Sarà un caso. Ma due settimane fa il Governo ha presentato una serie di sgravi fiscali. Per il primo ministro Tsipras è giunto il momento di “ripagare il popolo greco dei sacrifici fatti, diventando un esempio per l’Ue. Meno austerità e più crescita, senza infrangere gli accordi”. 800 milioni, parte del tesoretto di 1,2 miliardi, va ai pensionati. Una “una tantum” per invogliarli a votare Syriza. Il Governo ha battezzato questo “pacco dono elettorale” come “tredicesima”. Ma si è rivelato un boomerang quando i pensionati hanno visto dimezzata la somma preannunciata. Comunque, a fronte di questo smacco, il Governo ha deciso che anziché lunedì 27 maggio come da copione, le pensioni verranno versate venerdì 24 maggio. Questa decisione non è stata motivata dall’esecutivo. 



“Domenica abbiamo le elezioni europee. Gli sgravi sono un ‘voto di fiducia’. E il fatto che non abbiamo rimproveri da parte dei creditori è perché sanno che se mai dovessero reagire, Syriza prenderebbe il 50% dei voti”, ha cinicamente ammesso il primo ministro. Sul 50% dei consensi c’è da dubitare, ma è noto che Tsipras è sempre iperbolico e conosce a menadito le regole del populismo e della verosimiglianza. I sondaggi parlano chiaro: Nea Democratia risulta il primo partito, segue Syriza a una distanza che va dai 6 agli 8 punti percentuali. 



Ma domenica per chi e per che cosa di vota? Per le comunali, per le regionali e per le europee. In realtà, si vota per conoscere il futuro prossimo di questo Governo che scade a ottobre. Di problemi locali non si parla, di problemi europei neppure. Si discute molto polemicamente su quali debba essere il domani. Quale domani? Migliore e ricco di prospettive per l’opposizione, più giusto e a favore dei più deboli per il Governo. 

Indubbiamente questa è una campagna elettorale alquanto falsata. Per Tsipras il risultato alle europee doveva essere un “referendum sul governo”, poi, viste anche le percentuali, un “sondaggio con numeri reali”, infine, ed è l’ultimo slogan, un “referendum sui pacchi dono”. Ancora più che falsata, questa campagna elettorale ha raggiunto un alto tasso di volgarità, perché di politica si è parlato ben poco. Ciò che è strano è il fatto che sono vent’anni che le campagne elettorali elleniche si svolgono sempre sullo stesso tono. Tante belle parole, promesse, insulti, contenuti nessuno. E così i greci si ritrovano a scegliere sempre le stesse facce e ad ascoltare sempre gli stessi slogan. 



Dopo dieci anni di crisi, preparata dalla classe politica ellenica, ed eterogestita dall’incapacità europea, i greci si ritrovano a votare le stesse facce. È possibile che in questo decennio non sia emerso alcun nuovo personaggio politico che sia stato in grado di cambiare paradigma? No. A breve ci ritroveremo un primo ministro, Kyriakos Mitsotakis, figlio di un ex primo ministro, e un sindaco di Atene, figlio di un ex sindaco di Atene, sorella di Mitsotakis. 

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