STOCCARDA – Continua la saga della turbina. La società statale russa Gazprom ha annunciato un’ulteriore riduzione della fornitura di gas attraverso il gasdotto Nord Stream 1 a partire dal 27 luglio. Motivazione ufficiale: la turbina è ancora latitante, e anche una seconda turbina dovrà essere messa fuori servizio per manutenzione. Le forniture di gas verrebbero ridotte a 33 milioni di metri cubi al giorno, il 20% della capacità teorica del gasdotto.
Secondo il ministro dell’Economia Robert Habeck, Putin sta facendo un “gioco perfido”. Non ci sarebbero infatti ragioni tecniche per la riduzione del flusso: i documenti di esportazione di Siemens Energy sono completi, ma la Russia si rifiuta di rilasciare i documenti di importazione. “La Russia infrange i trattati e dà la colpa agli altri”. Obiettivo: suscitare incertezza e far salire i prezzi del gas, creando divisioni nella società tedesca e indebolendo il sostegno all’Ucraina.
La preoccupazione per il gas è forte soprattutto nel Sud della Germania (Baviera e Baden-Wùrttemberg), la parte del Paese economicamente più forte, ma anche più lontana dai grandi impianti di stoccaggio nel nord-ovest e dai terminali previsti per il gas naturale liquefatto (GNL). L’industria vuole sapere se il sud sarà svantaggiato rispetto al nord in una distribuzione di emergenza del gas, ha dichiarato il Primo ministro del Baden-Wùrttemberg Winfried Kretschmann nel corso di un vertice a Stoccarda. Ha inoltre annunciato una serie di misure per tagliare il consumo di gas del 20%.
Un’iniziativa allineata con la strategia europea. Per aumentare la sicurezza energetica dell’Ue, gli Stati membri hanno infatti raggiunto un accordo politico per ridurre volontariamente del 15% il consumo di gas nel corso del prossimo inverno. In preda alla classica pulsione del primo della classe, il ministro Habeck ritiene che la Germania possa fare di più e spinge per alzare l’asticella: a seconda della durezza dell’inverno, potrebbe essere possibile raggiungere anche “il 16 o il 20%”.
Continua nel frattempo il caos negli aeroporti. Dopo i disservizi dovuti alla mancanza di personale di terra, in settimana è stato il turno di Lufthansa, ribattezzata “Bodenhansa” (la parola “luft” = aria è stata sostituita con la parola “boden” = terra). Nel pieno della stagione turistica, il sindacato ver.di ha paralizzato il traffico aereo della compagnia di bandiera con uno sciopero del personale di terra, che richiede un adeguamento salariale. Risultato: oltre 1.000 voli cancellati, caos negli hub di Francoforte e Monaco, disagi per circa 134.000 passeggeri. Giovedì la situazione è tornata a una pseudo-normalità.
Novità nel settore automobilistico: il Ceo di Volkswagen Herbert Diess ha rassegnato le dimissioni. Dal 1° settembre, la guida del gruppo passerà all’Amministratore delegato di Porsche, Oliver Blume. Diess continuerà a lavorare per l’azienda (con altri ruoli evidentemente), fino alla scadenza del contratto nell’autunno 2025.
Uno dei motivi che hanno portato al cambio di vertice nell’azienda di Wolfsburg è legato alle difficoltà che affliggono la società Cariad, creata con l’ambizione di diventare il centro di riferimento per il software dell’intero gruppo. La parte hardware delle automobili si sta infatti rapidamente trasformando in una sorta di commodity, mentre il software sta diventando l’elemento a maggior valore aggiunto. La strategia di Diess era quindi corretta: gli errori sono da ricercare più nell’esecuzione della stessa. Blume dovrà quindi ripartire da qui, per competere con Tesla e le case cinesi.
Ci sono peraltro dei segnali che, anche per l’azienda di Elon Musk, non tutto sta andando secondo i piani. Se infatti il software rappresenta la parte a maggior valore aggiunto nelle automobili del futuro, nell’ambito del software la parte più pregiata della catena del valore è senz’altro costituita dal sistema che gestisce la guida autonoma.
Ebbene, il responsabile dell’autopilot di Tesla, Andrej Karpathy, ha annunciato su Twitter le sue dimissioni. L’elemento distintivo del sistema di guida della casa californiana è la dipendenza unicamente dal segnale visivo (telecamere). Una scelta progettuale in controtendenza rispetto alle altre case automobilistiche, che si affidano a un mix di sensori (radar, lidar) per compensare le carenze della parte di image processing, che non è ancora al livello dell’occhio e del cervello umani.
Forse stavolta la “visione” di Tesla si è rivelata troppo ambiziosa: Attendiamo la prossima mossa di Musk…
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