La sinistra sembra stia evaporando e questo potrebbe far traballare pesantemente il sistema italiano al di là della normalizzazione introdotta dal governo di Mario Draghi.
La sinistra costituita da Pd e M5s oggi ha perso il ruolo identitario di coalizione di partiti anti-barbarie – vera o presunta – del centrodestra a trazione Lega. Ora Pd, M5s e Lega sono tutti al governo e questo potrebbe in teoria diluire le differenze. Dunque sarebbe importante poi rimarcare perché sono diversi e perché chiedono il voto domani agli elettori.
Si tratta per la sinistra di un problema identitario e anche pratico. La Lega e il centrodestra in generale possono dire, a torto o a ragione, che le politiche di mercato di questo governo sposano il proprio liberalismo originario, ma la sinistra?
La sinistra in Italia e nel mondo ha perso la vecchia bandiera della lotta di classe. Con il crollo dell’Urss è crollata anche l’idea antica che le questioni sociali si dovessero concepire in termini di contrapposizioni di interessi di classe dove una soluzione finale sarebbe stata l’abolizione del capitalismo.
Oggi la vecchia classe operaia, architrave dell’idea della lotta di classe, è sparita e le questioni sociali nei vari paesi sono un reticolo confuso di contrapposizioni tra nuovi poveri, immigranti da vari paesi con varie esigenze, ex classe media impoverita. Tutti poi cercano una redenzione personale, di arricchirsi, di cambiare status, non un’emancipazione di gruppo.
Ora coloro che andrebbero difesi e promossi sono i milioni di immigrati in Italia che pagano tasse ma non sono cittadini italiani e non hanno diritto di voto. Ma proprio perché non votano, non possono essere base di un partito che ha bisogno di voti.
Contro di loro ci sono i nuovi poveri italiani, che vedono gli immigrati come un’ulteriore minaccia al loro stato; per questo magari sostengono la Lega e non vogliono annacquare il loro potere di influenza dando diritto di voto agli immigrati residenti.
Entrambi i gruppi poi non vogliono nuovi immigrati, o se li vogliono vorrebbero i loro amici, parenti, connazionali, non altri. In questa contraddizione di aspirazioni e idee manca un nesso unificante.
Le classi agiate poi sono spesso a favore degli immigrati non votanti per motivi culturali alti, ma anche per interessi economici bassi. L’immigrazione mantiene basso il costo del lavoro e importa in casa (con vantaggi e svantaggi) la delocalizzazione cominciata trent’anni fa e che ora si sta contraendo per ragioni anche geopolitiche.
In questa giungla di contraddizioni italiane, simili a quelle di tanto mondo sviluppato, la Chiesa cattolica e altre organizzazioni religiose stanno dimostrando di essere più efficienti dei vecchi partiti di sinistra, ritornando a un’origine di risposta sociale delle fedi abramitiche che Karen Armstrong aveva individuato anni fa nel suo A History of God.
Senza spinta sociale la sinistra cosa fa o può fare? Il punto è enorme. La risposta del Pd di Enrico Letta è quello di cercare temi cultural-etici: la difesa delle donne, dei diritti dei settori discriminati socialmente per esempio. Ma questo funziona in America, perché dietro questi temi etico-sociali ci sono gruppi di interessi forti e autentici. Una parte della finanza-tecnologica americana li sostiene in contrapposizione a quanto fa l’industria manifatturiera perché in questo vede il futuro del capitalismo.
Ma in Italia tali interessi non paiono avere dietro interessi sostanziali o spinte progettuali per il paese. Inoltre anche in America, con il Covid e l’escalation della crisi geopolitica con la Cina, tali temi stanno rientrando, perché finanza tecnologica e industriale cominciano a cercare una nuova alleanza per affrontare le sfide future. In Italia tali temi sono invece emersi adesso.
Chi presterà loro l’attenzione che meritano mentre il Covid impazza e la questione Cina sta diventando l’ago della bussola di ogni politica interna ed estera in Europa e nel mondo?
Poi c’è il Movimento 5 Stelle. Il Movimento di Grillo ha visto prima del Pd la debolezza dell’idea di lotta di classe e ha inventato la questione etica dell’onestà, che per molti versi era stata usata dall’inizio di Mani Pulite negli anni 90. Ma dopo tre passaggi al governo con tutte le alleanze possibili la questione etica oggi forse danneggia proprio M5s invece di aiutarlo. Né M5s ha trovato idee di rimpiazzo.
Gli ultimi partigiani sostengono che Draghi fa quello faceva Conte e quindi gridano al complotto contro la persona di Conte. Ma ammesso che fosse così, l’argomento vale anche al contrario: se Draghi è uguale a Conte, perché opporsi a Draghi? C’è un motivo personalistico? Insomma anche qui sembra esserci una debolezza teorica estrema che si riflette sulla questione pratica: perché elettori ormai molto volatili dovrebbero scegliere tra sei mesi, un anno o due M5s?
Alle fine, se i due partiti della sinistra italiana fossero in via di estinzione, sarebbe una cosa in fondo naturale. Se non fosse per le conseguenze.
Senza una sinistra non c’è nemmeno una destra e manca l’idea dell’alternativa di governo che ha fondato tutta la seconda repubblica. A questo si sommano le caratteristiche della Costituzione pensata per escludere nei fatti le ali di destra e sinistra e concentrare potere al centro.
La fine dell’esclusione informale di ex Msi ed ex Pci dal governo e il cambio del sistema di voto non ha poi modificato la Costituzione.
Nella prima repubblica i deputati che cambiavano partito erano pochissimi e non avevano una vera incidenza politica. Nella seconda repubblica i cambi di partito sono diventati frequenti con altissima incidenza politica, si veda la Lega che nel 1994 tradì Berlusconi o Rifondazione comunista che tradì Prodi nel 1997, o le recenti giravolte di Renzi che prima ha promosso il Conte 2 e poi lo ha abbattuto.
Nei fatti senza un cambio di Costituzione il sistema bipolare in Italia non funziona, è altamente instabile. In più la dissoluzione della sinistra può comportare lo speculare venir meno della destra. La destra in questo momento dovrebbe diventare partito di centro. Potrebbe farlo se però smettesse alcune sue posizioni sterili in politica estera, che sempre di più condizionano e condizioneranno la politica interna. Ma questo non avviene e per adesso c’è un vuoto.
In tale vuoto c’è la fine, nei fatti e nella forma, del bipolarismo.
Da qui in poi tante cose sono poco chiare, tranne il fatto che almeno per un anno Draghi governerà. Ma questo suo governo, per quanto buono, non può sostituire la debolezza dei partiti. Anzi tale debolezza diventa la più grande alea che minaccia il suo governo.