Ieri sera Macron ha parlato alla Francia e ha annunciato il pass sanitario obbligatorio per accedere a bar e ristoranti mentre i test Covid, ora gratuiti, diventeranno a pagamento da fine estate. Provvedimenti che visti dall’Italia possono sembrare scollegati, ma che in Francia rivelano una regia precisa, ci spiega Francesco De Remigis, inviato a Parigi de Il Giornale. La situazione è politicamente delicata perché “i ristoranti e i bar chiusi per 6-8 mesi hanno cominciato a pesare sulla psicologia del francese medio, facendo registrare le prime tensioni, anche nei sondaggi”. E Macron, non potendo chiudere di fronte all’incremento dei contagi da variante Delta, ha imboccato la via di rendere di fatto obbligatoria la vaccinazione.
I contagi aumentano e Macron va in tv. C’è un problema politico?
C’è un cambio di strategia ma non di visione. In Francia, contrariamente all’Italia, i test Covid sono gratuiti. Puoi farne praticamente quanti ne vuoi. Quindi finora chi voleva tornare alla vita normale, radunarsi, andare al museo o a un concerto, doveva essere vaccinato o avere un test negativo.
Risultato?
Agli scettici del vaccino bastava un test 48 ore prima e poteva fare comunque tutto. Macron ha annunciato quindi che i test Pcr diventeranno a pagamento da fine estate, forse la novità più sensibile. L’obiettivo è incentivare la vaccinazione anziché i test, che saranno gratuiti solo su indicazione del medico.
E queste misure come sono o saranno accolte dai francesi?
Di fatto chi non si vaccina resta ostaggio del non poter fare quasi nulla. Macron ha avuto il buon senso di indicare la strada e dare il tempo di abituarsi alle nuove misure, che premono per andare verso un obbligo vaccinale di fatto. Non dall’oggi al domani, ma lasciando il tempo di abituarsi all’idea. Ci sono delle tappe.
Quali?
Dal 21 luglio, pass sanitario necessario per i luoghi di cultura e rassemblement anche con soli 50 presenti. Da agosto, il pass sarà richiesto anche per entrare nei centri commerciali, negli ospedali, nei ristoranti, sugli aerei, negli autobus a lunga percorrenza, ecc. E poi la vaccinazione sarà obbligatoria per gli operatori sanitari dal 15 settembre: quelli che rifiutano, non vedranno lo stipendio.
Sono tanti gli operatori refrattari?
Solo il 61,3% degli operatori nelle case di cura è vaccinato e l’81% degli operatori sanitari. Soluzione drastica, quindi.
“Siamo all’inizio di una nuova ondata, temiamo un impatto imminente sugli ospedali per via della mancanza di un livello sufficiente di vaccinazioni”, ha detto il ministro della Salute Olivier Veran. Come si spiega questo ritardo francese sulla campagna di vaccinazione?
In generale, la sfiducia seguita al caso AstraZeneca anche in Francia ha provocato problemi. Certo si usano anche altri vaccini come Pfizer e Moderna, ma il cambio di posizione dell’Agenzia europea del farmaco che nella prima fase aveva dato ai singoli paesi la libertà di indirizzarsi verso una fascia piuttosto che un’altra nell’uso del preparato di Oxford ha creato qualche incidente di percorso nella scaletta delle inoculazioni.
Le autorità riescono adesso a procedere regolarmente con la campagna di vaccinazione?
36 milioni di francesi hanno ricevuto almeno una dose, 27 milioni e mezzo hanno concluso il ciclo. Ancora pochi per il piano francese. Nella prima fase c’è stato un lavoro per infondere fiducia, con scarsi risultati. Oggi il governo spiega che più ci si vaccina più si può tornare alla vita ante Covid, nonostante il Covid ci sia. Macron non lo nega: “Una forte ripresa dell’epidemia colpisce tutto il territorio”, ha detto ieri. Credo che le parole del presidente siano da leggere in una chiave di incentivo alla vaccinazione.
Anche perché la variante Delta è sì estremamente contagiosa, ma meno ospedalizzante delle varianti precedenti. È così anche in Francia, come in Italia?
Sostanzialmente la situazione è analoga anche se ci sono più casi rispetto all’Italia legati alla variante Delta dovuti anche alla vicinanza con il Regno Unito. Gli scambi sia tramite aereo che Canale della Manica sono ripresi quasi a pieno regime rispetto al lockdown. È naturale che l’intensificarsi degli scambi porti ad un aumento dei contagi. La variante Delta ha aumentato ovunque i casi. Macron ha citato il Giappone e le Olimpiadi senza pubblico. Ma ha subito detto: “Abbiamo il vaccino. Tutti quelli disponibili in Francia difendono anche dalla variante Delta. Più vacciniamo più eviteremo le ospedalizzazioni e altre varianti del virus”.
Quindi la linea non cambia.
La linea è la stessa, riaprire il più possibile e convincere la popolazione che “l’arte di vivere francese” – prendersi un caffè al tavolo, andare nei locali – è l’obiettivo finale. Questi aspetti non sono solo mediatici, sono molto significativi in Francia, che ha chiuso le scuole meno di noi, ma i ristoranti molto più di noi. Ed è per questo che Macron ha spinto e insiste sulla vaccinazione. Introducendo il pass sanitario si mettono i francesi davanti a una scelta. Volete essere ostaggi del virus o liberi? Non basterà più fare test due o tre volte a settimana.
Quale preoccupazione prevale all’Eliseo? Il ripetersi di un copione già visto nella scorsa estate o la sofferenza economica di settori come la ristorazione e il turismo?
Non come in Italia. In Francia come in altri paesi europei quelli che chiamiamo “ristori” sono stati puntuali, immediati e ben definiti. Però c’è un aspetto psicologico importante.
Quale?
Le prime tensioni, anche nei sondaggi, si sono registrate perché i ristoranti e i bar chiusi per 6-8 mesi hanno cominciato a pesare sulla psicologia del francese medio. La questione di riprendere a vivere e lavorare in libertà, pur facendo attenzione ai gesti barriera, è l’aspetto centrale della tenuta sociale del paese.
La Francia ha tenuto il punto del convivere col virus?
Fino a poche settimane fa alcune aziende obbligavano i dipendenti a mangiare sui marciapiedi oppure in automobile. Tornare a misure drastiche, di chiusura, sarebbe un problema per Macron che fino a oggi ha tracciato una strada precisa. Ecco perché si è inventato un modo nuovo per incoraggiare la vaccinazione di massa, un obbligatorietà di fatto entro l’estate.
E dal punto di vista economico?
Sotto questo profilo quasi tutti i settori sono stati coccolati dallo Stato. Macron non è tornato sui suoi passi. Convivere col virus. Mobilitiamoci per vaccinarci e per rilanciare il Paese. Ieri ha fatto riferimento a una crescita che potrebbe raggiungere il 6% nel 2021, la previsione del governo era del 5%. Si tratta quindi di alimentare questa dinamica immettendo la Francia su di una traiettoria di piena occupazione. Per farlo, Macron ha ribadito la necessità di dipendere meno dall’estero per determinati prodotti, servizi, tecnologie. Creare lavoro tornando a produrre in Francia.
Le misure annunciate incideranno sul consenso del presidente?
Finora ha tenuto nei sondaggi. Quelle annunciate, le ha condite con misure rimandate, come la riforma delle pensioni osteggiata da una porzione importante del Paese. Finché c’è la pandemia, va nel cassetto. E stavolta è ufficiale, lo ha detto ieri. Si concentrerà su riforme a favore di giovani e anziani.
In tema di sanità pubblica, ci sono anime politicamente diverse nel governo o prevale la sintesi?
C’è il peso del Comitato scientifico che dà indicazioni, però alla fine il governo fa sintesi. Macron ha tracciato una linea da seguire e anche i ministri come quello della Sanità o quello del Lavoro cercano di costruire norme compatibili con il dettato dell’Eliseo. Non ci sono state voci discordanti, giusto un minimo dibattito tra scienziati più “aperturisti” e quelli che chiuderebbero maggiormente, però la rotta di Macron è stata mantenuta, cioè convivere con il virus e tornare alla vita in libertà tenendo sempre presente le precauzioni.
(Marco Tedesco)
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