STOCCARDA – Nell’ambito della “transizione ecologica”, il ministro dell’Economia e della Protezione del dlima Robert Habeck (Verdi) e la ministra dell’Edilizia Klara Geywitz (Spd) hanno presentato in aprile un piano per la sostituzione dei sistemi di riscaldamento. A partire dal 2024, ogni nuovo impianto di riscaldamento installato dovrebbe utilizzare almeno il 65% di energie rinnovabili. Secondo il progetto di legge, “senza un rapido cambiamento di rotta nel settore del riscaldamento degli edifici, la Germania non potrà raggiungere gli obiettivi climatici, né ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili”.
Secondo la Bdew (associazione federale per la gestione dell’energia e delle risorse idriche), gli impianti di riscaldamento producono in Germania 148 milioni di tonnellate di CO2, corrispondenti al 22% delle emissioni di CO2 derivanti dai consumi energetici. Le misure proposte dal Governo tedesco puntano a ridurre le emissioni introducendo sistemi di riscaldamento eco-compatibili, come ad esempio le pompe di calore. La Germania è in ritardo rispetto ad altri Paesi europei nell’adozione di questa tecnologia, con solo 5,75 pompe di calore vendute ogni 1000 famiglie: il dato corrispondente è 15 per Paesi Bassi e Francia, 70 per i Paesi scandinavi.
Come riportato da Tagesschau, il Partito Liberale ha fatto sapere che il disegno di legge non va bene nella forma attuale e anche le opposizioni sono in disaccordo. Secondo Alice Weidel, le norme proposte sono una follia e porteranno all’impoverimento della classe media. Occorre tuttavia sottolineare, come ha fatto Benjamin Pfluger dell’Istituto Fraunhofer, che la legge riguarda solo l’installazione di nuovi impianti e prevede sostituzioni basate su fonti energetiche rinnovabili solo in caso di guasti irreparabili.
Nikolas Stihl, Presidente del Consiglio di amministrazione dell’omonima azienda di motoseghe, ritiene che la transizione ecologica potrebbe mettere a rischio la competitività dell’industria tedesca. In un’intervista a Handelsblatt, il 63enne ha affermato che la Germania ha costi energetici più elevati rispetto alla Svizzera e si posiziona agli ultimi posti per quanto riguarda la crescita economica. Dieci anni fa, Stihl aveva affermato di non credere che le reti elettriche sarebbero state adeguatamente sviluppate entro un decennio per trasportare l’elettricità dai parchi eolici del nord al sud del Paese. “E considerando che solo 2.000 chilometri dei 12.000 chilometri di linee di trasmissione necessarie sono stati completati, purtroppo la mia previsione si è rivelata corretta”, conclude Stihl.
Sullo sfondo di un contesto economico piuttosto anemico e dal futuro incerto, su cui pesa l’incertezza della guerra russo-ucraina, si è tenuto giovedì a Roma un vertice bilaterale tra il Cancelliere tedesco Olaf Scholz (Spd) e la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni (FdI). Il settimanale “der Spiegel” ha titolato: “In visita dai postfascisti. Il Cancelliere federale Olaf Scholz è a Roma ospite di Giorgia Meloni. Non dovrebbe sottovalutare il pericolo [post-fascista] e apparire comunque collaborativo”.
La dicotomia tra destra e sinistra, paventata da “der Spiegel”, sembra essere in realtà un relitto post-bellico non più attuale. La comune fede atlantista, corroborata dalla guerra russo-ucraina, rappresenta un collante più forte delle forze centrifughe all’interno dell’arco parlamentare europeo. Nella conferenza congiunta post-vertice, Scholz ha sottolineato la coesione dell’Ue, che Putin non è riuscito a destabilizzare. Il Cancelliere ha inoltre offerto la solidarietà del popolo tedesco per l’alluvione che ha colpito la Romagna, ricordando che anche la Germania non è immune da eventi metereologici estremi (l’ultimo dei quali si è verificato nel 2021 in Nordrhein-Westfalen).
Il Cancelliere ha poi sottolineato l’importanza di diversificare le fonti di approvvigionamento energetico, per motivi climatici e geopolitici. In questo contesto le materie prime di cui il continente africano è ricco rappresentano un’opportunità per l’Europa. Scholz ha inoltre evidenziato la necessità di attrarre manodopera più o meno qualificata per rimpiazzare i baby boomers che stanno andando in pensione: una sfida comune a molti Paesi europei.
Il tema centrale per Meloni è però quello di generare più bambini italiani e arginare l’immigrazione illegale. La sfida per la presidente del Consiglio è accontentare il suo elettorato di riferimento senza usare le maniere forti stile Salvini. Per raggiungere l’obiettivo, Meloni sta quindi tessendo una tela in Europa per predisporre delle soluzioni a livello comunitario, e per farlo ha naturalmente bisogno dell’appoggio del socio di maggioranza. Scholz si è detto ottimista sulla possibilità di trovare una soluzione. Le prime indiscrezioni/interpretazioni sull’accordo raggiunto in Lussemburgo lasciano però intuire che passare dalla teoria alla pratica non sarà una passeggiata.
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