STOCCARDA – È stato un anno difficile. Il sito dell’IFO (Leibniz-Institut für Wirtschaftsforschung, uno dei principali osservatori sull’economia in Germania) riassume così la situazione. “L’economia tedesca soffre di enormi shock dal lato dell’offerta. Le difficoltà di approvvigionamento, soprattutto nei settori dell’energia, dei prodotti intermedi e del lavoro, pesano sulla produzione e spingono l’inflazione a livelli record. La pressione sui prezzi dovrebbe mantenersi su livelli elevati fino al 2024, per poi scendere lentamente”.
“Si attende una contrazione del Prodotto interno lordo nel semestre invernale 2022-23,” continua il rapporto IFO, “destinata a portare l’economia tedesca in recessione. Dalla primavera del 2023 l’economia dovrebbe quindi riprendersi, per crescere a ritmi più sostenuti nella seconda metà dell’anno, quando la crescita dei redditi sarà nuovamente superiore a quella dei prezzi. Complessivamente, il Pil aumenterà dell’1,8% nel 2022 e si contrarrà dello 0,1% nel 2023. Nel 2024 la crescita tornerà quindi all’1,6%.”
Continua il momento difficile delle ferrovie (Deutsche Bahn e varie società locali). La mancanza di personale rende difficile coprire i turni, dando luogo a cancellazioni e ritardi continui, quasi sempre senza preavviso. La situazione critica aumenta la pressione sul personale in servizio, che reagisce annunciando scioperi improvvisi, con ulteriori disagi per i viaggiatori. La situazione è da tempo insoddisfacente, la luce in fondo al tunnel ancora non si vede.
Non mi ricordo se ho già scritto della compostezza dignitosa con cui i passeggeri tedeschi sopportano i continui disservizi. I mormorii accusatori, gli sbuffi di disappunto e i gesti di stizza tipici delle stazioni italiane lasciano il posto a un silenzio irreale. I viaggiatori attendono in piedi di conoscere il loro destino, senza fare domande inutili, senza confabulare tra loro, senza protestare. Non si può non ammirare questa postura forse poco luterana, ma degna del miglior Mr. Spock (ripeto per i lettori increduli: non stiamo parlando di piccoli inconvenienti, bensì di ritardi, cancellazioni e scioperi selvaggi quotidiani).
Un altro settore che non se la passa benissimo è quello delle cliniche private. La Società Ospedaliera Tedesca (DKG) prevede che molte cliniche non saranno più in grado di sopportare gli oneri finanziari e scivoleranno verso l’insolvenza. “Nel 2023, ci sarà uno tsunami di insolvenze che difficilmente potrà essere fermato”, ha dichiarato il leader dell’associazione Gerald Gass a Tagesschau. Gli aiuti finanziari previsti dal Governo per compensare l’aumento dei prezzi energetici avranno un impatto positivo, ma non sufficiente a compensare il disavanzo strutturale dovuto all’inflazione, che nel 2023 dovrebbe salire a 15 miliardi di euro. Le conseguenze sulla qualità delle prestazioni mediche diventeranno presto visibili in molte regioni.
Anche la situazione del personale nelle cliniche resta preoccupante, soprattutto per quanto riguarda gli infermieri. Nell’anno che sta per chiudersi, quasi il 90% degli ospedali ha avuto difficoltà a occupare posizioni infermieristiche nei reparti generali, e il numero dei posti vacanti è passato da 14.400 a 20.600. Il problema della mancanza di personale è in realtà diffuso trasversalmente in tutti i settori dell’economia: le cause sono riconducibili agli effetti del calo demografico, unitamente al ritardo che l’automazione registra nel campo della robotica.
Nel frattempo si prepara uno scontro Usa-Ue sul piano economico. Il Presidente Biden ha varato il cosiddetto “Inflation Reduction Act”, un programma di aiuti da 391 miliardi di dollari per finanziare le energie rinnovabili e rafforzare l’industria impegnata a contrastare il cambiamento climatico. Il piano prevede sovvenzioni e crediti d’imposta per le aziende che che producono negli Stati Uniti, o utilizzano prodotti statunitensi. Il timore di molti osservatori tedeschi è che le aziende siano più propense a investire negli Usa che in Germania o in Europa, creando uno svantaggio competitivo per le società tedesche ed europee.
Il ministro dell’Economia Robert Habeck ha auspicato una “risposta vigorosa” da parte dell’Unione europea ai sussidi statunitensi. Ecco alcuni suggerimenti del ministro:
1) Incentivi alla produzione di impianti solari ed eolici.
2) Snellimento delle procedure di approvazione.
3) Concentrazione degli appalti pubblici sulla produzione in Europa.
4) Predisposizioni di condizioni fiscali più allettanti.
5) Contrasto alla carenza strutturale di manodopera qualificata.
In sintesi, potremmo dire che il 2022 ha segnato una battuta d’arresto per la locomotiva tedesca, il cui core industriale è posto di fronte a sfide difficili: emanciparsi da fonti energetiche sgradite agli alleati e difendere l’industria automobilistica dall’assalto della guida autonoma a trazione elettrica, orchestrato dai colossi tecnologici americani e cinesi.
Nel campo occidentale, l’America sembra invece emergere vittoriosa dalle ceneri del mondo post-Covid, in virtù della sua indipendenza energetica e della leadership tecnologica in settori chiave: spazio, fusione nucleare, e Intelligenza Artificiale. Il nuovo secolo americano non ha bisogno di una nuova Pearl Harbour (o di una guerra mondiale) per realizzarsi.
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