STOCCARDA – Oltre alle note ambasce del gruppo Volkswagen, anche i marchi “Premium” del sud della Germania iniziano a dare qualche segno di cedimento. Bmw ha recentemente rivisto al ribasso le previsioni dell’Ebit per il 2024 (6-7% rispetto all’8-10% previsto). Uno dei motivi addotti per la correzione negativa è legato ai costi derivanti da stop alle consegne e richiami in relazione a un sistema di frenatura integrato (Ibs) costruito da un fornitore. L’altro motivo è la debolezza del mercato cinese. Le azioni della società sono scese in borsa.



Anche Mercedes prevede per l’anno in corso un rendimento in calo all’8,5%, invece dell’11% previsto. In base al profit warning lanciato dal management, la redditività del gruppo dovrebbe restare al di sotto dell’8% nei prossimi mesi, sempre a causa del grave indebolimento delle attività in Cina, di gran lunga il mercato più importante del marchio. Secondo il Cfo di Mercedes-Benz Harald Wilhelm, la debolezza della domanda è la conseguenza della crisi immobiliare nella Repubblica popolare cinese, che rende prudenti anche i clienti più danarosi. Anche in questo caso la borsa non ha gradito.



Se l’automotive piange, anche i microchip non ridono. Nell’ambito di un programma di cost saving, Intel ha annunciato che la costruzione della nuova fabbrica a Magdeburgo (Sassonia-Anhalt), prevista per quest’anno, subirà un rinvio di due anni. L’investimento previsto era di circa 30 miliardi di euro, di cui 10 provenienti dallo Stato, e avrebbe dovuto creare circa 3.000 posti di lavoro. Il Governo sta ora discutendo su cosa fare dei dieci miliardi di euro di incentivi statali previsti. Vista la situazione complessiva dell’economia, non dovrebbe essere difficile trovare qualcuno in cerca di fondi.



Passiamo alle notizie positive, perlomeno in ottica europea. Ha fatto scalpore il rastrellamento di azioni Commerzbank da parte di Unicredit, che in Germania controlla già HypoVereinsbank. Unicredit ha comprato una quota del 4,5% dallo Stato tedesco, che non sapeva che l’istituto di Piazza Gae Aulenti aveva acquisito un altro 4,5% sul mercato. Ora sembra che Unicredit potrebbe arrivare a possedere il 21% delle azioni. Il Ceo Andrea Orcel sta promuovendo in modo aggressivo la fusione dei due istituti finanziari. “Vogliamo creare qualcosa di più del valore che Commerzbank può ottenere da sola”, ha detto Orcel a Bloomberg.

Gli economisti sono sostanzialmente positivi riguardo alla fusione, in cui intravedono un’opportunità di crescita per il settore bancario europeo. “È una notizia positiva che Commerzbank abbia suscitato l’interesse di un’altra grande banca europea. E questo per molti aspetti”, ha dichiarato a Tagesschau il noto esperto bancario di Francoforte Jan Krahnen. Anche il Ceo di Deutsche Bank Christian Sewing ha espresso un giudizio positivo sull’operazione.

Mentre le élite salutano con favore i piani di Orcel, le maestranze sono in agitazione. Secondo Frank Werneke, leader del sindacato Ver.di, l’acquisizione di Commerzbank deve essere evitata: “Il ministro federale delle Finanze Christian Lindner deve prendere un impegno chiaro e opporsi alla manovra di Unicredit”. Anche Olaf Scholz non appare favorevole: “Le acquisizioni ostili non sono una buona cosa per le banche”, ha affermato il Cancelliere. Il Governo federale non considera appropriato “tentare di investire in modo aggressivo in aziende utilizzando metodi ostili senza alcuna cooperazione, senza alcuna consultazione, senza alcun feedback”.

Tema dibattuto dagli esperti di Handelsblatt nel podcast settimanale. Unicredit ha una capitalizzazione di borsa di circa 50 miliardi, contro i 30 di Deutsche Bank e i 20 di Commerzbank (anche se in Europa non è nella top 5). Inoltre ha un Roe del 14%, come la controllata tedesca Hvb, rispetto al 7% di Commerzbank: la promessa di Orcel è di migliorare la redditività anche di quest’ultima. Il mercato unico europeo dovrebbe avere l’obiettivo di creare dei champions su larga scala, in grado di competere ad armi pari con le controparti americane e cinesi. Una strategia che si scontra regolarmente con il patriottismo delle singole nazioni.

Chiudiamo con la politica. Dopo l’ennesimo disastro elettorale regionale (nel Brandeburgo i Verdi non sono riusciti a superare la soglia del 5%), i copresidenti Ricarda Lang e Omid Nouripour hanno annunciato le dimissioni dell’intero consiglio esecutivo del partito. “Siamo giunti alla conclusione che sia necessaria una ripartenza”, ha affermato Nouripour. Una stagione bucolica, fatta di idealismo e pompe di calore sembra quindi volgere al termine, per lasciare spazio a un nuovo capitolo, probabilmente all’insegna di bisogni più primari.

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