STOCCARDA – La sottile linea rossa è un bellissimo film di Terrence Malick sullo sbarco dei Marines a Guadalcanal. Il titolo si riferisce a un verso del poema “Tommy” di Rudyard Kipling, tratto dalla collezione “Barrack-Room Ballads”, nel quale Kipling descrive i soldati come “una sottile linea rossa di eroi”.
Anche in Germania c’è una linea rossa che, oltre a essere sottile, è anche mobile. Si era partiti a marzo 2022 con la consegna all’Ucraina di 5.000 elmetti made in Germany: la linea rossa di allora impediva la consegna di qualsiasi arma. Dopo questa prima milestone, il Governo tedesco iniziò a considerare la possibilità di inviare armi leggere, con annesso dibattito filosofico sull’insostenibile leggerezza delle armi pesanti. Poi fu la volta dei panzer Marder (essenzialmente carri armati senza cannone) catalogati come armi difensive: infatti la nuova linea rossa impediva la consegna di armi offensive.
Nelle ultime settimane la linea rossa ha subito un altro spostamento, rendendo possibile la consegna dei panzer Leopard (carri armati con cannone): armi sicuramente offensive. Il Cancelliere Scholz ha rassicurato l’opinione pubblica tedesca: fidatevi di me, ha detto, la Germania non è “Kriegspartei” (parte in guerra). Anche in questo caso l’affermazione è supportata da un solido dibattito giurisprudenziale orchestrato da esperti in Diritto internazionale. Interessante anche la condizione posta da Scholz per sbloccare l’ordine: la consegna contestuale dei carri armati Abrams da parte degli Stati Uniti. La principale preoccupazione del Governo tedesco è quindi quella di non agire in modo isolato.
Dov’è finita nel frattempo la linea rossa? Secondo la deputata FDP Marie-Agnes Strack-Zimmermann, che pure è da annoverarsi tra i principali sostenitori al supporto militare, il nuovo tabù è rappresentato dagli aerei da combattimento. A differenza dei carri armati, sugli aerei l’Ucraina non ha le idee molto chiare. Il viceministro degli Esteri (nonché ex Ambasciatore in Germania) Andriy Melnyk ha citato praticamente tutti i tipi di velivoli conosciuti: l’F-16 e l’F-35 statunitensi, gli sviluppi europei dell’Eurofighter e dei Tornado, il Rafale francese e lo svedese Gripen.
I movimenti della linea rossa sono stati oggetto di un dibattito su Phoenix moderato da Alexander Kähler, con Ljudmyla Melnyk (istituto per la politica europea), Egon Rams (generale tedesco in pensione) Johannes Warwick (professore di relazioni internazionali all’universitä di Halle-Wittenberg), Matthew Karnitschnig (corrispondente dall’Europa per “Politico”).
Secondo Rams, non c’è grande differenza tra i Leopard e il materiale già consegnato in precedenza, e anche gli aerei rientrerebbero nelle cose ammissibili in un’ottica di difesa del dDritto internazionale. La Germania, sostiene Ljudmyla Melnyk, non è abbastanza proattiva, limitandosi a consegnare quello che chiede il Governo ucraino (peraltro con un certo ritardo): dovrebbe invece adottare una visione strategica e offrire armi senza bisogno di essere imbeccata.
Lo scivolamento della linea rossa è messo in evidenza dal professor Warwick, che potrebbe forse essere accreditato alla corrente dei “realisti” a cui appartiene lo storico americano John Mearsheimer. Secondo Warwick, una soluzione della guerra con l’escalation militare ha poche chance di successo: l’unico risultato è la progressiva distruzione delle infrastrutture ucraine. Il respingimento dell’esercito russo e la preservazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina non sarebbero un obiettivo realistico: occorre raggiungere un compromesso su Crimea e Donbass.
Secondo Karnitschnig, i panzer servono per mettere l’Ucraina in condizione di negoziare da posizioni favorevoli e il dovere morale dell’Occidente è sostenere lo sforzo bellico del Governo di Kiev fino a quando quest’ultimo lo riterrà opportuno. Una posizione corroborata anche dal generale Rams.
Occorre ispirarsi al modello Corea o al modello Vietnam? Questo è il dilemma. Se sia più facile porre fine a un breve conflitto con una pace disonorevole, o più nobile prepararsi a una guerra lunga, potenzialmente vittoriosa, ma foriera di incognite e rischi incalcolabili?
Per distrarsi da queste domande stressanti che fanno venire il mal di testa, il Cancelliere tedesco Olaf Scholz ha intrapreso un viaggio in Sud America. In Argentina, per offrire supporto tecnico nell’estrazione di risorse come il litio, importante per la produzione di batterie per smartphone e auto elettriche; in Cile, per discutere della tragica storia della Colonia Dignidad e visitare il museo dei diritti umani; in Brasile, per discutere di opportunità di sviluppo per entrambi i Paesi, con un focus sulla protezione dell’ecosistema amazzonico. La linea rossa può attendere.
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