Tutti i materiali hanno un punto di rottura: se la pressione diventa troppo forte, le fibre iniziano a sfilacciarsi. Il Cancelliere Olaf Scholz non fa eccezione: dopo aver resistito eroicamente per due mesi, il capo del Governo tedesco ha autorizzato l’invio a Kiev di una cinquantina di panzer “Gepard”, con funzione di difesa anti-aerea. L’annuncio è stato dato dal ministro della Difesa Christine Lambrecht nel corso di un vertice Nato, presso la base aerea statunitense di Ramstein.
Mentre il processo di “vietnamizzazione” della guerra in Ucraina fa un altro passo in avanti, può essere opportuno riflettere sulle variabili che ne determinano il corso. La postura dei cittadini tedeschi (e non solo) può essere caratterizzata in base alla risposta a tre domande fondamentali: 1) Quale parte è (maggiormente) responsabile per la guerra?; 2) Quale politica garantisce la pace nel lungo periodo?; 3) Quale esercito ha le maggiori chances di vittoria?
La prima domanda divide la popolazione in due sottoinsiemi: A) da un lato, coloro che attribuiscono la responsabilità della guerra all’espansione della Nato verso Est; B) dall’altro, i sostenitori della resistenza di Kiev contro la politica imperialista dello zar Putin, volta a rifondare l’Unione Sovietica e a dissolvere l’Ucraina come nazione indipendente.
Anche la seconda domanda delinea una possibile scissione nella pubblica opinione: A) da una parte, chi pensa che l’escalation militare e l’invio di armi pesanti all’esercito ucraino non giovino alla causa della pace; B) dall’altra, chi ritiene più pericoloso non reagire. L’inazione europea potrebbe infatti invogliare l’orso russo a molestare altre prede (Moldova, Finlandia, Polonia, ecc.).
L’ultima domanda, infine, separa le due seguenti categorie di persone: A) coloro che temono un’allargamento del conflitto in direzione di una guerra mondiale con impiego di armi atomiche; B) coloro che ritengono il rischio nucleare trascurabile, e che non si tirano indietro di fronte a una guerra convenzionale, perché pensano di vincere. La vittoria sul campo sarà il preludio a un successivo negoziato, che consentirà alla parte vittoriosa (l’Ucraina) di ottenere condizioni più vantaggiose.
Un’elevata percentuale di risposte di tipo “A” definisce una posizione tendenzialmente filo-russa, mentre una prevalenza di “B” denota un’atteggiamento filo-occidentale, o filo-Nato.
Nella coalizione di governo, Verdi e Liberali sono molto vicini alla tripla B. Anton Hofreiter, intervistato da Der Spiegel, è uno dei più audaci propugnatori del sostegno militare “pesante” all’Ucraina. La liberale Marie-Agnes Strack-Zimmermann, intervenendo al talk-show “Hart aber fair” del 25 aprile, ha ricordato che la paura (delle bombe atomiche) non porta buoni consigli. La posizione di Robert Habeck e Christian Lindner, ministri dei rispettivi partiti, è una “BBB” stemperata dalle preoccupazioni per le conseguenze economiche e finanziarie del conflitto.
Anche il partito degli ottimisti sta guadagnando terreno. In Italia questa posizione è egregiamente rappresentata da Alberto Forchielli e Fabio Scacciavillani, che sul loro canale Youtube “Inglorious Globastards” hanno dedicato diverse puntate a spiegare che le minacce nucleari sono remote e che l’Ucraina ha buone chances di vincere, grazie all’appoggio delle reti di guerra elettronica Usa e alla pochezza dell’esercito russo. In Germania, Egon Ramms auspica un impegno militare più deciso, il che non sorprende, trattandosi di un ex generale Nato.
Infuria nel frattempo la polemica sul gas. Sul banco degli imputati imprenditori e politici che hanno favorito gli accordi commerciali con Gazprom e la costruzione dei gasdotti. Nel 2015 (dopo l’annessione della Crimea quindi) l’azienda chimica Basf avrebbe venduto una parte della rete del gas tedesca (con relativo deposito di stoccaggio) a una succursale di Gazprom. Secondo il verde Omid Nouripour, intervistato da Markus Lanz per ZDF, la transazione ha sottratto un asset di rilevanza sistemica al controllo nazionale.
Manuela Schwesig (presidente SPD del Bundesland Mecklenburg-Vorpommen) avrebbe invece creato una fondazione, finanziata con fondi di provenienza russa, per aiutare le aziende coinvolte nel gasdotto Nord Stream 1 ad evitare le sanzioni Usa (Schwesig ha però ammesso pubblicamente i suoi errori, ottenendo quindi una parziale redenzione, e qualche “B” nella nostra valutazione). C’e’ poi naturalmente l’ex cancelliere Gerhard Schroeder, un “AAA” puro impenitente, definito da Hofreiter un “lobbista di un criminale di guerra” e considerato ormai una disgrazia nazionale.
E Scholz? Il Cancelliere è probabilmente un “BAA”: ideologicamente schierato con l’Ucraina (almeno a livello ufficiale), ma contrario all’invio di armi, e normalmente preoccupato per un possibile allargamento e approfondimento del conflitto. Non appare però in grado di resistere all’onda di pressione che sale da tutti i lati: la strada verso la vietnamizzazione non sembra conoscere ostacoli.
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