Continua la guerra in Ucraina, che in Germania gode di un’ampia copertura mediatica. Esiste però un aspetto della questione che resta invece relegato in un cono d’ombra: lo stato dei negoziati. Vedendo due bambini che si stanno picchiando all’asilo, la prima cosa che la maestra farebbe è chiedere perché stanno litigando. In geopolitichese, questo si traduce nel mettere a fuoco le posizioni negoziali, valutare la ragionevolezza delle stesse e capire quali sono i nodi da sciogliere. La mancanza di focus su questo aspetto rende forse conto delle disparità di cui diremo.
In una recente intervista concessa a ZDF, Olaf Scholz ha avuto l’opportunità di difendere la sua “Ostpolitik”. Tre i punti fondamentali della sua arringa: 1) qualunque azione della Germania è concordata con i partner atlantici; 2) l’impegno della Germania è in linea con quello degli altri partner; 3) la Germania non vuole essere percepita come “parte in guerra”, per evitare un’escalation del conflitto.
Il primo punto rispecchia l’atteggiamento attendista della Germania (e dell’Europa in generale): fare quello che fanno gli altri per non sbagliare, ma senza esagerare. In merito al secondo punto, stando a der Spiegel la lista della spesa include: 100 mitragliatrici, 500 missili Stinger, 900 bazooka, 16 milioni di munizioni per armi leggere, 80 mezzi fuoristrada corazzati, 50 panzer Gepard (i famosi 5.000 elmetti di febbraio che fine hanno fatto?). Il terzo punto, infine, è tipico delle guerre per procura.
La posizione del cancelliere e della SPD è sicuramente più cauta rispetto agli altri partiti politici, i Verdi in particolare. L’ultimo numero di der Spiegel dedica il titolo di copertina al “verde-oliva”, con riferimento al colore delle tute mimetiche. Secondo il settimanale, il partito guidato da Omid Nouripour e Ricarda Lang ha subito negli ultimi mesi una mutazione genetica radicale.
Il pacifismo oltranzista ha rappresentato per decenni uno dei principi guida dei Verdi: “mai più guerra”, “mai più Auschwitz”. Le ultime settimane, così come altre guerre in passato, hanno però mostrato che questi obiettivi possono essere incompatibili: per evitare un nuovo genocidio, la guerra può diventare un male necessario. Come osservato dallo storico svizzero Daniele Ganser, l’argomento “no Auschwitz” ha un appeal molto forte in Germania, in grado di spostare il sentiment dei politici e dell’opinione pubblica.
Oltre al dualismo SPD/Verdi, che secondo alcuni osservatori potrebbe mettere a rischio la tenuta del Governo, esiste una spaccatura anche nel mondo intellettuale. Negli ultimi giorni Scholz ha ricevuto due lettere aperte. Nella prima 28 esponenti di primo piano del panorama culturale tedesco hanno esortato il Cancelliere ad astenersi dall’invio di armi pesanti, per scongiurare il pericolo di una guerra mondiale con bombe atomiche. Il messaggio contenuto nella seconda lettera è diametralmente opposto: secondo i 57 firmatari, solo il sostegno militare all’Ucraina potrà porre fine alla furia distruttiva dello zar di Mosca.
Sul fronte diplomatico, le cronache hanno registrato la missione di Friedrich Merz in Ucraina, avvenuta il 3 maggio. Quando il leader della CDU+CSU si è presentato a Kiev, qualcuno ha parlato di “colpo di stato”. Poche settimane prima, infatti, il Presidente federale Steinmeier era stato dichiarato “persona non grata”, dando luogo a un incidente diplomatico tra Germania e Ucraina. A margine del recente “workshop” governativo tenutosi presso il castello Meseberg, Scholz ha dichiarato: “È un problema che il presidente della Repubblica non sia stato invitato. La questione rimane sul tavolo”.
Merz, che può essere considerato a tutti gli effetti un’arma pesante (è alto 1.98), ha ricevuto un invito dal Parlamento ucraino, che ha prontamente accolto (un viaggio nel Paese era in realtà già previsto per febbraio). Il leader del principale partito di opposizione ha così potuto incontrare Volodymyr Zelenskyj e altri leader ucraini, condividendo le sue riflessioni sulla guerra e offrendo la solidarietà del popolo tedesco.
Il capo della CDU-CSU avrebbe anche chiesto al Presidente ucraino di ricucire i rapporti con il Presidente Steinmeier. L’intercessione, che è stata confermata anche dall’ufficio della Presidenza federale, sembra avere avuto successo: i due Presidenti si sono infatti sentiti per telefono. Pace è fatta dunque: almeno all’interno del campo occidentale
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