Un punto di vista tunisino sulla crisi migratoria. È quello di un imprenditore di Tunisi, Moez (nome di fantasia), che il Sussidiario ha potuto raggiungere al telefono per farsi raccontare cosa succede nel Paese africano che più sta alimentando la rotta del Mediterraneo centrale. “La fate semplice, troppo semplice, e questo è sbagliato” spiega Moez in buon italiano. Niente soldi, quindi la Tunisia apre i rubinetti”.



In pratica non è così?

Mi domanderei se invece quello che vediamo non è il fallimento dell’Unione Europea, dell’essere senza una politica vera. O meglio una politica ce l’ha, ma è solo quella della valigetta di denaro. Siete quelli che per prima cosa pensano a sborsare denaro per risolvere tramite altri – noi – i loro problemi. Mi pare sbagliato, oltre che essere un fallimento dei principi, in partenza.



Il presidente Saied, che non ha voluto l’aiuto del Fmi, vincolato a programmi di intervento macroeconomico, chiede i fondi europei senza condizionalità. Ma anche i fondi europei sono vincolati ad azioni per fermare le partenze. E la firma del memorandum è saltata.

In quello che dice c’è un errore: “chiede”. Saied si domanda: per quale motivo dovrei mettere i connazionali tunisini in condizione di avere meno pane? Noi stiamo bene così come stiamo, il problema (dei migranti, nda) è dell’Europa, non nostro. Se vuole risolverlo apra il portafoglio senza contropartite.

Che cosa è successo con l’accordo?



Qui a Tunisi, in ambienti bene informati, si dice che il giorno prima della firma del memorandum un alto diplomatico europeo abbia preso quel documento e lo abbia cestinato, dicendo “questo documento non servirà a nulla”, non definisce responsabilità chiare, stringenti, è il solito cliché.

È così che è andata?

Non lo so. Le riporto ciò che sento dire. Ma c’è anche un problema vostro, dell’Italia. I vostri consolati non fanno quello che devono fare, ho tanti amici professionisti e imprenditori che vorrebbero venire in Italia ma non ci riescono. Le pratiche se ne stanno ammucchiate nei consolati, in compenso arrivano a migliaia gli immigrati irregolari sui barconi che ne fanno bene a meno. Se per incapacità amministrativa non siete in grado di gestire grossi numeri di visti regolari, nei consolati o negli uffici consolari, non è colpa nostra.

Inflazione lievitata, aumento dei prezzi dei generi alimentari, disoccupazione giovanile al 37%. Mettiamo da parte per ora l’alto debito pubblico. Quanto è grave la crisi economica nel suo Paese?

Leggo i giornali italiani e so quello che scrivono. Ma le cose stanno diversamente. Saied fa un po’ quel che vuole, quando un ministro non gli piace lo manda a casa, ma a questa crisi politica, chiamiamola pure così, non corrisponde una crisi nella vita di tutti i giorni della gente, anche se c’è un grosso buco, questo è vero, nelle casse dello Stato. Quando vengo in Italia vedo che il pane costa 3,5 euro al chilo, che molte famiglie hanno difficoltà a pagare la luce. Qui a Tunisi alla sera le famiglie normali si siedono nei ristoranti anche a buon mercato e alle 7 del mattino si riempiono i caffè. La mattina i bambini e le bambine andando a scuola si fermano nei bar a fare colazione e comprare un cornetto con pochi spiccioli. Non mi pare che in Italia, se mettiamo da parte le città del Nord più ricche, un ragazzino di 13-14 anni possa permettersi di spendere per l’equivalente di 3-4 euro ogni mattina. Ripeto, qui la gente vive meglio, e di certo con meno pensieri. Ci sono tante rimesse di migranti, tante agevolazioni fiscali per gli stranieri. Molti libici ma anche francesi e italiani che risiedono qui alimentano consistenti flussi di denaro di cui alla fine godiamo noi tunisini e che ci consentono di tirare avanti. Certo, ci sono anche persone che rovistano nella spazzatura, ma in Italia non succede? Mi creda, conosco le regioni del vostro Sud e le garantisco che chi non ha un alto tenore di vita sta meglio qui che da voi. Altrimenti perché verrebbero i vostri pensionati?

Cosa può dirci delle partenze verso l’Italia?

Un signore tunisino che conosco sta in campagna e alterna continuamente al lavoro nei campi migranti irregolari, gente che viene da Sierra Leone, Camerun, Niger, Mali, Costa d’Avorio. Questi migranti fino all’anno scorso stavano da lui sei mesi, adesso il tempo si è ridotto: dopo due mesi al massimo se ne vanno.

Come succede?

Qualcuno li avverte con una telefonata la sera prima, “domani si parte”. Quel signore mi diceva che con 3mila euro al massimo si va in Italia. A proposito, perché invece di andare in giro con le valigette di soldi, i vostri politici e quelli europei non combattono le organizzazioni criminali?

Mi parli delle forze di polizia e di sicurezza tunisine.

Sono presenti e temute. Non si può pretendere che siano come le vostre, non so se sia un bene o un male… Siamo in Tunisia. Ma sono sempre per strada, e armati davanti alle loro stazioni. Se qualcosa di irregolare succede, è solo perché vi è condiscendenza o un interesse condiviso.

Cosa significa?

Qui è pieno di motorini senza targa, e nessuno ferma i giovani perché girano in tre su un motorino senza casco. Però l’Italia è un Paese di sceriffi senza pallottola nella pistola, qui la pallottola è in canna, l’ordine funziona, il controllo è capillare per le cose serie, e quando si vuole. Mi spiego?

Se la polizia è così efficiente, come possono imbarcarsi e salpare 2mila persone in una notte senza che nessuno muova un dito?

Si chiama corruzione, purtroppo. Non è una prerogativa solo nostra. Ed è un mercato che alimenta tanti conti.

Lei conosce molti altri imprenditori. Cosa può dirci di chi parte?

Il loro sogno è l’Europa ricca e grassa, facile da spolpare. A noi avere tutti questi immigrati a casa nei confini non conviene, perché hanno cambiato il nostro mercato del lavoro in peggio, e poi noi ci teniamo alla nostra identità. Se quelli che arrivano volessero fermarsi qui a lavorare, in Tunisia, in molti troverebbero. Salpano perché il messaggio che hanno ricevuto negli ultimi 15 anni è che una volta che sei arrivato dall’altra sponda nessuno ti manda indietro, e puoi farcela, e se ce la fai vivi bene.

Quali persone partono?

Vedo tantissimi giovani, anche donne con bambini.

Sono consapevoli del rischio?

In molti casi è una scommessa. È molto più difficile rimandare indietro donne con bambini.

Gli ultimi colpi di Stato in Niger e Gabon hanno influito sugli arrivi in Tunisia?

Non saprei, non ho elementi per dirlo. Sento anche dire da alcuni tunisini che dietro alcune mosse di Saied ci sarebbero i russi.

(Federico Ferraù)

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