva da ogni irresponsabilità.
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