STOCCARDA – L’economia tedesca ha registrato un tasso di crescita pari a zero nel primo trimestre 2023, riuscendo quindi a evitare per un pelo lo stato di recessione tecnica (caratterizzato da due trimestri consecutivi con crescita negativa).
“La ripresa dell’attività industriale dall’inizio dell’anno è stata apparentemente sufficiente a compensare l’attuale il trend del consumo interno”, ha spiegato Fritzi Köhler-Geib, capo economista del Kreditanstalt für Wiederaufbau (KfW), come riportato da Tagesschau.
Il sentiment dell’export tedesco sta invece migliorando. L’indice Ifo relativo all’export delle aziende manifatturiere è salito a +6,9 punti ad aprile, rispetto ai +4,1 punti di marzo: si tratta del livello più alto dal febbraio 2022. “Il robusto sviluppo economico negli Stati Uniti e il trend incoraggiante in Cina stanno aumentando la domanda di esportazioni tedesche”, afferma Klaus Wohlrabe, Head of Surveys presso l’Ifo Institut (Leibniz-Institut für Wirtschaftsforschung).
Con riferimento ai singoli settori, il comparto automobilistico vive un momento positivo, a differenza del settore dei componenti elettronici. L’indicatore relativo all’industria chimica è salito al livello più alto da settembre 2021, e anche i produttori di bevande si aspettano una crescita significativa. I settori tessile, dell’abbigliamento e dei mobili sono permeati da un marcato ottimismo sull’evoluzione del commercio internazionale. Le prospettive dell’industria dei metalli sono in rialzo, mentre l’industria della carta se la passa meno bene.
Anche il portafoglio dei cittadini gode di buona salute. Nel 2017 aveva fatto scalpore uno studio della Bce, che riportava un valore di ricchezza netta per la Germania (83.600 euro) tra i più bassi d’Europa, in contrasto con il “pecking order” continentale. L’anomalia sembra ora risolta: secondo un report della Bundesbank, la ricchezza dei cittadini tedeschi è salita a 316.500 euro. Sono state in particolare le famiglie meno abbienti a registrare un forte aumento dei saldi di conto corrente e di risparmio, anche grazie al Covid, che ha limitato le opzioni di consumo. La disuguaglianza resta su livelli elevati: il 10% più ricco dei tedeschi (coloro che hanno un patrimonio netto di almeno 725.900 euro) possedeva nel 2021 il 56% della ricchezza totale.
La Bundesbank ha esaminato l’impatto di diversi fattori (Bundesland, età, stato civile) sul patrimonio. A più di 30 anni dalla riunificazione, il patrimonio netto nella Germania orientale (43.400 euro) è significativamente inferiore a quello della Germania occidentale (127.900). Le famiglie con persone di età inferiore ai 25 anni hanno una ricchezza media di 11.400 euro, mentre quelle tra i 45 e i 74 anni dispongono mediamente di un patrimonio compreso tra 154.700 e 231.000 euro. Anche lo stato civile gioca un ruolo: per le famiglie monoparentali, il valore di riferimento (14.600 euro) è molto più basso rispetto alle coppie e ai single senza figli (40.800).
Il Governo ha peraltro in serbo diverse iniziative per ridurre le disuguaglianze: una di queste è il Deutschlandticket per il trasporto locale. L’estate scorsa il biglietto da 9 euro aveva allietato per tre mesi il portafogli di pendolari e gitanti fuori porta. Il suo successore, noto come Deutschlandticket, verrà introdotto a maggio. Si tratta di un abbonamento permanente offerto a un costo iniziale di 49 euro al mese, valido per tutti i viaggi in autobus e su tutti i treni locali e regionali.
Secondo una stima di Deutsche Bahn, il Deutschlandticket sarà utilizzato da un totale di circa 17 milioni di persone. Gli abbonamenti mensili sono attualmente spesso molto più cari rispetto al nuovo biglietto da 49 euro, soprattutto se la sede di lavoro non è nel luogo di residenza o il datore di lavoro non contribuisce alle spese. Con l’opzione job ticket, il Deutschlandticket potrebbe costare anche meno di 49 euro per alcune categorie di viaggiatori: se il datore di lavoro paga almeno il 25% dei costi e i Governi federale e locale aggiungono un altro 5%, il costo potrebbe scendere a 34,30 euro.
Il Governo semaforico presieduto da Olaf Scholz non sembra voler essere altrettanto generoso con i Paesi del “Club Med”, che da mesi lavorano per ottenere un allentamento dei criteri del Patto di stabilità e crescita, destinato a ricevere un upgrade entro la fine dell’anno. Nel novembre 2022, la Commissione europea ha presentato un nuovo criterio basato su analisi della sostenibilità del debito specifiche per Paese e su piani di bilancio a medio termine, ma che lascerebbe alla Commissione un ampio margine di manovra politica. La proposta del Governo tedesco punta invece a introdurre un limite fisso alla crescita della spesa pubblica.
Più precisamente, in base alla proposta del ministro delle Finanze Christian Lindner, la crescita della spesa primaria netta dovrà essere inferiore alla crescita potenziale dell’economia di un certo margine. Per i Paesi più indebitati (leggi: Italia, Spagna e Francia), la nuova regola prevederebbe un punto percentuale di differenza tra i due tassi di crescita. Questo criterio si applicherebbe fino al rientro del bilancio statale su una traiettoria sostenibile. Come già preconizzato in tempi non sospetti, la strategia teutonica non intende quindi introdurre margini di flessibilità discrezionali, ma vuole definire una regola forse meno ottusa, ma sicuramente più rigorosa.
Secondo Juergen Matthes, leader del cluster “mercati globali e regionali” presso l’Institut der deutschen Wirtschaft di Köln, per Italia e Spagna (già abituate a tirare la cinghia in base ai diktat europei) il nuovo criterio tedesco si tradurrebbe in uno sforzo ulteriore di portata ridotta. Nel caso della Francia, l’adeguamento richiesto sarebbe invece più consistente: se les citoyens pensavano di aver toccato il fondo con la riforma delle pensioni, saranno costretti a ricredersi.
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