Nubi buie e oscure gravano intorno all’ennesima crisi politica che scuote l’Italia. Il governo del premier Giuseppe Conte, scosso dal ritiro dei ministri di Italia viva, la formazione guidata da Matteo Renzi, per una settimana è andato a caccia di nuovi appoggi in parlamento.

Per questo, secondo la stampa italiana, ha chiesto il sostegno non di un partito nuovo per un progetto nuovo, ma a transfughi di piccole formazioni, che già altre volte in passato hanno cambiato casacca non per motivi ideali ma per una qualche ricompensa.



Inoltre si è scritto che Conte ha mobilitato cardinali e generali sempre alla ricerca dei voti in sostituzione di quelli di Renzi. Vere o false che siano le voci su vescovi e generali, resta il fatto che forze extraparlamentari, a braccetto per appoggiare un premier che tra l’altro non è stato scelto attraverso le elezioni, lasciano in bocca un sapore da golpe sudamericano.



Conte ha smentito di avere usato impropriamente i servizi segreti, non ha fatto accenno ai prelati. La smentita, per come è stata fatta, potrebbe apparire quasi una conferma. Marcello Sorgi, che aveva lanciato l’accusa, ha risposto che i Servizi non saranno stati coinvolti ma cardinali e generali si sono espressi pubblicamente.

Dall’esterno tali voci appaiono riprova di un periodo torbido e confuso del paese. In ciò il raggio di luce è il fatto che Conte abbia annunciato ieri di volere lasciare la delega sui Servizi. Bisognerà poi vedere se e come succederà.

Quindi rimane il grande quesito dell’economia. In Europa cresce la sfiducia. Il Recovery Plan è stato giudicato insufficiente e vago e perciò non c’è nessuna garanzia che i fondi arriveranno, visto che tutti i paesi Ue devono approvare il piano italiano.



Intanto dei 100 miliardi spesi nel 2020, per ammissione del premier stesso, quasi nulla è andato in investimenti per lo sviluppo, tutto è stato distribuito in aiuti, cioè i soldi sono stati distolti da impegni produttivi, i soli che possono creare davvero crescita.

La lotta all’epidemia e il ritorno a scuola – perché i giovani ora stanno perdendo il secondo anno di studi di fila – lasciano risposte insoddisfacenti, visto l’andamento della malattia e i risultati dei ragazzi.

In tutto questo Renzi appare come Shiva, il crudele dio della distruzione e della creazione nella Trimurti dell’Olimpo indiano. Shiva, con quattro zanne nell’iconografia tradizionale, è il dio che sente l’odore della crisi e scatena tempeste e devastazioni creative. Il leader di Italia viva è infatti stato l’inventore del Conte 2 nel 2019 e oggi è l’uomo che lo sta azzoppando.

Invece Conte è l’uomo che ha in due anni ha fallito due volte. Prima non è riuscito a tenere insieme il governo con Matteo Salvini, leader della Lega, o ha mancato nel domarne i furori peggiori, poi non è stato capace di tenere l’alleanza con il suo mentore Renzi. Di conseguenza Conte appare o inadeguato o molto sfortunato.

In Cina, quale che fosse il motivo, un governo di questo tipo sarebbe caduto, perché si vede il fallimento oggettivo, al di là dei motivi. Perché se anche fosse pura sfortuna, la sfortuna vuol dire che il Cielo non vuole, e chi osa mettersi contro il Cielo?

Oggi tanti si attendono che Conte, pur appena di misura, riesca a stare in sella. Ma c’è anche un’altra attesa: che la sua maggioranza sia risicata e che quindi Conte ottenga, come diceva Stefano Folli già la settimana scorsa, una vittoria di Pirro.

Renzi da domani invece ha assunto il ruolo di un altro personaggio dell’antica storia romana, quella di Quinto Fabio Massimo il Cunctator, colui che con una strategia di agguati mirati e costanti, fiaccava Annibale. Cioè, vista da oriente, Conte si sottopone alla tortura dei mille tagli, nella speranza che arrivi un miracolo e il supplizio finisca prima della morte.

Forse avrà ragione e sopravvivrà; in ogni caso, al di là di ogni risultato del voto di oggi, l’Italia mercoledì appare più debole.