Il 14 agosto Wall Street è caduta del 3%, 800 punti, portando il giorno dopo a una scivolata sui mercati asiatici e a segnali preoccupanti in Europa, dove la Germania, la locomotiva del continente, pare avviata verso la recessione.

In questa situazione estremamente fragile, in Italia i parlamentari non vogliono la crisi perché il 70 per cento di loro perderebbe il posto, in barba ad anni di discorsi contro i “professionisti della politica”. Tra questi principalmente i 5 Stelle, ma anche Pd e FI.



Matteo Renzi ha sentito il vento e lo vuole usare. Vuole l’azione per riprendersi il partito e/o farsene uno suo svuotando il Pd. Cioè in teoria Lega, Pd e FI come partiti vogliono (o almeno volevano fino a pochi giorni fa) andare al voto, ma non così i loro deputati, e la cronaca dimostra che sono i deputati che vincono.



Il leader della Lega Matteo Salvini vuole le elezioni per sottrarsi agli assalti giudiziari dell’eventuale Moscopoli. Ma proprio per questo non vuole dimettersi da ministro dell’Interno, perché sarebbe molto più debole davanti alle inchieste e anche perché oggi di fatto fa campagna elettorale stando al ministero dell’Interno. La Lega con la storia dei 49 milioni è senza soldi; viceversa come farebbe?

Di mezzo c’è il balletto delle mille scuse: la finanziaria da approvare perché altrimenti è il disastro, la riduzione dei parlamentari perché così semplifichiamo, eccetera. Ma da lontano queste paiono tutte scuse di cui non importa un fico secco ad alcuno dei contendenti. Contano solo nella misura in cui offrono una scusa formale per accelerare o fermare il processo verso il voto.



La realtà è che il governo è finito, la legislatura anche, e la seconda repubblica ha una pietra al collo. Serve una costituente, come ha detto anche Giorgio Vittadini, perché lo sfascio è sistemico. Lo scandalo del Csm non è un episodio che si può aggiustare, è la prova che il sistema giudiziario non riesce più a funzionare. Il fatto che i parlamentari oggi siano un potere indipendente e autonomo dai partiti vuole dire che il Parlamento così com’è non funziona più.

Tutto ciò significa che la Costituzione andrebbe modificata profondamente, non basterebbero degli aggiustamenti. Ma in concreto, come arrivare a una costituente?

La Costituzione attuale fu il frutto della fine della seconda guerra mondiale e dell’ombra della guerra fredda, in cui entrambi i blocchi dominanti Dc/liberal-repubblicani e Pci/Psi non volevano completamente schierarsi con i loro referenti esteri Usa o Urss. Ma oggi non c’è stata una guerra o un fallimento totale del Paese, e ancora non è del tutto in moto la seconda guerra fredda che pure si profila con la Cina. Né è chiaro se alla fin fine ci sarà davvero e poi – nel caso – come sarà.

Quindi in mancanza di uno shock esterno o interno la degenerazione purulenta del sistema potrebbe andare avanti per mesi o anche anni.

Salvini in questo è oggettivamente la miccia, spiacevole ma tant’è, che potrebbe cambiare molte cose. Il suo timore di finire nel tritacarne degli scandali e d’altro canto il vantaggio sempre suo che avrebbe una volta all’opposizione, diventando un martire dell’inciucio parlamentare M5s-Pd e accumulando consensi, potrebbe spingerlo a tentare di forzare la mano. Quindi è lui lo snodo del momento. Gli altri oggettivamente hanno interesse a tirare a campare. Però non è una partita facile, perché i parlamentari gli sono contro, e poi è possibile che le inchieste lo logorino.

Per uscire dall’angolo dovrebbe costruire rapporti forti con l’estero, con gli Usa (che un pochino ha) con la Ue (che non ha), e la Chiesa (che non ha), senza cui non si governa l’Italia. Senza, rischia di rimanere ostaggio di mille giochi di palazzo.

Non è chiaro se e cosa succederà, ma è chiaro che il mondo non aspetta l’Italia e i suoi giochi di palazzo. L’Italia non è minimamente pronta ad affrontare la tempesta internazionale che si profila, con un Parlamento che è già uno zombie, non vivo e non morto. È davvero la peggiore delle situazioni possibili.