Nella politica italiana, che annusa tempi più sereni sull’economia, sembra esserci una corsa al centro. L’Europa infatti per comprarsi nuovi consensi sembra sia disposta a consentire una finanziaria più generosa. Essa taglierebbe gli scontenti che portano voti di protesta alla Lega e ai vecchi ribelli dei M5s.
Prima di tutti c’è Matteo Renzi, tornato al centro della politica italiana in maniera inaspettata. Oggi leader della sua disciplinata Italia viva, ha problemi e difficoltà nuove rispetto al passato quando era capo del pur riottoso Pd.
Egli, con una pattuglia di una quarantina tra deputati e senatori, deve infatti trasformare la sua capacità di manovra nel palazzo in consensi elettorali di dimensioni sufficienti per non diventare insignificante alle prossime elezioni. Ciò è difficile in tempi normali, figuriamoci oggi che sono tempi straordinari.
Renzi infatti ha occupato uno spazio lasciato vuoto al centro dalla precedente estremizzazione del dibattito politico tra Lega e M5s, però con la sua scissione si è alienato il favore di alcuni “poteri forti” – finanza, industrie, alta burocrazia – che occupano il centro, insieme alla presidenza della Repubblica e alla Chiesa.
Il presidente Sergio Mattarella, che aveva cercato il governo Pd-M5s invece delle elezioni anticipate, si è trovato di fatto pugnalato alla schiena dalla scissione. Essa cambia la maggioranza da due a tre partiti. Lo stesso è stato per la Chiesa, che ha sostenuto il nuovo governo opponendosi al leader della Lega Matteo Salvini.
Renzi sembra aver dovuto fare la scissione perché il segretario del Pd Nicola Zingaretti non gli aveva dato ministeri nel nuovo governo. Invece Zingaretti pare dica: Renzi si voleva impossessare del Pd, non solo del governo, quindi dovevo reagire.
Comunque sia, Renzi ha sì un partito suo, ha sì grandi capacità di condizionamento del Pd (dove è rimasta una pattuglia di fedeli) e del M5s (che ha il terrore di tornare alle urne). Ma oggi ha meno amici di prima. In un sistema bloccato, come il fascismo, o semi-bloccato (a destra e sinistra) come la prima repubblica, può anche essere che “molti nemici molto onore” come sosteneva Mussolini e sogghignava Craxi ai tempi del Caf. Ma in una situazione liquida come quella attuale è ancora così? In più, entrambi gli uomini orgogliosi dei nemici furono bene attenti a non mettere in quella lista il capo dello Stato (cioè il re ai tempi di Mussolini) o la Chiesa.
In realtà il nemico vero di Renzi pare essere il premier Giuseppe Conte. Si mostra azzimato, col figlio per mano in pantaloncini e scarpe da ginnastica, equanime in manifestazioni dall’estrema destra (Giorgio Meloni) all’estrema sinistra (Maurizio Landini). Parla di tassare le merendine, disincentivare l’uso del contante, incoraggiare le carte di credito (di proprietà delle banche). Pare si sia ai tempi degli attacchi alle plutocrazie, tema caro appunto all’estrema destra e all’estrema sinistra, come se il grave problema dell’enorme sfiducia nello Stato si gestisse sostituendo il Buondì col panino alla mortadella.
Fa poi tutto col vestito su misura, il fazzoletto a tre punte nel taschino, l’eloquio arzigogolato. Cerca di farsi tutti amici e nessun nemico. Sembra l’uomo per tutte le stagioni, come ha già dimostrato servendo ciecamente Salvini e poi rinnegandolo, dopo che il leader della Lega aveva sbagliato e non cercando di fermarlo prima che sbagliasse.
Così Conte sembra uscito dal Misantropo di Molière, colui che cerca di amicarsi tutti perché odia tutti. Ma in questo oggi, se il marchingegno non si spezza, va bene a tutti perché non va male a nessuno. Renzi è invece più reale, più urticante e autentico, in quella però che padre Sorge definiva una ricerca affannosa dell’affermazione dell’io attraverso la politica.
Lo spazio a cui mirano è lo stesso, anche se con strumenti diversi.
Pare poi andare verso il centro anche la Meloni, come ha raccontato Stefano Folli qualche giorno fa. Alla sua recente manifestazione ha invitato appunto Conte ma anche il premier ungherese Viktor Orbán, che sarà di destra ma aderisce al Partito popolare europeo. La Meloni evita slogan intossicati e intossicanti, ed è più simpatica alla Chiesa di una certa Lega estremista. Donna, forse con meno tare caratteriali di Renzi o Conte, ha però il bagaglio della destra più retriva, di quella Casa Pound che invoca legge e ordine e invece occupa uno stabile nel centro di Roma senza legge e senza ordine.
Nell’attuale clima generale diventano marginali la Lega e M5s ribelli.
Ma la serenità economica di oggi forse non è destinata a durare. Le turbolenze per il possibile impeachment al presidente Usa Donald Trump allontanano le prospettive di un accordo commerciale con la Cina, così la crescita della domanda globale rimane debole e le ombre della recessione si allungano, al di là di ogni finanziaria.