STOCCARDA – Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Di questi tempi non è facile per la sinistra tedesca ottenere attenzione con iniziative di natura politica. Inoltre, a causa della scissione attuata da Sahra Wagenknecht, die Linke non ha più lo status di gruppo parlamentare nel Bundestag, le intenzioni di voto sono scese al di sotto della soglia del 5%, e nel complesso l’influenza politica del partito si va sgretolando.



Per cercare di recuperare terreno, die Linke prova quindi a proporre un argomento non nuovo, ma che almeno fornisce materiale di discussione in tempi di crisi di bilancio: la reintroduzione dell’imposta patrimoniale. La lotta di classe contro i più ricchi sembra quindi destinata a diventare un tema centrale della prossima campagna elettorale. Nello specifico, la proposta di tassazione è la seguente: 1% per patrimoni superiori al milione di euro, 5% per patrimoni superiori ai 50 milioni di euro e 12% per patrimoni oltre al miliardo di euro.



“In una società giusta e democratica, i miliardari non dovrebbero esistere”, ha dichiarato la leader del partito Janine Wissler. Considerando la crisi che la Germania sta attraversando, Wissler ritiene assurdo che ci siano 237 famiglie miliardarie che non pagano imposte né sul patrimonio, né di successione. “Purtroppo il Governo non fa nulla per combattere questa palese ingiustizia. Preferisce tagliare gli ammortizzatori sociali ai meno abbienti”.

Le ultime iniziative del Governo sembrano dar ragione a Wissler: il Cancelliere Olaf Scholz ha effettuato un viaggio di lavoro in Cina, per curare gli interessi dell’industria (e degli industriali). Il tema è stato discusso in un podcast di Tagesschau, con Birgit Eger e Ulrich Ueckerseifer (WDR wirtschaftsredaktion). Il viaggio non ha sortito risultati spettacolari, che del resto non erano preventivati. Una missione essenzialmente per mantenere i contatti su un binario di cordialità. “Il dumping non va bene”, ha detto Scholz ai cinesi. La questione dei diritti umani sembra invece sparita dai radar.



Il tour cinese offre lo spunto per tornare a discutere sul decoupling dalla Cina. Gli ultimi dati disponibili (2023) sull’interscambio commerciale della Germania vedono la Cina al primo posto con 255 miliardi, gli Usa al secondo con 250. Se l’interscambio con la Cina è sceso per i problemi economici di quest’ultima, resta comunque al primo posto. Inoltre, mentre la quota della Germania alla creazione del valore in Cina è rimasta negli ultimi 30 anni più o meno costante (intorno al 10%), quella cinese al valore in Germania è invece cresciuta costantemente (dal 5% nel ’95 al 20% oggi). Questo significa che la Germania è ancora molto dipendente dalla Cina: altro che decoupling!

Anche il bilancio import/export netto con il Regno di Mezzo è peggiorato, soprattutto dalla pandemia in poi, anche a causa del quasi monopolio cinese su molte materie prime: litio, cobalto, germanio. Questi ultimi due elementi, come i nomi suggeriscono, sono stati scoperti in Germania e in Francia, ma la Cina detiene una quota mondiale del 60% e 80% rispettivamente. Queste materie prime sono presenti anche in Europa, ma gli europei si sono disinteressati a questa parte della catena del valore: adesso occorre rimediare alla svelta.

Le aziende tedesche (Volkswagen, Basf, Bmw) continuano a investire in Cina. Questo non solo per sostenere il fatturato, ma anche perché le aziende cinesi sono leader in alcuni settori (elettromobilità) e le controparti tedesche vogliono partecipare alle catene del valore. L’obiettivo è stabilire joint ventures per acquisire tecnologia. La Cina dispone anche di una capacità produttiva enorme, che consente di sfornare prodotti di ottimo livello a prezzi imbattibili. E a voglia di lavorare come siamo messi? I cinesi lavorano di più? Secondo i commentatori di Tagesschau, la disciplina è più forte in Asia che in Germania.

Con tutti questi problemi, la Cannabis potrebbe offrire un respiro di sollievo e aiutare a rilassarsi un po’. Non nelle stazioni però. Nonostante l’approvazione della legge sull’uso personale, in Germania continuerà a essere vietato fumare erba nelle stazioni ferroviarie e sui binari. “In seguito al divieto legale del consumo di cannabis durante il giorno nelle zone pedonali o intorno alle scuole e ai campi da gioco, vogliamo proteggere i nostri viaggiatori, in particolare i bambini e i giovani, nelle nostre stazioni ferroviarie,” ha detto il portavoce a “Bild am Sonntag”. “Ecco perché in generale la cannabis sarà vietata nelle nostre stazioni ferroviarie.” Un provvedimento sicuramente di buon senso, anche se gli effetti a medio-lungo termine della nuova legge dovranno essere oggetto di attenta valutazione.

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