STOCCARDA – L’umore dell’economia tedesca è nuovamente peggiorato a giugno: l’indice IFO è sceso a 88,6 punti dal valore di 89,3 registrato a maggio. In teoria le previsioni di crescita per il 2024 sarebbero raddoppiate, passando da +0,2% a +0,4%, anche se, come sottolinea il direttore dell’IFO Clemens Füst, quando siamo nel campo dei prefissi telefonici i dati sono piuttosto ballerini. Gli ordini sono in discesa, la domanda interna è anemica e il commercio al dettaglio non tira, anche se i salari sono aumentati più dell’inflazione. Le aziende stanno alla finestra in attesa di tempi migliori e gli investimenti vengono posticipati.
Anche allargando la prospettiva sul medio periodo, le cose non migliorano. Secondo Handelsblatt, rispetto al periodo pre-Covid (dicembre 2019) il Pil dell’Irlanda è cresciuto del 20%, Polonia e Danimarca hanno fatto registrare un robusto +10%, mentre la Germania si deve accontentare di un misero +0,4%. L’industria sembra soffrire in modo particolare: secondo l’economista Hans Werner Sinn, dal 2018 a oggi la Germania avrebbe perso il 10% della capacità industriale, in controtendenza anche rispetto ai Paesi di lingua tedesca, Austria e Svizzera, la cui base industriale sarebbe invece in aumento.
L’industria automotive tedesca è lanciata ventre a terra nel tentativo di tenere il passo con la competizione statunitense e soprattutto cinese. Volkswagen investirà fino a cinque miliardi di euro nel produttore statunitense di auto elettriche Rivian, con l’obiettivo di intensificare la collaborazione nei settori del software, dei computer di controllo e dell’architettura di rete (batterie e tecnologie di propulsione non fanno invece parte dell’accordo). In un’intervista al Financial Times, il Ceo Oliver Blume ha sottolineato la necessità per Volkswagen di accelerare lo sviluppo in tema di software ed elettromobilità. “Quando si tratta di un cambiamento tecnico importante, non possiamo fare tutto da soli”, ha dichiarato Blume.
Un’azienda che non se la passa benissimo è invece Varta, che produce batterie per il mercato automobilistico, industriale e consumer. La domanda per le pile a bottone a ioni di litio (utilizzate, ad esempio, negli auricolari) oscilla notevolmente, mentre la domanda di accumulatori di energia per i pannelli solari è inaspettatamente crollata. Il gruppo soffre inoltre per i prezzi bassi dei concorrenti nel settore dello stoccaggio energetico e per i continui problemi nella catena di approvvigionamento. Come se non bastasse, a febbraio Varta ha subito un attacco informatico, che ha bloccato la produzione per diverse settimane.
Più a Nord, continua il momento positivo dell’azienda Rheinmetall, il cui nome significa “metallo renano”. Si tratta di un’azienda di “heavy metal” che produce panzer, razzi e altri gingilli per soddisfare la crescente domanda nel settore della difesa. Rheinmetall e Bundeswehr hanno recentemente firmato un accordo quadro che prevede la consegna di 6.500 veicoli militari per un valore massimo di 3,5 miliardi di euro. Secondo Handelsblatt, lo Stato italiano starebbe per emettere un ordine per la fornitura di carri armati “Panther” e veicoli da combattimento “Lynx”, in quello che potrebbe diventare addirittura il più grande business della storia aziendale. Le quotazioni di Rheinmetall sono cresciute del 300% negli ultimi due anni, contribuendo a migliorare la performance del listino Dax (il cui valore complessivo è peraltro inferiore a quello di Nvidia, o Microsoft, o Apple).
Infine, arriva la risposta tedesca a Elon Musk: la start-up HyImpulse, azienda di “rocket science” con sede a Neuenstadt am Kocher, vicino a Heilbronn (Baden-Württemberg). HyImpulse, il cui razzo SR75 utilizza come combustibile la paraffina (l’ingrediente principale della cera usata per le candele), ha già in portafoglio ordini per un valore di oltre 100 milioni di euro. Insieme alle aziende Isar Aerospace di Monaco e Rocket Factory di Augsburg, HyImpulse forma un tridente spaziale che punta a strappare una fetta della torta orbitale al leader industriale americano SpaceX. Per aspera ad astra…
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