Chiedono la difesa dei prezzi, di non essere in balìa della grande distribuzione, ma anche una concorrenza leale a livello europeo, anche dai prodotti in arrivo dall’Ucraina. Gli agricoltori francesi, che con alcuni trattori sono riusciti a entrare a Parigi, rimediando anche dei fermi dalla Polizia, continuano la loro protesta, sostenuti dall’opinione pubblica. Il governo del nuovo primo ministro Attal ha cercato di venire incontro alle richieste dei manifestanti snellendo le pratiche burocratiche, sfiorando anche l’incidente diplomatico con la Spagna, presa di mira per la sua legislazione sulla grande distribuzione.



I problemi sul tavolo però si risolvono anche a livello UE. E per questo, fa notare Francesco De Remigis, già inviato a Parigi, esperto di questioni francesi per Il Giornale, una volta tanto Macron, uno dei capi di Stato più europeisti, stavolta dovrà chiedere alla Von der Leyen maggiore attenzione per le esigenze dei suoi agricoltori, già duramente colpiti anche dalle norme del Green Deal varato dalla Commissione. Il suo primo ministro, d’altra parte, ha chiesto “un’eccezione francese”, usando temi che hanno richiamato la Le Pen.



Qual è il principale motivo di protesta degli agricoltori francesi? Prevalgono i costi imposti dal Green Deal Ue con i suoi vincoli, come in Germania?

Direi piuttosto che il tema centrale della rabbia francese è legato alla difesa dei prezzi, alla mercé delle centrali d’acquisto della grande distribuzione, installate in Belgio, Olanda e Spagna. Zone grigie nel cuore dell’Europa che garantiscono alle multinazionali di aggirare spesso le leggi nazionali, come quella francese (Egalim) che solo in teoria garantisce ai produttori quel che costa davvero un prodotto. Infatti il ministro dell’Economia Le Maire chiede che sia applicata raddoppiando i controlli.



Quali sono le scelte dell’Unione Europea che i contadini contestano?

Vogliono una difesa efficace dalla concorrenza sleale. Da Bruxelles i “trattori” pretendono anche più protezione dai prodotti che arrivano dai Paesi dell’Est, Ucraina in primis: dalla primavera 2022, zucchero, cereali e pollame da Kiev hanno invaso i mercati Ue, e soprattutto la Francia. A prezzi shock e offrendo garanzie ben diverse da quelle chieste ad allevatori ed agricoltori comunitari.

La Commissione ne ha preso atto?

Solo in parte. Invece sembra si vada verso una proroga allo stop ai dazi di importazione, di un anno, da giugno 2024, con possibili limiti temporanei solo su pollame, uova e zucchero dall’Ucraina. C’è poi l’accordo col Sudamerica per il libero scambio che la Commissione europea vuole finalizzare. Ma il cosiddetto Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay più Paesi associati) è considerato una forzatura senza tutele. Macron ha detto un chiaro no. Scholz è sempre stato più aperto. Per questo gli agricoltori hanno occupato anche le aree limitrofe alle piste d’atterraggio, per dare un segnale anche su questo dossier “caldo”, che oggi il presidente francese si vede costretto a discutere con Ursula Von der Leyen.

Uno dei temi sollevati dai manifestanti è quello della burocrazia, che impedisce di incassare in tempi brevi gli aiuti europei: Attal ha già annunciato l’eliminazione di alcune norme e promesso altri provvedimenti del genere, perché non è bastato a placare la protesta?

La protesta è eterogenea, ma ha avuto il merito di chiarire che cosa può fare il Governo nazionale subito e cosa invece devono fare i Governi UE discutendone con la Commissione. Lo ha ammesso lo stesso Attal. Non c’è solo la burocrazia europea, che pure fa perdere le staffe agli agricoltori, costretti a perdersi tra pile di fogli da compilare, regole da rispettare, avendo pure dei satelliti che controllano che stiano facendo, per così dire, correttamente il proprio lavoro. Ma anche quella nazionale.

Sono diverse?

Quella nazionale francese riguarda anche, per esempio, i passaggi di proprietà da padre a figlio, con farraginose procedure e soprattutto costi proibitivi, privi di ogni logica se si punta a mantenere in piedi le attività. Su questo Attal si è impegnato a cambiare passo, facilitando il passaggio se l’impresa agricola resta nell’alveo familiare. Il ministro dell’Agricoltura ha invece annunciato altri 80 milioni, stavolta stanziati per i viticoltori.

Il governo ha messo sotto controllo la grande distribuzione per definire pagamenti adeguati per i produttori. Come viene incontro alle esigenze degli agricoltori senza far aumentare l’inflazione?

L’inflazione francese è tornata in realtà abbastanza sotto controllo. A gennaio ha rallentato. Proprio questa settimana il ministro dell’Economia ha detto che è scesa al 3,1%.

La protesta degli agricoltori continua da diversi giorni: sono determinati a proseguire? I francesi sono dalla loro parte?

Quasi 9 su 10 la sostengono, sono pronti anche ad affrontare i disagi a oltranza.

Qual è l’impatto della contestazione in termini di viabilità e approvvigionamenti?

Macron cammina sulle uova e nel vis-à-vis con Ursula Von der Leyen previsto oggi a margine del Consiglio europeo proverà a disinnescare i temi “caldi”. Il suo governo ha schierato i blindati intorno a Parigi per evitare che un centinaio di trattori raggiungessero Rungis, mettendo al riparo il maggior mercato internazionale agroalimentare di prodotti freschi del mondo: se venisse bloccato, l’Île-de-France avrebbe gravi problemi di approvvigionamento nel giro di tre giorni. Alla fine alcuni trattori sono riusciti a entrare. Per la prima volta ci sono stati degli arresti. Un’ottantina di fermi. Un faccia a faccia inedito con la polizia, finora rimasta alla finestra di fronte a una protesta comunque pacifica.

Le manifestazioni di questi giorni sono il primo grande banco di prova del primo ministro Attal. Come si sta comportando e che contraccolpi sta avendo la situazione a livello politico?

Prematuro dirlo, perché siamo davvero nel vivo di una lunga marcia. Ma Attal ha già incassato l’alto gradimento personale, scalzando l’ex premier Philippe dalla testa della lista dei politici più apprezzati di Francia. Un buon inizio, il suo, stando ai sondaggi. Ma da qui alle europee la sfida è lunga. E dovrà vedersela col lepenista Bardella, capolista del Rassemblement national, che anche sulla protesta soffia e la cavalca in chiave anti-UE, ed è in vantaggio invece nei sondaggi di partito.

Macron ha difeso la Politica comune agricola europea osservando che senza la Pac molti agricoltori non potrebbero sopravvivere. Come sosterrà in sede UE le rivendicazioni degli agricoltori europei?

Siamo di fronte a un paradosso: il più europeista tra tutti i capi di Stato e di governo dell’Ue, strenuo difensore delle logiche comunitarie, stavolta si presenta col guanto di sfida a Bruxelles per evitare il caos. Dovrà far capire alla Commissione che non si possono imporre norme dall’alto. E anche se considera giusta l’impostazione ecologista, la sovranità alimentare, in questa fase, deve portare a un cambiamento tangibile.

Come si sta comportando il Governo francese con gli altri dell’Ue in questa crisi?

Il premier Attal è finito nella bufera in Spagna, con cui è stato davvero sfiorato un incidente diplomatico. Ha dato quasi l’impressione di voler sfasciare l’Europa. C’è stato un gelo tra Parigi e Madrid dopo le sue parole in Assemblea nazionale sull’agricoltura: “Serve un’eccezione francese”, ha detto nel discorso di politica generale, parlando di concorrenza sleale anche da Paesi vicini.

Perché Attal ha evocato la Spagna?

Implicito il riferimento alle norme iberiche sulla grande distribuzione. Non a caso gli agricoltori francesi hanno bloccato i camion spagnoli, denunciando le pratiche dei colleghi spagnoli, che a detta dei transalpini usano prodotti chimici per l’agricoltura. Il presidente del sindacato delle cooperative agroalimentari di Spagna, Angel Villafranca, in tv ha attaccato Attal (su Antena 3) chiedendo al governo spagnolo di non rimanere impassibile. Su La Sexta, il discorso di Attal, in particolare il passaggio a favore della “sovranità alimentare” francese, è stato interpretato come “nazionalista” e simile a quello di Marine Le Pen.

(Paolo Rossetti)

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