Secondo alcuni osservatori, mentre l’assalto a Kiev può essere paragonato alla battaglia di Stalingrado, lo scontro nel Donbass assomiglia più alla battaglia di Kursk (che per la cronaca si trova a soli 200 km da Kharkiv): uno scontro in campo aperto tra mezzi corazzati. O meglio, potrebbe assomigliare, a condizione che l’esercito ucraino disponga dei mezzi necessari.
Dopo le accuse ad Angela Merkel e il confino notificato al presidente federale Frank Steinmeier, i leader ucraini premono sul Governo tedesco per l’invio di armi pesanti a Kiev. L’Ambasciatore ucraino Andriy Melnyk, che si era finora limitato a esortazioni generiche, ha fatto i conti in tasca alla Bundeswehr, avanzando richieste concrete e precise. Nello specifico, il diplomatico sarebbe interessato ad avere 100 Schützenpanzer “Marder”, attualmente utilizzati per fini di addestramento.
Olaf Scholz ha escluso per il momento la fornitura diretta a Kiev, offrendo in cambio denaro alle industrie belliche tedesche per finanziare la produzione di panzer. Motivo: la Germania non può privarsi dei (pochi) mezzi a sua disposizione. Anche la risposta di Markus Laubenthal, Generale dell’esercito tedesco intervistato dall’emittente ZDF, ha un sapore amaro per Melnyk, con un retrogusto burocratico. I suddetti panzer, secondo Laubenthal, sono vincolati per i prossimi tre anni da contratti in essere con altri Paesi NATO (Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca) per il potenziamento del dispositivo militare sul fronte orientale.
Se Scholz e Laubenthal facessero un colloquio con una qualunque azienda per una posizione di project manager, probabilmente non verrebbero assunti. Le risposte fornite evidenziano, infatti, uno scarso apprezzamento della dimensione temporale dei task richiesti, che sarebbe invece indispensabile per redigere un buon project plan con relativo GANTT. I carri armati servono infatti adesso: non fra tre anni, quando il contratto con la Repubblica Ceca sarà stato onorato, o fra N mesi, quando i veicoli usciranno dalla catena di montaggio.
Un argomento sensato (proposto dal generale Laubenthal) è che i Schützenpanzer “Marder”, come qualsiasi altro dispositivo militare e/o tecnologico, hanno senso solo se impiegati in un contesto integrato, e soprattutto richiedono un addestramento adeguato per essere utilizzati. Stranamente, questo aspetto della questione non sembra preoccupare i leader di Kiev. Una possibile spiegazione è che l’esercito ucraino abbia già familiarità con l’equipaggiamento militare NATO, pur non facendo parte ufficialmente dell’alleanza (un’altra spiegazione è che semplicemente non ci abbiano pensato).
Secondo il sondaggio Trendbarometer di NTV, il 51% dei tedeschi sarebbe favorevole all’invio di armi pesanti. Le opinioni divergono sull’adeguatezza dell’azione governativa. Il 38% degli intervistati ritiene che il Governo stia facendo troppo poco per sostenere l’Ucraina nella guerra contro la Russia; il 34% ritiene l’impegno adeguato; il 16% è invece del parere che la Germania stia facendo troppo. Sono soprattutto i sostenitori dei Verdi (44%) e dei partiti dell’Unione (46%) a chiedere maggiore sostegno all’Ucraina; per i sostenitori dell’AfD (51%) l’impegno attuale è invece eccessivo.
Cresce quindi la pressione sul Cancelliere tedesco, da parte di (quasi) tutti gli attori esterni ed interni. La risposta di Scholz, in una recente conferenza stampa, è che l’impegno della Germania è paragonabile a quello dei partner atlantici. Secondo il giornalista italo-tedesco Markus Lanz, senza un intervento diretto della NATO (per ora escluso) l’Ucraina non può vincere la guerra, ed è quindi inutile prolungarne l’agonia. Forse questa valutazione è condivisa anche dal Bundeskanzler.
L’invio di armi a Kiev potrebbe portare a una “vietnamizzazione” della guerra in Ucraina. Nell’accezione dell’Amministrazione Nixon, questo termine indicava il progressivo disimpegno degli Usa; in questo caso, nell’accezione dello scrivente, indica la trasformazione della guerra in un conflitto di durata pluriennale, esattamente come la versione originale in estremo oriente. E, come già il Vietnam del Nord, anche l’Ucraina dell’Ovest potrebbe forse vincere. La domanda è a quale costo per se stessa e per l’Europa.
Secondo il WSJ, per evitare la guerra Scholz aveva proposto un compromesso che prevedeva il non ingresso dell’Ucraina nella NATO, accettato da Biden e da Putin, e rifiutato da Zelenski. La NATO è un’alleanza tra un gigante (gli Usa) e tanti nani, ma la Germania è il nano più grosso. Il ruolo del Cancelliere tedesco potrebbe essere quindi determinante per evitare scenari infausti.
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