STOCCARDA – The watch is ticking: da entrambi le parti della nuova cortina di ferro fervono i preparativi per il disaccoppiamento. Gazprom si sta preparando per un possibile stop della fornitura di gas. Secondo il quotidiano Kommersant, il gigante del gas russo starebbe elaborando un piano per interrompere completamente le forniture di gas a “Paesi ostili”, valutando le conseguenze per diversi scenari. La minaccia del pagamento in rubli sembra per il momento rientrata, la situazione rimane però fluida (il che non sorprende, trattandosi di gas e petrolio).



Anche la Germania si sta preparando a un significativo deterioramento delle forniture di gas. “Non ci sono al momento colli di bottiglia nell’offerta”, ha affermato il ministro dell’Economia Robert Habeck, che ha tuttavia fatto scattare il “livello di allerta precoce” del piano di emergenza del gas. Si tratta di un piano elaborato nel 2019, sulla base di un regolamento Ue del 2017, che prevede tre livelli di escalation.



Il “livello di allerta precoce” (Frühwarnstufe) entra in vigore se ci sono “indicazioni concrete, serie e attendibili” di eventi che potrebbero portare a un significativo deterioramento delle forniture di gas. Viene costituita un’unità di crisi, composta da rappresentanti delle aziende energetiche e del Governo, per monitorare la situazione. Lo Stato non interviene sul mercato del gas, ma vengono prese misure per garantire la fornitura.

Il “livello di allerta” (Alarmstufe) entra in vigore in caso di un’interruzione della fornitura di gas o in presenza di una domanda eccezionalmente elevata, che porta a significative difficoltà di approvvigionamento. Gli indicatori sono quindi gli stessi del livello di allerta precoce, ma la situazione è classificata come più grave. Il mercato è ancora in grado di far fronte alla domanda di gas, senza bisogno di un intervento statale.



Il “livello di emergenza” (Notfallstufe) viene infine dichiarato in caso di una domanda eccezionalmente elevata di gas, di un’interruzione significativa nella fornitura, o di un significativo deterioramento dell’offerta. In queste circostanze i meccanismi di mercato non sono più in grado di garantire la fornitura e interviene quindi lo Stato: l’Agenzia Federale di Rete si configura come un “distributore nazionale di carico”, regolando di fatto la distribuzione del gas.

Secondo Bert Fröndhoff (esperto di tematiche industriali per Handelsblatt), l’attivazione del piano di emergenza è utile per fare chiarezza. Le aziende si chiedono infatti a quali settori verrà data la priorità in caso di fornitura insufficiente. Le infrastrutture di importanza primaria (pompieri, polizia, ospedali) saranno le ultime a essere disconnesse dalla rete. Non esiste, però, una sequenza di priorità per aziende o settori: l’attivazione del piano potrebbe contribuire a ridurre l’incertezza, dando modo alle aziende di prepararsi.

Per una strana coincidenza del destino, la situazione è sorprendentemente simile a quella indotta dal Covid nei reparti di terapia intensiva. Il problema del 2022 (selezione delle aziende a cui fornire il gas) è analogo al dilemma del 2020 (selezione dei pazienti a cui dare l’ossigeno). Nel caso del Covid, come sappiamo, la Germania fu in grado di fronteggiare l’emergenza con un’attenta pianificazione delle misure preventive, e soprattutto grazie a una disponibilità di posti letto superiore alla media europea. L’analogo della seconda condizione sembra in questo caso non essere presente: il Paese non sembra disporre di un piano B.

In un dibattito televisivo andato in onda su ZDF il 31 marzo, il ministro Habeck ha presentato un quadro della situazione a tinte fosche. Mentre la crisi pandemica ha colpito soprattutto i servizi al pubblico, la crisi del gas si abbatterà sull’industria delle materie prime, che sta alla base del tessuto industriale del Paese. Il crollo della base potrebbe portare a uno scardinamento del “core” industriale della Germania, con un drammatico aumento della disoccupazione.

Secondo alcuni modelli econometrici, la sostituzione del gas russo non porrebbe particolari problemi. Habeck ha messo in discussione la validità di tali modelli in un contesto estremo come quello attuale. Occorre inoltre tener conto degli aspetti fisici e logistici della distribuzione del gas, che richiedono mesi se non anni per essere gestiti (un esempio è costituito dal trasporto verso la Germania del LNG promesso dagli Stati Uniti). Una dimostrazione di realismo da parte di un esponente di un partito idealista (i Verdi) che riscuote i favori del pubblico tedesco (occorre però avvertire il pubblico italiano che i tedeschi hanno una certa tendenza a drammatizzare le cose).

Nel frattempo l’inflazione ha battuto un nuovo record, salendo al valore di +7,3% a marzo, rispetto al +5,1% di febbraio: un aumento che ha sorpreso anche gli osservatori più pessimisti. La Germania deve quindi prepararsi a un notevole sforzo finanziario, per impedire il fallimento delle aziende, per farsi carico dei lavoratori rimasti senza stipendio, e per compensare la perdita di potere d’acquisto di tutti i cittadini. La Germania naturalmente non è l’unico Paese a trovarsi in una situazione difficile. La buona notizia è che le finanze sono solide, ma la crisi attuale potrebbe colpire il Paese in misura maggiore rispetto ai partner europei.

Anche l’Italia si trova in una situazione simile, disponendo però di risorse finanziarie meno generose. E tuttavia, paradossalmente, le circostanze di questa crisi potrebbero rappresentare un vantaggio inatteso per il Bel Paese, che si trova in difficoltà per essersi allineato agli ordini di scuderia di Washington. Un eventuale default dell’Italia, a causa delle sanzioni orchestrate per distruggere l’economia russa, è un danno d’immagine che l’Occidente non può permettersi. Washington farà in modo che ciò non accada.

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