STOCCARDA – Negli ultimi tre mesi, Scholz era stato oggetto di critiche per non essersi recato in Ucraina, a differenza di altri politici: il Premier britannico Boris Johnson, la Speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Nancy Pelosi, il ministro degli Esteri Baerbock, il leader della CDU Friedrich Merz e molti altri. Scholz, tuttavia, aveva più volte sottolineato di non volersi “unire ad un gruppo di persone che fanno qualcosa per una breve comparsata con annesso servizio fotografico”. 



Dopo mesi di esitazioni, fraintendimenti, incidenti diplomatici e chiarimenti, la visita di Scholz nella capitale ucraina ha infine avuto luogo il 16 giugno: il Cancelliere era accompagnato dal Presidente francese Emmanuel Macron, dal Premier italiano Mario Draghi e da notevoli aspettative, da parte di diversi stakeholders.



L’Ambasciatore ucraino in Germania Andriy Melnyk, ad esempio, aveva esortato Scholz a venire a Kiev con la promessa di ingenti consegne di armi. Melnyk aveva citato 88 carri armati principali Leopard 1 e 100 veicoli da combattimento Marder, che il gruppo Rheinmetall potrebbe consegnare immediatamente. Altre armi potrebbero essere rilasciate dalle scorte della Bundeswehr. A medio termine, l’Ucraina avrà bisogno anche di sottomarini tedeschi, corvette, motovedette e navi da combattimento per difendere la costa sul Mar Nero.

La presenza di Macron, che negli ultimi tempi aveva sottolineato la necessità di riportare l’Ucraina al tavolo negoziale con la Russia, faceva propendere per un’offerta più diplomatica che militare, all’insegna della Realpolitik. Si tratta di una posizione che ha molti adepti anche in Germania e che si può sintetizzare nel modo seguente: poiché sconfiggere militarmente la Russia è impossibile, è inutile alimentare il conflitto con nuove armi ed è meglio spingere le parti (soprattutto l’Ucraina) ad accettare una soluzione negoziale “ragionevole”.



Secondo l’esperto militare Gustav Gressel intervistato da ZDF, la Russia avrebbe cambiato tattica dopo le batoste iniziali, evitando profonde incursioni in territorio nemico e rallentando la progressione a 1,5 km al giorno, riducendo in tal modo drasticamente le perdite (d’altra parte anche i primi mesi dell’operazione Barbarossa non erano andati bene per i russi, che poi si erano ripresi). Stando a Gressel, gli ucraini potrebbero ancora vincere, ma avrebbero bisogno di un supporto molto più deciso da parte dell’Occidente.

Com’è andata quindi la missione dei tre Grandi a Kiev? Oltre al servizio fotografico, i media tedeschi sottolineano l’importanza della dichiarazione che “l’Ucraina appartiene all’Europa” e che un giorno potrebbe anche appartenere all’Ue. Un segnale importante, ma non certo una svolta epocale.

L’interesse dell’opinione pubblica per la guerra in Ucraina, in Germania come nel resto d’Europa, comincia d’altra parte a vacillare. La principale preoccupazione dei tedeschi è l’inflazione, che ha raggiunto nuovi record e che, a differenza della guerra, è qualcosa che tutti possono toccare con mano. Anche il sottoscritto, che di solito non fa molta attenzione ai prezzi dei generi alimentari, ha notato che il suo sandwich “Backwerk” preferito, che prima costava 2 euro e qualcosa, adesso costa 3 euro e 60.

Sul fronte finanziario la situazione resta complicata. Dopo l’annuncio di un rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce, i tassi di interesse sul mercato obbligazionario erano aumentati drasticamente, mentre il sentiment sul mercato azionario era notevolmente peggiorato. I tassi di interesse del mercato dei capitali sono aumentati in modo particolare nei paesi dell’Europa meridionale come l’Italia, facendo paventare (da parte, ad esempio, del presidente dell’IFO Clemens Fuest) una nuova crisi dell’Euro. 

La Bce ha messo però in chiaro che è pronta a intervenire, in caso di necessità. Il membro tedesco del consiglio esecutivo Isabel Schnabel ha affermato che la Bce non tollererà “cambiamenti nelle condizioni di finanziamento che vanno oltre i fattori fondamentali e minacciano la trasmissione della politica monetaria”. Un piccolo “whatever it takes” in salsa teutonica, che sembra (per il momento) avere calmierato lo spread. Il Dax, invece, continua a soffrire, per i timori che la lotta all’inflazione inneschi una dinamica recessiva.

Continua nel frattempo la riduzione della fornitura di gas russo: il flusso attraverso il terminale Nord Stream 1 è stato ridotto del 60% nel giro di pochi giorni. La ragione ufficiale addotta da Gazprom fa riferimento a un problema di manutenzione di una turbina, che apparentemente può essere riparata solo in Canada. Allo stato attuale il tasso di riempimento dei serbatoi si aggira sul 65%, mentre il valore target da raggiungere prima dell’inverno è pari al 95%. Il ministro dell’Economia Habeck ha quindi invitato tutti le parti a risparmiare il più possibile. 

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