Ma è vero, come hanno scritto diversi giornali in Italia, che il Senato francese ci ha copiato, approvando l’estensione del green pass? “No, anzi. Semmai è il contrario”: la risposta, chiara, arriva da Francesco De Remigis, inviato a Parigi de Il Giornale, che aggiunge: “C’è una querelle tra i due rami francesi del Parlamento, e il voto sul passaporto sanitario è soltanto l’ultimo tassello di una battaglia che li vede contrapposti dall’inizio della legislatura”.
L’oggetto del contendere?
Il Senato ha ridotto dal 31 luglio dell’anno prossimo al 28 febbraio la possibile proroga delle misure contro l’epidemia di Covid-19, ritenendo necessaria una revisione parlamentare prima dell’estate.
Manovra d’imperio dell’Eliseo su un tema divisivo. Cosa rischia davvero Macron?
Macron ha ancora la maggioranza all’Assemblée nationale, ma al Senato ha vita dura. Il ddl è tornato ieri al vaglio dei deputati, poi oggi sarà di nuovo in Senato, prima del voto finale di domani dell’Assemblée, che avrà l’ultima parola.
Previsioni?
Finora deputati e senatori non hanno trovato un accordo sul ddl. Il Senato ha modificato radicalmente il testo del governo, riducendo la possibilità di ricorrere al pass sanitario, limitandone l’utilizzo al 28 febbraio contro il 31 luglio, data voluta dall’esecutivo e dalla maggioranza dei deputati, perché consente di “scavalcare” le elezioni presidenziali.
Come funziona il pass sanitario in Francia?
Finora ha funzionato in modo molto preciso, con tempistiche scandite per far abituare i francesi all’idea di avere un lasciapassare sanitario. Prima per partecipare alle attività culturali, poi via via esteso, spronando i cittadini a vaccinarsi senza introdurre l’obbligo. Ha funzionato, nonostante le piazze.
E quali differenze ci sono con l’Italia?
Non è obbligatorio, per esempio, per lavorare, salvo nelle poche categorie indicate dal ministero, vedi dipendenti di ristoranti, cinema, musei, centri commerciali, palestre e trasporti a lunga percorrenza. L’introduzione è stata graduale e contestualizzata. E il nuovo ddl potrebbe anche modificare l’utilizzo del green pass, ridimensionandolo ancora.
Non sarà quindi esteso l’utilizzo del green pass?
Stando alle espressioni del Senato, si vorrebbe limitarlo ai dipartimenti in cui è stata vaccinata meno dell’80% della popolazione e solo al chiuso, ponendo in essere una specie di “territorializzazione”. In qualche misura Macron dovrà tenerne conto, anche perché sia i gollisti sia la gauche hanno già programmato appelli al Consiglio costituzionale se Macron tirerà dritto con la proroga senza alleggerimenti. Inoltre la maggioranza dei senatori ha proposto di ripristinare la validità degli autotest effettuati sotto controllo medico, che in Francia non sono più sufficienti per ottenere il passaporto. I deputati non hanno accettato il cambio di data di “fine del green pass” e i senatori non hanno voluto essere privati del loro potere di controllo. Stallo totale.
In Francia è prevista la possibilità di farsi i tamponi. Come funziona? E a cosa servono questi autotest?
La distinzione del governo è netta. Da quando i tamponi sono diventati a pagamento il 15 ottobre per incentivare ancora di più la vaccinazione, si è tornati a considerarli strumenti di tracciamento e non una mera pratica per ottenere il green pass. Infatti, dopo mesi in cui per avere il lasciapassare sanitario era sufficiente sottoporsi a tampone ogni due o tre giorni, il ricorso al tampone è oggi suggerito ai vaccinati in caso di sintomi, su indicazione medica. Solo a chi è vaccinato sarà rimborsato. I test casalinghi non sono validi per avere il green pass.
In Italia si discute molto di proroga dello stato di emergenza. Anche in Francia?
Entro il 15 novembre, data di fine dello stato di emergenza sanitaria, probabilmente si darà una nuova veste al green pass. È il terzo disegno di legge in cinque mesi che affronta “l’apriti sesamo” dei francesi. La probabile proroga dello stato di emergenza si riferisce però al potere dell’esecutivo di ricorrere al lockdown, al coprifuoco e ad altre misure restrittive, se necessario. Sono due cose diverse. E rappresentano le due tappe del Covid in Francia.
Cioè?
Nella prima fase dell’emergenza, in assenza di vaccini, si chiudeva, anche se la Francia ha chiuso meno e riaperto prima. Con l’arrivo dei vaccini il governo ha spronato tutti alla vaccinazione per giungere all’obiettivo di “convivere con il virus”, il mantra di Macron, lanciando il green pass senza però discriminare gli scettici, e anzi mettendo in piedi un percorso astuto, comprensibile e accettabile.
Come sta procedendo la campagna vaccinale? Ci sono obblighi per particolari categorie?
Il 90% degli adulti francesi ha ricevuto almeno un’inoculazione del preparato anti-Covid-19 e l’88% ha compiuto un programma di vaccinazione completo. Si scende se si guarda alla popolazione totale: il 76% ha avuto la prima dose, il 74,3% anche la seconda.
Si discute anche di terze dosi? A chi?
Il tema della terza dose c’è. Per ora destinata alle persone più anziane o fragili, particolarmente a rischio di sviluppare una forma grave di Covid. Il governo ipotizza anche di far “perdere” il pass sanitario a chi non fa la terza dose. L’Accademia di Medicina è invece contraria.
I medici contro Macron?
L’Accademia emette pareri non vincolanti, anche senza che siano stati richiesti dal governo. E sul legare il green pass alla terza dose sono tranchant. Una misura, scrive, che “vìola il ruolo del pass sanitario che era quello di limitare il rischio di trasmissione del virus e incoraggiare la popolazione a vaccinarsi”. E aggiunge che “induce una certa incertezza sull’efficacia della vaccinazione e dà luogo a discriminazioni ingiustificate nei confronti delle persone più vulnerabili che hanno già acconsentito a ricevere le prime due dosi del vaccino”. Il vero scoglio per il governo sarà la terza dose, non il green pass. A giorni si esprimerà il comitato scientifico.
I francesi come giudicano l’operato del governo e di Macron sull’emergenza sanitaria?
Mi sembra che ci sia meno allarmismo. Questione di comunicazione. Anche quando il ministro della Salute annuncia che al 31 ottobre il tasso di incidenza nazionale era di 56,9 casi ogni 100mila abitanti, con un aumento dell’11% negli ultimi 7 giorni, i toni sono di chi persegue la strategia di convivere con il virus. E il Pil è aumentato del 3% nel terzo trimestre in Francia.
Ma da qualche giorno si registrano alcuni ricoveri in più.
Vero. Ma venti di lockdown all’orizzonte non ce ne sono. Questo in linea di massima piace. I sondaggi premiano Macron. E anche chi vede come fumo negli occhi il passaporto sanitario obbligatorio per avere di fatto un’esistenza paragonabile all’ante-Covid lo segue in questa fase.
Perché?
Imponendo questo strumento con precise tappe, per entrare in ristoranti, cinema o Tgv, Macron ha reso la Francia uno dei Paesi europei più vaccinati d’Europa, mentre quattro mesi e mezzo fa non era così.
E sull’emergenza economica?
Aumentano i prezzi, ma anche il potere d’acquisto, cresciuto quest’anno dell’1,4% in media rispetto al 2020. A parte l’eccezionale ripresa dell’estate 2020, si deve tornare indietro al terzo trimestre del 1968 per una crescita simile.
(Marco Tedesco)
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