Il Regno Unito affida agli scienziati militari lo studio della variante del Covid-19, segno di particolare attenzione e preoccupazione. Una variante che, come hanno già detto diversi esperti del mondo sanitario, potrebbe portare solo a una maggiore diffusione del virus, ma non a una maggiore mortalità. Anche se, come ci dice in questa intervista il professor Emanuele Catena, direttore Uoc di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Luigi Sacco di Milano, “maggior diffusione significa ovviamente più ricoveri e purtroppo maggiori decessi”. Variante che, per una bizzarra coincidenza, avviene proprio in concomitanza con il lancio dei vaccini anti-virus, con il via libera dell’Ema al siero della Pfizer-Biontech: “Il vaccino coprirà anche questa variante; c’è da sottolineare che chi ha già preso il virus e ha sviluppato anticorpi naturali sarà protetto in modo naturale anche contro questa variante”.
Le varianti nei virus, anche in quelli influenzali, non sono una novità. Il coronavirus identificato in febbraio in Italia, ad esempio, era già una mutazione di quello cinese. Perché questa variante ha la caratteristica di diffondersi così rapidamente? Era prevedibile?
I virus Rna mutano molto. Non è corretto dire che era prevedibile, le mutazioni sono casuali. Quando si replica, avviando una mutazione, un virus non segue una logica, ciò avviene in un modo del tutto casuale. La mutazione, come in questo caso, cambia l’affinità con la proteina spike. Possiamo ora trovarci davanti a un virus che è in grado, grazie a questo meccanismo, di difendersi in maniera più efficace. È mutato in un modo che gli sta garantendo una maggior diffusività nelle vie respiratorie.
Queste varianti avvengono perché il virus deve sopravvivere?
Questa è una cosa che dicono tutti, che il virus tende a non uccidere l’ospite perché morirebbe anche lui. Ma il virus non è una creatura intelligente, il virus attraverso le mutazioni si adatta, sono errori di replicazione e molti di questi errori di copiatura degli Rna sono anche mutazioni casuali non governate da una legge.
Lei è rianimatore: lavorando in corsia avete osservato delle mutazioni?
Di mutanti ne sono girati tanti di questo virus, ma sia nella prima ondata che nella seconda, e anche con le variazioni di virus che possono essere entrate in questo periodo, l’andamento clinico dei malati è sempre rimasto identico. L’aggressività del virus non è cambiata, la manifestazione della malattia è sempre uguale. A livello di sintomatologia, poi, noi al momento non abbiamo notato niente di diverso nei malati e sembra che anche questa variante non dia manifestazioni cliniche diverse dalle precedenti. Non ci aspettiamo nulla di nuovo dal punto di vista clinico.
Però che si diffonda in modo più veloce è un problema, non crede?
È evidente che non è confortante dire che il virus non è più letale di prima, perché la cattiveria di questo virus mutante, se sarà confermata, sta nella sua maggiore capacità di diffusione: l’indice Rt potrebbe aumentare e potremo avere maggiori flussi in rianimazione e un tasso maggiore di mortalità.
E il vaccino che sta per essere lanciato? Sarà in grado di fare effetto anche con la mutazione in corso?
Non sono un virologo, però quel che si sa è che molto probabilmente il vaccino coprirà anche questa variante. C’è da dire anche che chi ha già preso il virus ha sviluppato anticorpi naturali e sarà protetto anche contro questa variante. È certamente una mutazione, ma non di portata vistosa, è quindi probabile che il vaccino copra la mutazione e anche che chi ha già contratto il virus, anche se l’immunità naturale è minore di quanto possa essere quella prodotta dal vaccino, sarà comunque protetto da questa variante.
(Paolo Vites)