La Corte Costituzionale della Romania ha ufficialmente convalidato la candidatura di George Simion, presidente dell’Alleanza per l’unione dei rumeni (AUR) e vicepresidente di ECR a Bruxelles, alle elezioni presidenziali, respingendo tutti e tre i ricorsi presentati contro di lui. Ma è un via libera solo parziale, perché quello definitivo arriverà solo martedì. È stato lo stesso Simion a dichiararlo in un comunicato: “È stato ripristinato il diritto fondamentale di candidarsi. Tuttavia, temiamo ancora che la Corte possa trovare un modo per bloccare la mia candidatura”.
Non si è dunque ancora conclusa la crisi politica che ha terremotato le istituzioni rumene, cominciata con l’annullamento a novembre del primo turno delle elezioni presidenziali da parte della Corte Costituzionale e l’esclusione dalle nuove presidenziali (programmate per maggio) del favorito Calin Georgescu.
In attesa della nuova scadenza legale, Il Sussidiario ha raggiunto Simion per un commento a caldo sulle ultime vicende della crisi rumena e sulla sua candidatura. Il presidente dell’AUR critica l’uso politico della giustizia e mette in guardia dalle ingerenze: “Restiamo impegnati con la NATO e con i nostri partner europei, ma non accetteremo pressioni esterne che minino la nostra sovranità nazionale”.
Onorevole Simion, lei è stato molto netto ed ha parlato di interferenza di Bruxelles nel processo democratico.
È così. L’esclusione di qualsiasi candidato, fatta senza la necessaria trasparenza e un giusto processo, è un attacco al diritto del popolo rumeno di scegliere i propri leaders. Democrazia significa elezioni libere ed eque, non decisioni prese a porte chiuse dalle élites politiche.
Si riferisce a qualcuno in particolare?
Per troppo tempo la vecchia classe dirigente ha dato priorità, nei negoziati con l’UE, ai propri interessi piuttosto che a quelli del popolo rumeno.
Qual è l’obiettivo del suo impegno?
La Romania ha bisogno di avere il posto che le spetta al tavolo, dove il governo e la leadership nazionale lavorano per salvaguardare gli interessi del popolo, non i propri. Siamo orgogliosi di far parte di alleanze regionali come l’UE e la NATO, ma dobbiamo garantire che la voce della Romania sia ascoltata e rispettata. Il nostro impegno in Europa dovrebbe basarsi sull’equità, sulla sovranità e sull’impegno a rafforzare la posizione della Romania all’interno di queste alleanze.
Calin Georgescu è stato definito come “filorusso”. È una accusa giustificata?
È una strategia usata in tutta Europa per mettere a tacere chi si batte per la sovranità nazionale. Mettere in discussione le decisioni di Bruxelles, sostenere la sicurezza dei confini o difendere le industrie nazionali non dovrebbe essere equiparato alla fedeltà all’estero. Il futuro della Romania si decide a Bucarest, non a Mosca o a Bruxelles.
Conferma la volontà di restare nella NATO?
Siamo e resteremo un alleato della NATO e sosteniamo pienamente la sicurezza regionale.
Da chi viene il percolo maggiore per la Romania oggi?
La vera minaccia alla sovranità viene da coloro che, all’interno delle nostre stesse istituzioni, minano la democrazia utilizzando false narrazioni per mettere a tacere l’opposizione politica.
Bruxelles teme la destra politica. Non è una novità, è la logica del cordone sanitario.
Bruxelles apprezza la stabilità, ma deve anche rispettare le scelte democratiche dei suoi Stati membri. La Romania, come ogni nazione, ha il diritto di eleggere leaders che diano priorità agli interessi nazionali pur rimanendo impegnati nella cooperazione europea. Ripeto, la sfida non è solo esterna, ma anche interna. La classe politica rumena ha spesso privilegiato la propria posizione rispetto alla volontà del popolo, non riuscendo a rappresentare pienamente gli interessi nazionali all’interno dell’UE. Una Romania forte rafforza l’Europa e i nostri leaders devono impegnarsi in modo costruttivo, garantendo che la nostra voce sia ascoltata e rispettata.
Georgescu è stato fermato dalla Corte costituzionale. Pensa che cercheranno di bloccare anche lei?
Hanno già dimostrato di essere disposti a manipolare il processo per mantenere il controllo. Se tenteranno di squalificare di nuovo i candidati dell’opposizione, non faranno altro che mettere in luce la mancanza di legittimità del sistema. E il popolo rumeno vede cosa sta accadendo.
Finora la protesta si è mantenuta nell’alveo del rispetto della democrazia.
Ogni tentativo di limitare la competizione politica erode ulteriormente la fiducia nelle istituzioni. Se vogliamo che le elezioni abbiano un significato, devono essere aperte, eque e libere da interferenze politiche. L’Unione Europea dovrebbe essere la prima a garantire che i suoi Stati membri rispettino i principi democratici.
Cosa pensa delle azioni legali a carico di esponenti dell’opposizione come Georgescu e Diana Sosoaca?
Quando le istituzioni giuridiche vengono usate come armi politiche, la democrazia è in pericolo. La giustizia dovrebbe essere imparziale, non uno strumento per eliminare le voci dell’opposizione. Indagini selettive e casi motivati politicamente minano la fiducia pubblica nello Stato di diritto. Ogni individuo deve essere responsabile, ma la legge deve essere applicata allo stesso modo. Se le azioni legali sono giustificate, ciò deve essere fatto in modo trasparente e non come pretesto per mettere a tacere i rivali politici.
Sono stati citati rapporti sulla sicurezza nazionale. Ritiene che le preoccupazioni non siano valide?
La sicurezza nazionale non deve mai essere usata come scusa per eliminare la competizione politica. Se ci sono minacce legittime, dovrebbero essere affrontate attraverso un dibattito aperto e prove chiare, non a porte chiuse con rapporti segreti. L’uso di vaghe affermazioni sulla sicurezza per giustificare squalifiche o manipolazioni elettorali crea un pericoloso precedente. Ovviamente, resta fermo che la Romania deve salvaguardare sia la sua sicurezza che la sua integrità democratica.
Le elezioni rumene hanno attirato l’attenzione internazionale. Qual è il suo messaggio per gli alleati della Romania?
La Romania è una nazione forte e indipendente e apprezziamo le nostre partnership. Tuttavia, le vere alleanze si costruiscono sul rispetto reciproco, non sull’interferenza nei processi democratici nazionali.
È un altro messaggio a Bruxelles?
Restiamo impegnati con la NATO e con i nostri partner europei, ma non accetteremo pressioni esterne che minino la nostra sovranità nazionale. Una Romania forte va a vantaggio dell’intera regione e il rispetto della volontà del popolo rumeno deve essere una priorità per tutti coloro che affermano di sostenere la democrazia.
Come possono i Paesi europei opporsi alle interferenze esterne?
Restando uniti. Le nazioni sovrane devono unirsi per difendere il loro diritto di governare senza pressioni esterne. Manovre giudiziarie, narrazioni mediatiche, minacce economiche: assistiamo ad un uso delle stesse tattiche per sopprimere le leadership indipendenti in tutta Europa.
La soluzione?
La trasparenza, istituzioni nazionali forti e leader politici disposti a difendere gli interessi del proprio Paese mantenendo la cooperazione con i partner europei. Un’UE forte si costruisce su nazioni forti, non sulla centralizzazione a spese della democrazia.
Qual è la posta in gioco di quanto sta avvenendo in Romania?
È in gioco la credibilità della democrazia in Europa. Se le elezioni possono essere manipolate, i candidati venire squalificati senza trasparenza e le istituzioni utilizzate come armi contro gli oppositori politici, la democrazia stessa è a rischio. Un’Unione Europea che rispetti la democrazia dovrebbe preoccuparsi di questo e agire per sostenere processi elettorali equi, anziché consentire giochi politici.
Non teme che opporsi a Bruxelles significherebbe isolare la Romania?
Difendere la sovranità non significa isolarsi. La Romania appartiene all’Europa, ma come partner paritario, non subordinato. Il progetto europeo deve rispettare le identità nazionali e le scelte democratiche. Vogliamo la cooperazione, non la coercizione. Un rapporto equilibrato con l’UE significa difendere i nostri diritti e mantenere forti legami diplomatici ed economici. L’Europa è più forte quando le sue nazioni sono libere di prendere decisioni che servono innanzitutto ai loro cittadini.
(Federico Ferraù)
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