STOCCARDA – In una recente conferenza stampa, i vertici dell’IFO (Institut für Wirtschaftsforschung) hanno fatto il punto sulla situazione economica in Germania. Hanno risposto alle domande dei giornalisti il prof. Clemens Fuest (presidente), il prof. Timo Wollmershäuser (direttore della ricerca sulla congiuntura e sul forecast) e Harald Schultz (capo dell’ufficio stampa).
Il sentiment di famiglie e imprese è negativo e il livello di incertezza è elevato. Le previsioni di crescita sono modeste per l’anno in corso (+0,2%), in recupero nel 2025 (+1,5%): numeri peggiori rispetto a quasi tutti gli altri Paesi industrializzati. Gli ordini sono in calo, mentre i consumi invece vanno un po’ meglio, anche se i cittadini tendono a risparmiare. Mentre le incursioni degli Houthi causano problemi alle catene logistiche, i prezzi energetici sono tornati su livelli accettabili: potrebbe quindi esserci una ripresa, ma più tardi del previsto. La disoccupazione potrebbe crescere un po’, mentre l’inflazione sta tornando sui valori di riferimento.
In quel di Berlino, le alte sfere governative si arrovellano sulle cause della crisi: secondo il cancelliere Scholz si tratta di problemi contingenti, mentre per il ministro dell’Economia Habeck ci sono nodi più strutturali che stanno venendo al pettine. Fuest ritiene che siano vere entrambe le cose: sono tempi difficili, ma è innegabile che la maggior parte dei Paesi se la stia cavando meglio della Germania. Fuest rimprovera al Governo la mancanza di una visione unitaria: quando il mare è in tempesta, il ruolo del capitano è importante. Qual è dunque la ricetta del presidente dell’IFO? Più investimenti e meno interventi sui consumi. E poi la solita litanìa: digitalizzazione, attrarre talenti dall’estero, meno burocrazia, ecc. Ma, continua Fuest, ricorrere al debito non è la soluzione.
Il panel si conclude con un paio di note positive. In Germania, la quota industriale del Pil non è diminuita: resta intorno al 20%. Non ci sono motivi intrinseci per cui i prodotti tedeschi non possano avere successo in futuro. L’export è andato bene a gennaio e la crescita statunitense potrebbe aumentare la richiesta. D’altra parte, il protezionismo Usa nei confronti della Cina potrebbe aumentare la pressione dei prodotti cinesi sui mercati europei. Il Dax è ai massimi, mentre il M-dax è meno euforico, perché concentrato su imprese meno internazionalizzate.
Una cosa che sicuramente non aiuta la competitività è il braccio di ferro Deutsche Bahn e sindacati. Dopo gli scioperi di giovedì 7 e venerdì 8 marzo, anche martedì 12 il traffico ferroviario in Germania è rimasto bloccato. I rappresentanti dell’economia e della politica hanno espresso la loro costernazione per l’incapacità della GDL (Gewerkschaft Deutscher Lokomotivführer, il sindacato dei macchinisti) e dei vertici della Deutsche Bahn di raggiungere un accordo.
Cosa chiede il sindacato GDL? Oltre alle richieste finanziarie, la controversia ruota soprattutto intorno alla questione della riduzione dell’orario di lavoro settimanale. La GDL vuole portare l’orario da 38 a 35 ore, a parità di stipendio. Deutsche Bahn ha annunciato più volte di essere vicina a un accordo, sulla base di un pacchetto che prevede una settimana di 36 ore con compensazione salariale completa. Al momento, il leader della GDL Claus Weselsky non sembra dello stesso parere.
Un altro tema caldo è rappresentato dalla sicurezza informatica in ambito militare. Il 19 febbraio i servizi segreti russi hanno intercettato una conferenza su internet, in cui alti ufficiali dell’aeronautica tedesca discutevano della preparazione di un briefing per il ministro della Difesa Boris Pistorius riguardo alla fattibilità di un’operazione in Ucraina. Il punto più delicato della conversazione è la discussione sulle opzioni per l’utilizzo del missile Taurus, che ha un range enorme e potrebbe colpire, ad esempio, anche il ponte di Kerch, attraverso il quale vengono rifornite le truppe di occupazione russe in Crimea.
In un dibattito su ZDF, gli ospiti della moderatrice Maybrit Illner si chiedono se dopo questo “leak” i membri dell’Aukus (il core anglosassone del mondo occidentale) possono avere ancora fiducia nella Germania come partner strategico. È utile però ricordare che le intercettazioni non sono soltanto una prerogativa dei russi. Ricordiamo che anche i servizi americani NSA intercettarono molti importanti politici europei, tra cui Angela Merkel, Frank-Walter Steinmeier e Peer Steinbrück. Nel farlo ebbero però maggiore discrezione, evitando di pubblicare le intercettazioni su internet. In ogni caso, agli esperti di sicurezza informatica il lavoro non dovrebbe mancare.
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