ATENE – Non c’è stata partita. Della vittoria dei conservatori di Kyriakos Mitsotakis si sapeva già il lunedì dopo le precedenti elezioni. Si sapeva che Syriza avrebbe perso per strada altre migliaia di voti. Si sapeva anche che la modalità delle scorse elezioni, cioè il sistema proporzionale, avrebbe aperto le porte del Parlamento a formazioni politiche rimaste fino a oggi ai margini della scena politica: gli anti-sistemici. L’estrema destra – populisti, etno-cristiani con preferenze filo-russe, e neo-nazisti – ha collezionato circa il 13% dei voti. Tanti, più dei socialisti del Pasok.
Ora si dovranno analizzare questi dati. E qualcuno dovrebbe assumersene la responsabilità. Se uno ci pensa, le elezioni di domenica sono la diretta conseguenza di quelle 21 maggio. Non si è formato alcun Governo per colpa della legge elettorale voluta da Syriza. E in questi quaranta giorni si sono risvegliate quelle forze neonaziste che sembravano messe alle corde da condanne esemplari. Ora gli “Spartani” entrano in Parlamento e devono essere grati ai vecchi fascisti che ancora vivono e prosperano. Anche se molti di loro sono in galera, ovviamente ringraziano. E tutte quelle discussioni su come espellere i nazisti di “Alba Dorata” dal Parlamento non sono servite a nulla.
Ora inizia il secondo giro per il Primo ministro conservatore. Non avrà di fronte una forte opposizione perché Syriza è un partito confuso, perso tra vecchie ideologie e nuove incertezze. Restano i socialisti, ma non hanno un leader capace di grande dialettica. Mitsotakis continuerà nelle sue riforme liberali, i mercati leggono dati economici positivi con ampi margini di crescita.
Di sicuro con le elezioni della scorsa domenica si chiude un cerchio storico iniziato nel 2009, quando si scoprì che le casse erano vuote. Sembra passato molto tempo da allora. Qualcuno se ne è accorto (Mitsotakis), altri no (Tsipras e Varoufakis che resta fuori dal Parlamento).
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