Secondo l’istituto delle ricerche economiche tedesche IW (Institut der deutschen Wirtschaft), sarebbero 4.300 le imprese teutoniche tecnicamente fallite per via del lockdown, ma tenute in vita artificialmente dai provvedimenti economici del Governo. Berlino ha infatti prorogato fino alla fine del 2020 la sospensione dell’obbligo di dichiarazione di fallimento per le imprese sovraindebitate. La proroga è stata attivata lo scorso marzo nell’ambito del pacchetto governativo di 1.100 miliardi a sostegno dell’economia colpita dal lockdown. In conseguenza del provvedimento, le imprese in difficoltà non hanno dovuto presentare istanza di fallimento. In questo modo si è voluto evitare che molte attività tutto sommato sane rischiassero il fallimento a causa delle misure anti-pandemia. Le imprese in difficoltà sono state sostenute con crediti statali e trasferimenti diretti.



Il provvedimento sembra aver dato gli effetti sperati: a maggio 2020 le società che avevano presentato istanza di fallimento erano quasi il 10% in meno rispetto all’anno precedente e con l’estensione di questo regime fino alla fine dell’anno il numero di fallimenti potrebbe diminuire dell’8%, arrivando complessivamente a circa 17.250 unità. Sarebbe un nuovo minimo dall’inizio del millennio.



I conti sono presto fatti. A causa della recessione economica del primo semestre dell’anno, scrive l’IW, ci si aspetta un aumento del numero di fallimenti del 15%. Se invece, in virtù del sostegno statale, il numero delle società insolventi nel 2020 diminuisse dell’8% rispetto all’anno precedente, ciò comporterebbe che circa 4.300 aziende tecnicamente fallite continuerebbero a operare nonostante la mancanza di una prospettiva economica.

Tuttavia, fanno notare dall’IW, in economia il credo “meno (fallimenti) è meglio” non è sempre valido, altrimenti il diritto di insolvenza potrebbe anche essere abolito. Infatti, il fallimento regolamentato di società non più in grado di competere sul mercato svolge una funzione importante segnalando alle banche e ai partner commerciali il rischio finanziario rappresentato dalle società coinvolte e creando così spazio per nuove imprese. La sospensione dell’insolvenza, invece, rischia di produrre “società zombie” che operano in perdita a spese dei concorrenti e che non sarebbero in grado di sopravvivere senza le stampelle statali. Ma anche in casi eccezionali come quello attuale, dove l’economia è rimasta bloccata per mesi a causa della pandemia, un rinvio dei fallimenti avrebbe senso solo in presenza di prospettive reali di ripresa economica. Altrimenti il provvedimento assumerebbe i contorni crudeli di una lunga agonia.



La domanda a cui rispondere diventa allora: ci sarà questa benedetta ripresa? Per cercare di scoprirlo ho consultato gli oracoli di tre diversi istituti economici tedeschi ottenendo, manco a dirlo, tre responsi diversi. A tale riguardo scrive il Diw Berlin (l’istituto tedesco di economia con sede a Berlino): La crescita prevista dell’economia tedesca per il trimestre in corso (luglio-settembre) è del 3% rispetto ai tre mesi precedenti. I segnali indicano chiaramente la strada della ripresa, ma nonostante la crescita, probabilmente ci vorranno due anni per recuperare il crollo storico della primavera”. Epperò, sembra controbattere l’IW in un dialogo virtuale, se le 4.300 imprese zombie, una volta terminate le flebo di aiuti statali, dovessero dichiarare fallimento tutte insieme, scatenerebbero l’inferno insolvenza sul settore bancario che ha già i suoi bei problemi e addio ripresa. Infine, l’Ifo (Istituto di ricerche economiche di Monaco) fa sapere che tra i dirigenti d’azienda tedeschi cresce l’ottimismo. Ad agosto le imprese hanno valutato la situazione significativamente migliore rispetto al mese precedente. Anche le loro aspettative sono più ottimistiche. L’economia tedesca è in ripresa. Detto in poche parole le risposte sono un sì, un no, un ni. 1X2.

Chi ha qualche dimestichezza con le operazioni di borsa sa benissimo che la migliore analisi tecnica e la più profonda analisi fondamentale di un titolo possono restituire soltanto un dato probabilistico, mai una certezza sul suo sviluppo futuro. E anche il dato stocastico così faticosamente ricavato da calcoli e analisi può essere smentito clamorosamente da un avvenimento imprevedibile come una pandemia. La verità è che nessuno sa se e quando ci sarà una ripresa economica per cui nel dubbio, concludono all’IW, meglio sparare alla testa degli zombie in modo che non infettino i sani.