STOCCARDA – La parabola ministeriale di Christine Lambrecht si è dunque conclusa, come un proiettile di obice da 155 mm sparato ad alzo zero, che dopo un breve volo è ricaduto al suolo. La Lambrecht ha chiesto di essere rimossa dall’incarico di ministra federale della Difesa, citando la spasmodica attenzione dei media sulla sua persona, che le ha impedito di occuparsi della riorganizzazione della Bundeswehr.
L’ex ministra avrà quindi più tempo da dedicare alla vita privata, ripristinando il corretto work-life balance turbato dall’incarico governativo, mentre la granata bollente della Bundeswehr passa a Boris Pistorius (Spd), attuale ministro dell’Interno nel Bundesland Bassa Sassonia.
Pistorius nasce nel 1960 a Osnabrück, nei dintorni di quello che fu il campo di battaglia dell’epico scontro della foresta di Teutoburgo, tra le tribù germaniche guidate da Arminio e le legioni romane del console Varo. È un politico di lungo corso, pragmatico e diplomatico. È fidanzato con Doris Schröder-Köpf, quarta (ex) moglie di Gerhard Schröder, ex Cancelliere nonché ex ministro dell’Interno della Bassa Sassonia a sua volta.
In base alle sue caratteristiche (maschio, originario della Bassa Sassonia, carriera in politica interna), Pistorius non era tra i favoriti per la successione a Lambrecht: ha probabilmente ottenuto l’incarico grazie alla sua rete relazionale all’interno della Spd. Il 62enne avvocato è membro dell’esecutivo del partito ed è considerato un dirigente politico di grande esperienza, che sicuramente gli sarà utile per gestire i molti dossier che lo aspettano. Vedremo come se la caverà: fare meglio di Lambrecht non dovrebbe essere difficile.
Arrivano nel frattempo notizie discrete per l’economia tedesca che, nonostante l’inflazione, la crisi energetica, la guerra in Ucraina e i problemi logistici, ha archiviato il 2022 con una crescita dell’1,9%, in base alle prime stime dell’ufficio federale di statistica. Secondo il ministero dell’Economia Robert Habeck, le ragioni della crescita sono da ricercare nell’effetto rimbalzo post-pandemico e nel miglioramento delle strozzature logistiche. La crisi ha comunque influito sulla dinamica economica: secondo Stefan Kooths, vicepresidente del Kiel Institute for the World Economy, senza di essa l’aumento del Pil sarebbe stato molto superiore.
L’economia è d’altra parte in fase di rallentamento. A fronte di un incremento del Pil nei primi 9 mesi del 2022, l’ultimo trimestre ha registrato una sostanziale stagnazione. Per il 2023, la maggior parte degli esperti prevede una leggera recessione, ma esclude scenari peggiori. “L’opinione comune è che non ci sarà una profonda recessione come nel 2008 o nel 2020, nell’Eurozona e in Germania”, ha affermato Jörg Krämer, capo economista di Commerzbank. Anche perché “una carenza di gas è diventata improbabile”.
A raffreddare gli entusiasmi ci pensa il rapporto “Country Index for Family Businesses”, a cura dello Zew (Leibniz-Zentrum fùr Europäische Wirtschaftsforschung, Centro europeo per la ricerca economica). Nell’ultima edizione del rapporto la Germania perde 4 posizioni, scivolando al 18° posto tra i 21 Paesi considerati. La testa della classifica è occupata dagli Stati Uniti, seguiti da Canada e Svezia; dietro la Germania ci sono solo Ungheria, Spagna e Italia.
Oltre a un eccesso di burocrazia, elevata pressione fiscale e scarsa propensione all’innovazione, gli alti costi energetici e la carenza di manodopera rappresentano i principali fattori responsabili per la perdita di competitività del Mittelstand. “La Germania ha perso molto terreno come centro industriale”, ammonisce Rainer Kirchdörfer, capo della Fondazione per le aziende familiari. “Non è da noi essere agli ultimi posti nei confronti internazionali”. Secondo gli autori dello studio, “la principale risorsa è il debito relativamente basso dello Stato e delle famiglie private: la Germania è un Paese relativamente solido, che può permettersi di reagire alle crisi.” Non è poco.
Nella sezione “Gli affari italiani visti dalla Germania”, segnaliamo infine un articolo su Wirtschaftswoche (il più importante settimanale economico tedesco) sul Governo italiano. L’articolo elogia la Premier Giorgia Meloni per le sue capacità razionale e decisionale, e per la sua resilienza a pressioni indebite all’interno della coalizione governativa. L’autore dell’articolo ricorda infine i battibecchi con l’ex Premier Silvio Berlusconi, la cui figura sembra ormai destinata a scivolare nell’ombra. Sic transit gloria mundi…
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